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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Giornale - Corriere della Sera Rassegna Stampa
16.09.2013 Siria: è Putin il vero vincitore
commenti di Fiamma Nirenstein, Pierluigi Battista

Testata:Il Giornale - Corriere della Sera
Autore: Fiamma Nirenstein - Pierluigi Battista
Titolo: «Putin stravince sulla Siria e torna re del Medio Oriente - Se vuoi la pace ci pensa Putin»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 16/09/2013, a pag. 12, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo " Putin stravince sulla Siria e torna re del Medio Oriente ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 35, l'articolo di Pierluigi Battista dal titolo " Se vuoi la pace ci pensa Putin ".


Bashar al Assad con Vladimir Putin (foto d'archivio)
Ecco i pezzi:

Il GIORNALE - Fiamma Nirenstein : " Putin stravince sulla Siria e torna re del Medio Oriente "


Fiamma Nirenstein

Possiamo persino cercare di prendere sul serio Obama che si vanta di avere evitato la guer­ra e aver costretto Assad ad am­mettere di avere le armi chimi­che mentre si avvia a distrugger­le, di credergli quando promet­te che sarà indefettibile altri­menti si torna alle armi, e anche che comunque l'Iran resta nel mirino, come ha detto ieri. Pos­sia­mo immaginare che non ab­bia trattato con Putin quando si è voltato e non ha visto nessuno che lo seguiva. Ma questo non aiuterà il presidente america­no ad apparire il vincitore della battaglia sul Medio Oriente, an­che se fa piacere l'immediato vantaggio della pace, che co­munque durerà solo giorni per­ché i ribelli sono molto arrab­biati e forse cercheranno di rin­focolare il bracere. Putin è il vincitore in questo momento, e la sua vittoria è sto­rica. Questo terremoto cambia le carte che erano state distribu­ite addirittura nel 1973, al tem­po della guerra del Kippur, quando la Siria e l'Egitto attac­carono Israele di sorpresa per raderlo al suolo: fu allora che gli Stati Uniti, per decisione di Nixon e Kissinger spedirono a Israele 20mila tonnellate di car­ri armati, artiglieria e riforni­menti vari. Così il mondo arabo dopo la vittoria di Israele che, tuttavia, col disperato valore dei suoi soldati rimase aggrap­pata sul precipizio del Mare Me­diterraneo, imparò che era me­glio tener conto della presenza americana in zona, tanto che l'Egitto lasciò l'area sovietica per entrare nella sfera degli Usa.
Putin, dopo che Obama ha ab­bandonato Mubarak e ha per­duto l'Egitto con imperdonabi­le
leggerezza, si dà molto da fa­re in un giuoco di sostituzione. L'ultima indecisione del presi­dente americano apre nuovi spazi. Putin era già in caccia: si era sentito tradito dalla mossa della Nato contro Gheddafi, una contraddizione per lui in un periodo di rafforzamento economico e strategico. Non che la sua economia fosse di­ventata più affidabile, col suo la­to masnadiero e mafioso. Ma Putin ha deciso nel momento della defenestrazione di Ghed­dafi di non lasciare più spazio a imprese unilaterali che lo svan­taggino sul terreno internazio­nale, ha rafforzato la sua propa­ganda antiamericana e le sue personali esibizioni di forza (con ammiccamenti machisti autoritari, anti femministi, anti omosessuali, anti giornalisti) fi­no alle alzate di spalle di fronte alle stragi di Assad, il suo gaulei­ter in Medio Oriente. Ha lascia­to che se ne avvantaggiassero l'Iran degli ayatollah, viscida­mente ammesso ad acquietare il rapporto con la Siria che pure arma e sobilla contro l'Occiden­te, e gli Hezbollah, un'organiz­zazione terrorista che ha ormai sulla coscienza, oltre a tutti gli innocenti uccisi nel mondo, an­che i bambini siriani.
Spingi e spingi, proprio nel momento giusto, quello in cui Obama capiva di non avere il supporto del Congresso, di es­sere abbandonato dall'Inghil­terra e criticato dall'Europa e dal Papa, Putin, davvero come un imperatore romano che pro­tegga il suo protettorato, ha am­messo tut­to ciò che aveva sem­pre negato ovvero che le armi le ha Assad e vanno con­segnate.
Se poi ora le sta cari­cando sui camion e spedendo in Irak e in Libano, Putin se ne lava le mani. Sem­bra di leggere Flavio Giuseppe quando racconta di Adriano e Tito. I dominati fanno e dicono ciò che gli si ordina, pena la morte. Così ha fatto Assad, pro­clamando ieri la «vittoria»: fino a ieri Putin incitava a resistere, e ora a cedere. Lo spazio di Pu­tin per allargare la sua influen­za ora è vasto: al contrario di Obama, Putin sostiene i suoi, qualsiasi cosa facciano. Oba­ma se n'è andato dall'Irak la­sciando grande spazio all'Iran e se ne va dall'Afghanistan. Gli israeliani, i sauditi, la gente de­gli Emirati, i giordani, i turchi sono preoccupati per l'assenza americana, e nessuno ha buo­ne ragioni per tenersi alla larga da Putin.
La maggiore conquista di Pu­tin fin'ora è stata di certo quella delle pagine del
New York Ti­mes , la casa di Obama, su cui Pu­tin ha fatto un'irruzione violen­ta, impicciandosi con astio della politica americana fino dentro la sua anima eccezionalista. Obama gli ha insegnato la stra­da, il Nyt gli ha aperto la porta con deferenza. Impensabile pri­ma dell'era siriana di Putin rex.
www.fiammanirenstein.com

