Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 27/02/2014, a pag. 17, l'articolo di Monica Ricci Sargentini dal titolo "L’inviato italiano: il posto della Turchia è nella Ue".


Monica Ricci Sargentini Stefano Manservisi
Stefano Manservisi (Capo di Gabinetto del Presidente Romano Prodi dal giugno 2001 al novembre 2004) ricopre la carica di capo delegazione della Ue in Turchia ed è tutto schierato a favore dell'ingresso di quest'ultima in Europa.
Repressione, censura, corruzione, islamizzazione continua della società? Manservisi preferisce glissare su questi aspetti, forse perché potrebbero far pensare al lettore che la Turchia non c'entra nulla con le democrazie europee ?
In ogni caso, fortunatamente, la decisione non spetta a lui.
Una domanda: Chi l'ha nominato ?

Toh, è stata Katherine Ashton !
Ecco il pezzo:
È un compito delicato quello che aspetta Stefano Manservisi, classe 1954, una vita al servizio dell’Unione Europea,fresco di nomina a capo delegazione della Ue in Turchia: «È una sfida particolare dall’aspetto simbolico — dice al telefono al Corriere della Sera —, porto con me una delle più importanti conoscenze del funzionamento della macchina dell’Unione e questo penso sia fondamentale nel momento in cui si deve discutere sia dei negoziati di adesione ma anche di altri contesti come la dimensione economica delle nostre relazioni». La Turchia attraversa un momento difficile dal 17 dicembre quando, per ordine dei magistrati anticorruzione, sono state arrestate 52 personalità vicine al governo tra cui i figli di tre ministri. Il primo ministro turco Erdogan ha reagito gridando al complotto e rimuovendo oltre 7 mila funzionari di polizia e più di 200 magistrati. Proprio ieri il presidente Abdullah Gül ha firmato una legge, criticata dagli Usa e dall’Unione Europea, che mette sotto il controllo dell’esecutivo l’Hsyk, il Csm turco. Ma di questo Manservisi preferisce, diplomaticamente, non parlare. «Mi sembra del tutto prematuro — dice —, la posizione dell’Unione è stata peraltro già resa nota dalle autorità responsabili». Però assicura di «rimanere convinto che i destini della Ue e della Turchia siano comuni e che il futuro di Ankara sia all’interno della Ue». Di certo la strada sembra ancora lunga. I negoziati di adesione sono iniziati il 3 dicembre del 2005 e i capitoli da aprire sono molti. In questi anni la Turchia ha messo in atto diverse riforme per portarsi dentro i parametri imposti dall’Unione Europea, dall’abolizione della pena di morte al progresso nel riconoscimento dei diritti della minoranza curda. Altre questioni rimangono sul tavolo. In primis quella di Cipro, la cui parte settentrionale è occupata dall’esercito turco dal 1974. Per questo la scelta dell’Alto rappresentante Ue per la politica estera Catherine Ashton è caduta sul direttore generale per gli affari interni della Commissione Ue. Già capogabinetto di Prodi quando era presidente dell’esecutivo comunitario e vice capogabinetto di Monti quando era commissario al Mercato interno e alla Concorrenza. «Il suo talento e la sua esperienza — ha sottolineato Ashton — sono asset significativi per questo ruolo chiave». Ad oggi gli ambasciatori Ue di nazionalità italiana sono otto, oltre ad altri due rappresentanti all’Unesco e alla sede Onu di Ginevra. Nella testa di Manservisi non si deve però parlare solo dell’adesione come un fatto isolato; tra la Ue e la Turchia c’è una realtà comune che dovrebbe suggerire un percorso comune, una sorta di strategia anticrisi: «È necessario facilitare il dialogo e trovare dei terreni di ulteriore collaborazione in modo da coordinare le riforme utili a far andare l’economia. Penso all’impatto dell’unione doganale che ci lega dal 1996 e all’interscambio commerciale che è sicuramente notevole». Di sicuro il nuovo ambasciatore ce la metterà tutta per portare a casa il risultato. «Ho scelto di gettarmi in questa avventura — spiega — per mettermi alla prova ma anche perché credo fermamente che l’Unione debba parlare con una sola voce all’estero e le Delegazioni dell’Unione sono uno strumento essenziale per permettere di raggiungere questo risultato». Quella ad Ankara è la più grande dell’Unione: 150 persone. «E questo perché la Turchia è il Paese con cui abbiamo tutta la complessità delle nostre relazioni: il negoziato di allargamento, innanzitutto, ma anche la politica estera, l’unione doganale, i tentativi di trovare soluzione a contesti regionali come, ad esempio, quello della Siria». Però se dieci anni fa i cittadini turchi guardavano all’Europa con simpatia oggi sembrano essersi disamorati: «È vero — risponde il neo ambasciatore — ma anche tra i cittadini dell’Unione la popolarità della Ue non è ai livelli più alti. Sono le sfide che ci attendono».
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante