Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Tunisia: ucciso terrorista di al Qaeda presunto assassino del leader laico Belaid Una morte che esclude il processo Cronaca di Francesca Paci
Testata: La Stampa Data: 05 febbraio 2014 Pagina: 17 Autore: Francesca Paci Titolo: «Tunisia, ucciso leader qaedista e presunto killer di Belaid»
Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 05/02/2014, a pag. 17, l'articolo di Francesca Paci dal titolo " Tunisia, ucciso leader qaedista e presunto killer di Belaid ". La morte del presunto assassino cade a fagiolo sulle responsabilità dei Fratelli Musulmani, per cui viene evitato l'imbarazzo di un processo che poteva chiamare in causa il fondamentalismo islamico. Ecco l'articolo:
Francesca Paci Chokri Belaid
La Tunisia ha incassato la Costituzione più avanzata dell’intera regione ma le sfide non sono finite per il piccolo Paese nordafricano che nel 2011 lanciò la primavera araba fino a cacciare il trentennale dittatore Ben Ali. Lunedì le forze di sicurezza hanno lanciato un’offensiva anti-terrorismo a Raoude, periferia Nord di Tunisi. Secondo i media locali, tra cui Radio Mosaique, durante gli scontri sarebbero morti un agente e 7 membri del gruppo jihadista Anzar al Sharia tra cui Kamel Gadhgadhi, presunto killer del leader dell’opposizione Chokri Belaid, assassinato un anno fa. Sembra che Gadhgadhi avesse armi automatiche e indossasse la cintura esplosiva. L’accordo sulla Costituzione siglato tra i partiti liberal e la maggioranza guidata da Ennhada, i Fratelli Musulmani tunisini che con lo spettro egiziano all’orizzonte hanno scelto la via del dialogo facendo un passo indietro e tendendo una mano agli avversari, significa voltare pagina rispetto a due anni tormentati segnati dalla crescente violenza salafita. L’estate scorsa toccò a Mohamed Bahmi cadere dopo il collega Belaid sotto i colpi dei fondamentalisti islamici. A quel punto, quando il muro contro muro tra liberal e religiosi sembrava volgere al peggio, è cominciata la risalita tunisina culminata nelle dimissioni del governo di Ennahda (accusato di aver chiuso troppo gli occhi sulla minaccia salafita) e nel varo della nuova Costituzione. «È il più bel regalo che possiamo fare ai tunisini e alla memoria di Belaid» commenta Ben Jeddou, ministro dell’Interno del governo tecnico guidato dal premier Jomaa in attesa delle elezioni previste entro il 2014. I salafiti e gli altri sono avvertiti.
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