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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Shalom Rassegna Stampa
14.12.2013 È allarme: l’antisemitismo è planetario
Alessandra Farkas intervista Daniel Goldhagen

Testata: Shalom
Data: 14 dicembre 2013
Pagina: 10
Autore: Alessandra Farkas
Titolo: «È allarme: l’antisemitismo è planetario»

Da SHALOM, dicembre 2013, a pag.10, con il titolo " È allarme: l’antisemitismo è planetario", riprendiamo l'intervista di Alessandra Farkas a Daniel Goldhagen  in occasio0ne dell'uscita del suo nuovo libro " The Devil That Never Dies ", non ancora tradotto in italiano.

Daniel Goldhagen           la copertina                    Alessandra Farkas

 La vera globalizzazione del XXI secolo è l’odio per gli ebrei. Lo denuncia Daniel Goldhagen nel suo ultimo libro.
NEW YORK – “Dopo un periodo di calma apparente, il diavolo è riapparso tra noi. Ha mostrato ancora una volta i suoi muscoli e sta braccando l’umanità con più persuasione, più vigore e più seguaci di sempre. Questo diavolo è l’antisemitismo”. Daniel Goldhagen, autore di best-seller quali I volenterosi carnefici di Hitler e Una questione morale: la Chiesa cattolica e l'Olocausto, torna in libreria con The Devil That Never Dies (Little, Brown and Company) dove afferma che l’antisemitismo oggi è drammaticamente più pericoloso del passato “perché globale, politico ed eliminazionista”. “I tabù antisemiti post-Olocausto sono andati in frantumi con la fine della Guerra Fredda che ha riconfigurato il panorama sociale e politico mondiale”, racconta l’autore a Shalom. “Vecchi fantasmi rimasti sopiti durante il comunismo sono stati riesumati. L’avvento delle tecnologie digitali e dei social media ne ha amplificato la diffusione con una capillarità un tempo impensabile. Allo stesso tempo, l’Occidente ha iniziato a dare ascolto ai deliri dei leader arabi e islamici”. Che cosa l’ha stupita di più nella sua ricerca? “Secondo un sondaggio, è antisemita il 50% dei brasiliani, il 43% dei nigeriani e il 55% dei cinesi: tutti paesi con comunità ebraiche esigue o addirittura inesistenti. In Europa, dove gli ebrei costituiscono l’1% o meno della popolazione e dove milioni di ebrei sono stati trucidati e cacciati, è antisemita oltre la metà degli abitanti”. Lei scrive che gli islamisti sono più efferati di Hitler. “Gli islamisti politici arringano le folle con un’oratoria violenta e raccapricciante, tipica degli sterminatori di popoli. Che sia un sermone tv o un comizio online, il desiderio è sempre lo stesso: uccidere gli ebrei e annientare Israele. I nazisti erano altrettanto spietati per intenti e azioni ma più guardinghi nei loro discorsi pubblici”. Nel libro cita più volte il leader di Hamas Khaled Mesh'al. “Nel 2006, poco dopo la vittoria di Hamas a Gaza, Mesh'al tenne un discorso nella Moschea degli Omayyadi a Damasco. Dinanzi alle telecamere di Al Jazeera che lo catapultarono nelle case del mondo intero, affermò che l’obiettivo di Hamas era distruggere Israele. Quando i fedeli adunati risposero intonando lo slogan ‘A morte Israele, a morte gli Usa’, precisò che lo sterminio non era una punizione sufficiente. Era prima necessario mortificare Israele e far perdere occhi e cervello agli ebrei”. Come spiega il boom dell’antisemitismo nel Nord Europa? “Nessun paese europeo è immune al contagio per almeno due motivi. Il primo è la crescente presenza di immigrati di origine islamica, alcuni dei quali responsabili delle violenze contro gli ebrei europei. In secondo luogo, dopo la caduta dell’Unione Sovietica, i movimenti politici progressisti, soprattutto nei paesi scandinavi, sono andati in cerca di una nuova causa che mobilitasse le masse, trovandola nella demonizzazione di Israele e nel massiccio sostegno ai palestinesi”. Gli Stati Uniti sono immuni a questo cancro? “No, però in America esso affligge una percentuale di popolazione assai ridotta, anche perché gli ebrei sono parte integrante della società Usa. La sfera pubblica qui non è avvelenata dalla tesi condivisa dalla maggioranza degli europei secondo cui gli ebrei d’Israele sono i nazisti di oggi, perpetratori dello sterminio dei palestinesi. Non c’è nulla di male nel criticare la politica del governo di Gerusalemme, ma è criminale affermare, come molti fanno, che gli ebrei sono l’unico popolo al mondo a non aver diritto a uno Stato”. Le Nazioni Unite hanno delle colpe? “Quando il Sudan sterminava la popolazione in Darfur, l’Onu censurava Israele sei volte più dello stato africano e tre volte più di tutti gli altri brutali regimi islamici messi insieme: dittature nefaste e assassine che, con la primavera araba e i suoi tragici risvolti, hanno mostrato il loro vero volto. L’Onu ha sostenuto regimi criminali del Medio Oriente e ha legittimato, spacciandoli per politiche anti-Israele, virulenti attacchi antisemiti contro l’unica democrazia della regione”. Papa Francesco può aiutare a combattere il nuovo antisemitismo? “La chiesa ha il dovere morale di intervenire. L’aver definito l’antisemitismo come un ‘peccato’ non è bastato, come dimostra Giulio Meotti nel suo nuovo libro The Vatican Against Israel. Il Pontefice, i vescovi e i preti devono parlare al loro gregge e spiegare che i pregiudizi contro gli ebrei e Israele non hanno fondamenta. Non dimentichiamo che ancora oggi circa 100 milioni di europei continuano a considerare gli ebrei responsabili della morte di Gesù”. Qual è il paese oggi più pericoloso per un ebreo? “E’ il caso di chiedere quale non lo sia. In Europa e America Latina le istituzioni ebraiche sono blindate, gli ebrei nascondono in pubblico la propria identità ed evitano di manifestare il proprio sostegno a Israele per paura di ritorsioni. Sono sempre di più coloro che scappano o pensano di andar via. Persino in Canada imperversa l’intolleranza e i paesi arabi e islamici sono praticamente Judenrein. L’eccezione, oggi, sono gli Stati Uniti”.

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