giovedi` 08 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
17.11.2013 Israele, il mondo haredì in un serial TV
Commento di Daria Gorodisky

Testata: Corriere della Sera
Data: 17 novembre 2013
Pagina: 10
Autore: Daria Gorodisky
Titolo: «Narrare un mondo chiuso»

Da LETTURA, supplemento del CORRIERE della SERA di oggi, 17/11/2013, a pag.10, con il titolo "Narrare un mondo chiuso", Daria Gorodisky racconta il serial TV israeliano in 12 puntate sul mondo degli haredim. Nel pezzo vengono ricordati i libri di due scrittrici israeliane molto interessanti, poco conosciute in Italia, Naomi Ragen e Judith Rotem, entrambe tradotte in italiano, che segnaliamo all'attenzione dei nostri lettori.

Il programma alla TV israeliana

Judith Rotem              Naomi Ragen

AIon Zingman ha dovuto ridurre la troupe al minimo indispensabile e riprendere gli esterni da una finestra, mentre, come ha scritto il settimanale statunitense «Forward», gli attori ricevevano le sue istruzioni tramite auricolare. Perché bisogna essere molto discreti se si sceglie come location Mea Shearim, il quartiere di Gerusalemme regno degli haredim, gli ebrei più osservanti. Comunque, alla fine il regista ce l'ha fatta a realizzare le 12 puntate di una serie televisiva che ha per soggetto proprio loro, gli ultraortodossi. Il piccolo e il grande schermo, così come la narrativa ebraica, si sono spesso occupati di questo tema; a maggior ragione oggi, con il numero delle famiglie ultraortodosse in costante aumento.
Ma Shtisel, titolo che prende il nome della famiglia protagonista, lo affronta in modo nuovo: entra nella quotidianità dei personaggi, racconta i loro problemi di lavoro, amore, rapporti padre-figli e solitudine, i loro tic, il loro umorismo. Un approccio quasi da cronaca, che il sabato sera ha incollato il pubblico israeliano laico e credente alla tv satellitare Yes: la serie, con sottotitoli in inglese, sarà distribuita anche in Nord America. Nella fiction non ci sono né critica né nostalgia. Insomma quella modalità che sul versante letterario richiama, ad esempio, più i libri di Naomi Ragen che non quelli di Judith Rotem. Entrambe hanno acceso una luce sull'universo chiuso e rigoroso del ebraismo ultraortodosso, e in particolare sulla condizione delle sue donne. Però la Ragen, tradotta in italiano da Newton Compton, lascia che sia il lettore a giudicare. Anche nel suo ultimo romanzo, The Sisters Weiss (appena uscito in inglese per St. Martin's Press), c'è comprensione per tutte e due le sorelle della storia, per quella che resta nella comunità religiosa radicale e per quella che ne viene allontanata. Invece, basta leggere Lo strappo (Feltrinelli) per capire che il parere implicito della Rotem è ben netto. E basterebbe la sua biografia a spiegarlo: ungherese, arrivata in Israele prima della fondazione dello Stato, giovanissima ha sposato un haredi. Ha lavorato anni per mantenere lui, ovviamente dedito solo allo studio dei testi sacri, e i loro sette figli; ma nel 1983 ha rotto i lacci che la stritolavano, divorziando dal marito e da quel mondo. E ha iniziato, accompagnata dai figli, una vita da donna indipendente.

Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT