Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Hannah Arendt non è molto popolare in IC. Il suo atteggiarsi arrogante nei riguardi di una parte delle vittime ma pure l'unilateralità del suo “banalizzare” colpiscono in un modo che fa spazientire. Su questo vorrei rileggere (se avessi tempo) un bel po' di cose “incriminate”, nonché altre che si muovono in direzione opposta. Resta pur da vedere se il planetanizzarsi attuale dell'antisemitismo, che contiene anche un trascolorare della “zona grigia” sul cui versante “tedesco” si diffondeva Primo Levi – dato lo scomparire forsennato e sfrontato di ogni tabù e inibizione – in una zona contrassegnata da un colore più scuro, che ricorda la materia fecale mescolata col sangue, la distanza fra banalità e serietà della minaccia non si accorci vorticosamente, dato che anche quando il banale trascolora in terribile, non si possono negare alla miseria di questo terrifico i connotati della banalità. Ma si tratta di “bannalità”, più che di banalità. Vale a dire il permanere schiavi del proprio odio così come il contadino era materialmente costretto a usare il frantoio del padrone, o altri strumenti, per ottenere i prodotti agricoli: la banalità del carattere antisemita si vede cioè vincolata da una dipendenza che è anch'essa banale ma si trova pure strettamente imparentata con la mediazione diabolica, che nullifica ogni contenuto lasciando in piedi soltanto la falsa ontologia della razza. Si tratta di un sortilegio (il tedesco Bann) di cui gli antisemiti vogliono scientemente rimanere prigionieri.
Antonio Ferrarese
Se quella parole usata da Hannah Arendt - banalità - gode di poca stima su IC, il motivo è semplice. Banalizzare un comportamento, una funzione pubblica, significa annullare il senso di responsabilità, come è avvenuto con la sua interpretazione del processo Eichmann. Di banalizzazione in banalizzazione siamo arrivati alle platee che sghignazzano nel sentire il comico francese Dieudonné quando fa ridere chi assite ai suoi spettacoli nei quali cerca di cancellare la memoria della Shoah banalizzandone - appunto - la storia e quidi falsificando quanto è avvenuto. IC redazione