Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Ramallah tra corruzione e fuga dei cristiani commento di Michele Monni
Testata: L'Espresso Data: 21 febbraio 2014 Pagina: 128 Autore: Michele Monni Titolo: «Movida a Ramallah»
Riportiamo dall'ESPRESSO di oggi, 21/02/2014, a pag. 128, l'articolo di Michele Monni dal titolo "Movida a Ramallah".
Michele Monni Abu Mazen
Pubblichiamo l'articolo di Michele Monni perché mette in luce due aspetti dell'Anp spesso ignorati dai media: il primo riguarda l'emorragia dei cristiani dai Territori (citata quasi di sfuggita nella frase "Cristiana dalla fondazione, Ramallah è stata inglobata dalla (musulmana) vicina Al-Birch. La presenza cristiana (ortodossa e cattolica) è invece confinata nella downtown (tachta in arabo)") e la corruzione dilagante dell'Anp. Ecco il pezzo:
Auto di grossa cilindrata parcheggiate. Vestiti alla moda. Guardie di sicurezza all'ingresso. E una lingua che è un misto di americano e arabo. Non ci si mette molto a capire che gli avventori non sono palestinesi comuni. E Arjouan, uno dei locali più in voga di quella che viene definita "la bolla" dei Territori occupati pa lestinesi: Ramallah. Per chi legasse ancora la Cisgiordania solo a militanza politica e occupazione israeliana (non che non si senta), è tempo di ricredersi. Da metà anni Duemila la città palestinese ha visto, oltre a un'incontrollabile speculazione edilizia e a un'ondata di lavoratori impiegati dall'Autorità palestinese (Anp) provenienti da altre località -come Nablus e Hebron - un aumento esponenziale di caffè, hotel e locali in stile occidentale. Complice la presenza di moltissimi stranieri - uffici delle agenzie umanitarie, ong e rappresentanze politiche da tutto il mondo - Ramallah non ha molto da invidiare alla vita notturna di altre città, dalla vivacissima Tel Aviv a Gerusalemme che, a causa delle componenti conservatrici ebraiche e islamiche la vede anzi sempre più mortificata. Cristiana dalla fondazione, Ramallah è stata inglobata dalla (musulmana) vicina Al-Birch. La presenza cristiana (ortodossa e cattolica) è invece confinata nella downtown (tachta in arabo), dove la densità di negozi di liquori è alta persino per gli standard europei. La serata principale è il giovedì, prima del venerdì di preghiera e giorno di riposo, oltre alla domenica, anche per i lavoratori cristiani. E se Arjouan è punto di ritrovo dei rampolli della élite cristiana di Ramallah, il vicino Beit Anisa (la casa di Anisa) è uno dei bar più frequentati della città, con deejay e musica dal vivo. Al Fuego, inoltre, gastro-bar con due pittoresche terrazze in stile sudamericano, è poss i h i le gustare burritos ed enchiladas e sorseggiare ottimi margaritas. Mentre al Martini il Centro ispano-palestinese organizza serate di salsa e merengue. La lista continua con Baramil (Il Barile), cocktail bar a poca distanza da al-Manara. Laween, nello stesso edificio dell'unico cinema di Ramallah, e Almond, situato nell'esclusivo quartiere al-Masyoun. Per chi apprezza invece atmosfere più rilassate, non ha che da scegliere tra le dozzine di caffè come Zaman e Jasmine, dove i musulmani abbienti più osservanti trascorrono le serate tra cappuccini, caffè freddi e narghilè. Per chi non può fare a meno dell'espresso (che costa due euro circa) basta recarsi al nuovo caffè "iralian style" aperto da Segafredo in zona alMasyoun. Questi posti hanno in comune due cose: i prezzi e l'inaccessibilità per la maggior parte dei giovani palestinesi. Lo stipendio medio, infatti, si aggira tra i 1500-2mila shekels (300/400 euro). Per chi un lavoro ce l'ha: la disoccupazione ha toccato il 40 per cento nei Territori palestinesi. I prezzi sono simili a quelli europei,e spesso li superano: cocktail tra i sette e gli orto curo, birra tra i quattro e i cinque e quando si arriva ai superalcolici, come whisky e rum, c'è chi rimpiange il Vecchio Continente. Accedere a questi luoghi non è solo questione di denaro, ma l'affermazione di uno stato sociale. E infatti le scene di gruppi di "shehab" (ragazzi) rifiutati con maniere brusche all'ingresso dei locali sono ormai all'ordine del giorno.
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