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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
22.11.2013 Siria: brigate in partenza dall'Europa per combattere con i ribelli
Cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 22 novembre 2013
Pagina: 17
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Le brigate internazionali che partono dall’Europa per combattere in Siria»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/11/2013, a pag. 17, l'articolo di Davide Frattini dal titolo "Le brigate internazionali che partono dall’Europa per combattere in Siria".


Ribelli siriani                                     Davide Frattini

BEIRUT — I servizi segreti americani le chiamano Brigate degli immigrati. Quelle dove i ragazzi appena arrivati dall’Europa si raggruppano tra chi viene dallo stesso Paese. Quelle dove i combattenti mediorientali, veterani e già addestrati, li emarginano all’inizio per paura che siano agenti mandati per infiltrare le milizie.
L’intelligence ha presentato due giorni fa la sua conta di questi viaggiatori della jihad: sono almeno 700-800, partiti da Gran Bretagna, Germania, Francia, Olanda, Belgio. Una quindicina dall’Italia — calcola l’Aise, l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna —, sopratutto siriani residenti da qualche anno nel nostro Paese. L’unico caso documentato di cittadino italiano ucciso in Siria nei quasi trenta mesi di rivolta è quello di Giuliano Delnevo, genovese di 23 anni convertitosi all’Islam.
Vengono reclutati attraverso i filmati su Youtube e gli annunci via Twitter , vengono attratti dalla fama chi li ha preceduti. Come Hajan M. (ex residente a Kassel, sposato a con una tedesca) che seduto su un divano, la gamba destra amputata dopo una ferita in battaglia, incita «a prendere le armi». Le armi e un aereo. Perché spiega Hajan — diventato un comandante nella provincia di Homs — il viaggio è semplice: in aereo fino a Istanbul, da lì in autobus o ancora in volo verso le città e i villaggi al confine con la Siria.
E’ la strada che ha seguito Burak Karan, 26 anni, già giocatore di calcio della nazionale giovanile tedesca, centrocampista dell’Alemannia di Aquisgrana, che ha scelto di entrare in quella guerra vissuta prima attraverso uno schermo. E’ morto l’11 ottobre in un bombardamento del regime nelle aree vicino al confine turco. La famiglia ripete che in Siria era andato per portare medicine: una foto lo ritrae con la barba lunga (farla crescere è un precetto per i musulmani devoti) e il fucile mitragliatore appoggiato sulle ginocchia.
Anche i leader religiosi sunniti delle moschee in Europa preferiscono parlare di missioni umanitarie. «Questi ragazzi sono motivati dal desiderio di giustizia», commenta Ali Selim del Centro di studi islamici irlandese alla rivista Foreign Policy . Gli imam di Dublino li paragonano ai giovani che partivano oltre settant’anni fa per combattere contro i fascisti nella guerra di Spagna: adesso — dicono — affrontano una dittatura sostenuta da forze straniere come l’Iran e l’Hezbollah libanese. Accusano i governi di islamofobia, perché vedrebbero in ogni combattente un futuro terrorista di ritorno.
In Belgio la polizia ha organizzato una squadra per rintracciare e monitorare i cittadini di origine araba che hanno trascorso un periodo in Siria. Manuel Valls, ministro degli Interni francese, definisce questa nuova generazione di jihadisti «una bomba a orologeria». Gli analisti ricordano l’Afghanistan degli anni Ottanta, quando la guerra contro i sovietici ha formato Osama bin Laden. Gli estremisti sunniti legati ad Al Qaeda e arrivati in Siria dal nord-Africa o dalla Cecenia hanno già creato i loro campi di addestramento, sembrano più interessati a proteggere e controllare i territori conquistati che a combattere contro il regime assieme ai ribelli locali.

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