Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Bibi Netanyahu: nel futuro di Israele c'è la Cina cronaca di Maurizio Molinari
Testata: La Stampa Data: 29 gennaio 2014 Pagina: 16 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «Netanyahu snobba Washington. C’è la Cina nel futuro di Israele»
Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 29/01/2014, a pag. 16, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Netanyahu snobba Washington. C’è la Cina nel futuro di Israele".
Maurizio Molinari Bibi Netanyahu
Disaccordi con Washington sul processo di pace, progetti hi-tech con Pechino per moltiplicare gli scambi fra Occidente e Asia: il premier israeliano Benjamin Netanyahu sceglie la platea dell’Istituto nazionale di studi strategici per tratteggiare l’orizzonte di un possibile riassetto della politica estera. Sul rapporto con gli Stati Uniti si sofferma in merito al negoziato di pace in corso con l’Autorità palestinese per raggiungere un’intesa sulla fine del conflitto. «L’America ha le sue priorità, noi abbiamo le nostre» dice il premier, spiegando che «siamo alleati ma non dobbiamo per forza accettare la loro impostazione del negoziato». Il tono è secco e le parole sono misurate perché in prima fila ad ascoltarlo c’è Martin Indyk, il mediatore americano braccio destro del Segretario di Stato John Kerry. «Lo Stato palestinese deve essere smilitarizzato e riconoscere Israele come Stato ebraico perché è il rifiuto a farlo la genesi di un conflitto durato 90 anni» sottolinea Netanyahu, liquidando de facto le richieste di Kerry che in questo momento riguardano ritiro da territori e smantellamento di insediamenti in Cisgiordania. Poi, in pochi attimi, il timbro della voce del premier cambia perché affronta il tema del «nuovo orizzonte di Israele» ovvero «l’alta tecnologia» che, in termini di politica estera, porta a «guardare verso l’Asia e anzitutto verso la Cina». È a questo argomento che Netanyahu dedica più tempo e attenzione. «C’è una naturale convergenza di interessi fra il nostro sviluppo di tecnologie e il loro bisogno di incentivare gli scambi con l’Europa» spiega il premier, indicando nello Stato Ebraico «un ponte naturale fra Asia e Europa» del quale la Repubblica Popolare si può servire «per esportare di più». Il riferimento è alla possibilità che start up e tecnologia avanzata israeliane possano «aprire più mercati europei ai prodotti cinesi». Senza contare progetti avveniristici dei quali Netanyahu ha parlato con il ministro degli Esteri cinese Wang Yi «in due incontri separati avuti con lui nelle ultime settimane». Primo fra tutti la realizzazione di «una linea ferroviaria ad alta velocità fra Ashkelon ed Eilat» al fine di creare «un percorso parallelo e alternativo al Canale di Suez». «Grazie alla collaborazione con la Cina possiamo realizzare sogni come lo sviluppo del Negev e della Galilea di cui parlò David Ben Gurion» aggiunge Netanyahu, riferendosi al fondatore dello Stato ebraico. È un esplicito accenno al settore di cooperazione bilaterale che alla Cina interessa di più: l’agricoltura. Gli investimenti di Pechino nelle tecnologie israeliane per le coltivazioni più diverse - anche in luoghi aridi come il deserto - promettono infatti di generare innovazioni che potrebbero rivelarsi utili allo sviluppo delle campagne cinesi. Insomma, se il processo di pace crea frizioni con Washington, è l’hi-tech che avvicina Israele alla Cina.
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