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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
16.02.2014 Ungheria: antisemitismo dilagante
Commento di Maria Serena Natale

Testata: Corriere della Sera
Data: 16 febbraio 2014
Pagina: 26
Autore: Maria Serena Natale
Titolo: «Riunione di Antisemiti nell’ex Sinagoga l’Ungheria non abbandona il Passato»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA,di oggi, 16/02/2014, a pag.26, con il titolo "Riunione di Antisemiti nell’ex Sinagoga l’Ungheria non abbandona il Passato", il commento di Maria Serena Natale, molto appropriato.
L'antisemitismo sta riesplodendo in Europa, i giornali, tutti, sembrano non accorgersene.
Ugo Volli ne scrive oggi nella sua cartolina, ecco il link:

http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=52433

 

C’è una guerra della memoria in corso nell’Ungheria che si avvicina alle elezioni del 6 aprile, consumata tra riposizionamenti linguistici e simbolici, nella subdola riduzione del passato a terreno di scontro politico. L’ultimo episodio ha visto protagonisti gli ebrei della cittadina di Esztergom, 50 chilometri a nord di Budapest, e il partito di estrema destra Jobbik, terza forza in Parlamento, noto per la retorica xenofoba e antisemita dei suoi leader. Venerdì scorso Jobbik ha organizzato una riunione politica nell’ex sinagoga di Esztergom, eretta nel 1888 e luogo di culto fino al termine della Seconda guerra mondiale, quando la maggior parte degli ebrei della città era ormai scomparsa nei campi nazisti. L’occupazione tedesca dell’Ungheria durò dal 19 marzo 1944 alla primavera del 1945. Gli ebrei deportati furono circa mezzo milione. La stella gialla sul bavero, i manifestanti hanno circondato l’edificio che dal 2006 ospita un centro culturale municipale e sfidato il massiccio dispiegamento di polizia denunciando la «scandalosa provocazione», mentre all’interno il leader di Jobbik Gabor Vona proclamava: «Non sono un nazista. Non ho nulla di cui vergognarmi». Nelle stesse ore la federazione delle comunità ebraiche ungheresi riceveva il sostegno del Congresso ebraico mondiale per il boicottaggio delle commemorazioni dell’Olocausto organizzate nel 2014 dal governo conservatore di Viktor Orbán. Un anno della memoria partito tra aspre polemiche, come quella sull’inaugurazione prevista in marzo di un monumento in ricordo di «tutte le vittime dell’occupazione»: formula contestata dalle associazioni che denunciano l’ennesimo tentativo di sminuire il ruolo delle autorità nazionali che appoggiarono la macchina dello sterminio. Lo scorso ottobre il vice premier Tibor Navracsics aveva tentato invano un’inversione di rotta dichiarando durante la conferenza internazionale sull’antisemitismo: «Anche noi fummo responsabili dell’Olocausto». Negli ultimi sondaggi Jobbik cresce; il 48 per cento degli ebrei ungheresi ha pensato di emigrare, l’aria a Budapest e dintorni si è fatta pesante.

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