CORRIERE della SERA - Pierluigi Battista : " Se vuoi la pace ci pensa Putin "


Pierluigi Battista

E ora tutti a elogiare l'uomo del polonio e dei massacri in Cecenia.
Legioni di sinceri amanti della pace si metteranno in marcia per ringraziare il nemico di tutti i guerrafondai come Obama: Vladimir Putin. Finalmente il mondo pacifista, come si vede in questi giorni in 4 cui si sprecano gli ossequiosi ringraziamenti al presidente russo che fece anche dono di un celeberrimo «lettone» al nostro ex premier che avrebbe voluto ricambiarlo con un posto nella sua «Università liberale», può rallegrarsi per l'azione equilibratrice di un uomo che mai e poi mai avrebbe potuto dar seguito alla già cruenta opera del suo predecessore tsin e radere definitivamente al suolo, edificio dopo edificio, civile dopo civile, la ribelle Grozny, covo della sovversione della Cecenia, per poi dichiarare: «Grozny è caduta, l'esercito russo ha completato le operazioni per liberare la capitale cecena». Finalmente la causa della pace può riconoscersi in Putin, che mai avrebbe approvato un certo brutale uso della forza per annientare i terroristi che avevano preso in ostaggio 1.127 persone, in maggioranza bambini, in una scuola di Beslan nel 2004 con un'operazione militare che avrebbe lasciato sul terreno 334 ostaggi, di cui 186 bambini. Finalmente la pace potrà essere salvata contro le mene imperialiste di Barack Obama e del francese Hollande da un uomo che, nel 2002, condusse l'assalto armato contro i terroristi che si erano asserragliati con gli ostaggi nel teatro Dubrovka di Mosca; un assalto appoggiato dall'uso del gas e che provocò la morte di 129 ostaggi. Finalmente possiamo seguire la sincera volontà di pace di un uomo che certamente non ha avuto nulla a che fare con l'assassinio della coraggiosa giornalista dissidente Anna Politkovskaja e che certamente non si è reso responsabile di ripetute violazioni dei diritti umani e politici: altrimenti, non avremmo forse avuto le sentite e vibranti proteste in questi giorni del nostro ministro degli Esteri, Emma Bonino? Finalmente la pace, e comunque il sospiro di sollievo di Assad in Siria, può avere spazio con un uomo come Putin che si è comportato con tolleranza e moderazione e senso umano della pace anche in Georgia. Finalmente la difesa contro un maniaco della guerra come Barack Obama è affidata a un regime che ha introdotto di recente una delle legislazioni più avanzate sui diritti degli omosessuali, vietando almeno la fustigazione e la lapidazione dei rei e lasciando purtroppo in piedi qualche altra residua forma di persecuzione per i gay. Finalmente possiamo riporre la nostra fiducia, condivisa da tanti coraggiosi governi occidentali, tra cui il nostro, illuminato dall'intransigenza pacifista della Farnesina, in un uomo come Putin che sicuramente, malgrado le malevole insinuazioni e malgrado un fugace passato di frequentazione con i metodi spicci del Kgb, non può avere nulla a che fare con il polonio inoculato nei corpi di temerari dissidenti all'estero. Certamente gli amanti della pace potranno avere in lui un punto di riferimento contro gli aggressivi Stati Uniti. Viva la pace.

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