Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Safà meduberet, la lingua parlata e le sue contaminazioni ma questa analisi è una forzatura, il fenomeno è irrilevante
Testata: Autore: La Redazione Titolo: «Tra gli arabi israeliani si afferma l' arabraico»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 16/11/2013, un pezzo di agenzia dal titolo " Tra gli arabi israeliani si afferma l' arabraico ", una analisi tirata per i capelli, perchè se è vero che alcune parole arabe sono entrate nel linguaggio ebraico parlato - e viceversa- è un fenomeno del tutto marginale. Una esagerazione, quindi, enfatizzarlo.
Eliezer Ben Yehuda
Tel Aviv Un nuovo idioma sta prendendo piede in Israele, un Paese dove comunque, in ogni momento ed in ogni luogo, si possono sentire lingue disparate, fra cui ebraico, arabo, inglese, francese, russo, yiddish e amarico. Lo hanno notato due linguisti - Abed Rahman Mar’i e Rubik Rosenthal - che al linguaggio particolare che negli anni ha preso piede fra gli arabi israeliani (il 20 per cento della popolazione) hanno dato un nome, «Arabraico», e hanno dedicato un libro di analisi: «Walla Be-Seder», ossia «Perbacco, va bene». Vivendo in una società dove l’ebraico è comunque la lingua più diffusa, la minoranza araba ha acquisito alcuni termini di uso corrente, per inglobarli nel glossario arabo. In particolare, notano Mar’i e Rosenthal, il fenomeno è più sensibile nelle zone dove più frequenti sono i contatti fra le due comunità: nei supermercati, negli ospedali, nelle farmacie, nei trasporti pubblici. Ormai non è più raro che conversazioni in arabo siano intercalate con espressioni tipicamente ebraiche come: Be-Seder ( va bene); Yofi ( ottimo); Kol ha-Cavod (tanto di cappello). Perfino lo slang militare israeliano è riuscito a far breccia nella minoranza araba: una ragazza particolarmente attraente è dunque una Pzazza (bomba), e una persona molto esperta nel proprio ramo è un Totach ( cannone). In realtà il fenomeno funziona nelle due direzioni e non pochi idiomi arabi sono ormai di uso corrente fra chi si esprime in ebraico. Fra queste: Yalla (forza!); Ahla (al meglio); Sababa (grande goduria); Keif (piacevole); Maafan ( repellente); Dawin (vanitoso). I due autori rilevano che l’« arabraico» ha messo ormai radici tali che gli arabi israeliani si stupiscono che non sia sempre comprensibile al Cairo o ad Amman, ma anche che il fenomeno viene osteggiato dall’elite culturale arabo-israeliana e dai palestinesi nei Territori.