Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Evgeny Kissin contro il boicottaggio di Israele chissà che altri musicisti non decidano di imitarlo
Testata: Il Foglio Data: 15 gennaio 2014 Pagina: 3 Autore: Editoriale della Stampa Titolo: «Le superbe note di Kissin»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 15/01/2014, a pag. 3, l'editoriale dal titolo "Le superbe note di Kissin".
Evgeny Kissin
"Venite ai miei concerti, perché il caso di Israele è il mio, e i nemici di Israele sono i miei”. Così uno dei più grandi pianisti del mondo, Evgeny Kissin, si è rivolto ai militanti del boicottaggio d’Israele con una lettera diffusa dall’Agenzia ebraica di Natan Sharansky e rilanciata sul Washington Post dal giornalista e Pulitzer Charles Krauthammer, che cita Kissin a esempio di coraggio intellettuale in un’epoca di pavidi. E’ successo tante volte che l’odiosa campagna di delegittimazione dello stato ebraico, oltre che nei supermercati e nelle aule universitarie di Parigi e Princeton, entrasse nelle sale da concerto di mezzo mondo. A Londra, alla Royal Albert Hall, di recente i facinorosi antisionisti hanno interrotto la direzione di Zubin Mehta e dei musicisti israeliani. Per questo il grande musicista Evgeny Kissin si è rivolto con un appello coraggioso e inusitato ai padrini del boicottaggio. Ha sfidato gli intolleranti. Dicendo loro che “da molto tempo sento che Israele, nonostante io non viva lì, è l’unico stato al mondo con cui posso identificarmi pienamente, e le cui storie, i problemi, le tragedie e il cui destino stesso io possa sentire come mio. Se come essere umano e come artista posso rappresentare qualcosa per il mondo, il popolo ebraico, e quindi Israele, è l’unico stato sul nostro pianeta che voglio rappresentare con la mia arte e con le mie attività pubbliche, indipendentemente da dove vivo”. Kissin ha denunciato anche “l’isteria degli attacchi che anche in occidente, e perfino da molti intellettuali, sono rivolti a Israele. Ho vissuto nell’Unione sovietica e so a quali risultati, purtroppo, può arrivare una propaganda bene organizzata”. Queste parole sono benzina intellettuale, morale e politica iniettata nella dura e solitaria campagna contro l’oltraggio anti israeliano, la messa in mora dello stato degli ebrei, la sua trasformazione in paria della comunità delle nazioni. Specie perché provengono da questo giovane gigante dell’arte. Non sarebbe male se anche i nostri musicanti, sempre pronti a imbarcarsi in qualche facile avventura umanitaria, imparassero da Evgeny Kissin.
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