Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Negoziati: Parole chiare di Moshe Yaalon a John Kerry commento di Maurizio Molinari
Testata: La Stampa Data: 15 gennaio 2014 Pagina: 14 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «Israele punge Kerry: vuole solo vincere il Nobel»
Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 15/01/2014, a pag. 14, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Israele punge Kerry: vuole solo vincere il Nobel ".
Maurizio Molinari Moshe Yaalon John Kerry
Scintille fra Israele e Stati Uniti. È il ministro della Difesa, Moshe Yaalon, a firmare il primo attacco diretto del governo Netanyahu al Segretario di Stato, John Kerry, esprimendo forte scontento per le pressioni in crescita sul fronte dei negoziati di pace. «Kerry è ossessionato, ha un approccio quasi messianico a questi negoziati» lamenta il ministro, imputandogli la «volontà di far nascere lo Stato palestinese a tutti i costi» solo al fine di «vincere il Nobel per la pace». «Spero proprio che Kerry vinca questo Nobel e ci lasci in pace» dice Yaalon a Shimon Shiffer, commentatore di punta del quotidiano «Yedioth Aharonot», rincarando poi la dose davanti ai liceali di Ofakim: «Non fanno che dirci che il tempo lavora contro di noi, non dobbiamo farci mettere sotto pressione o cedere». Da quando il presidente americano Barack Obama ha affidato a Kerry la missione di far ripartire il negoziato israelo-palestinese è la prima volta che la credibilità personale del Segretario di Stato viene contestata a Gerusalemme. Nonostante Netanyahu, assieme ai ministri Avigdor Lieberman e Tzipi Livni, si affretti a smentire Yaalon, obbligandolo ad una correzione di toni, l’affondo riceve una secca replica da parte di Washington. «Si tratta di giudizi offensivi e inappropriati» ribatte Jennifer Psaki, portavoce di Kerry, ricordando «cosa l’America sta facendo per garantire la sicurezza di Israele». Per comprendere la genesi delle scintille fra gli stretti alleati bisogna tener presente quanto è avvenuto 24 ore prima allorché, sfruttando le esequie di Ariel Sharon, il vicepresidente Joe Biden è sbarcato a Gerusalemme per esercitare forti pressioni su Netanyahu affinché ceda su contenzioni negoziali di indubbio peso, a cominciare dalla sovranità sulla Valle del Giordano. Biden ha fatto anche di più: ha definito Sharon «leader controverso» - un termine suonato offensivo a molti israeliani - suggerendo a Netanyahu di prendere esempio dal ritiro di Gaza nel 2005 e aprire alla possibilità dello smantellamento di insediamenti in Cisgiordania. Era un testo scritto e dunque l’affondo su Netanyahu non è stato accidentale: innescando la contromossa di Yaalon. Al fine di far comprendere a Barack Obama che Netanyahu non ama le entrate a gamba tesa in casa propria. I negoziati stanno entrando nella fase più concreta e Kerry dovrà lottare per conquistare ogni centimetro di progressi.
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