Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 16/09/2013, a pag. 12, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo " Putin stravince sulla Siria e torna re del Medio Oriente ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 35, l'articolo di Pierluigi Battista dal titolo " Se vuoi la pace ci pensa Putin ".

Bashar al Assad con Vladimir Putin (foto d'archivio)
Ecco i pezzi:
Il GIORNALE - Fiamma Nirenstein : " Putin stravince sulla Siria e torna re del Medio Oriente "

Fiamma Nirenstein
Possiamo persino cercare di prendere sul serio Obama che si vanta di avere evitato la guerra e aver costretto Assad ad ammettere di avere le armi chimiche mentre si avvia a distruggerle, di credergli quando promette che sarà indefettibile altrimenti si torna alle armi, e anche che comunque l'Iran resta nel mirino, come ha detto ieri. Possiamo immaginare che non abbia trattato con Putin quando si è voltato e non ha visto nessuno che lo seguiva. Ma questo non aiuterà il presidente americano ad apparire il vincitore della battaglia sul Medio Oriente, anche se fa piacere l'immediato vantaggio della pace, che comunque durerà solo giorni perché i ribelli sono molto arrabbiati e forse cercheranno di rinfocolare il bracere. Putin è il vincitore in questo momento, e la sua vittoria è storica. Questo terremoto cambia le carte che erano state distribuite addirittura nel 1973, al tempo della guerra del Kippur, quando la Siria e l'Egitto attaccarono Israele di sorpresa per raderlo al suolo: fu allora che gli Stati Uniti, per decisione di Nixon e Kissinger spedirono a Israele 20mila tonnellate di carri armati, artiglieria e rifornimenti vari. Così il mondo arabo dopo la vittoria di Israele che, tuttavia, col disperato valore dei suoi soldati rimase aggrappata sul precipizio del Mare Mediterraneo, imparò che era meglio tener conto della presenza americana in zona, tanto che l'Egitto lasciò l'area sovietica per entrare nella sfera degli Usa.
Putin, dopo che Obama ha abbandonato Mubarak e ha perduto l'Egitto con imperdonabile leggerezza, si dà molto da fare in un giuoco di sostituzione. L'ultima indecisione del presidente americano apre nuovi spazi. Putin era già in caccia: si era sentito tradito dalla mossa della Nato contro Gheddafi, una contraddizione per lui in un periodo di rafforzamento economico e strategico. Non che la sua economia fosse diventata più affidabile, col suo lato masnadiero e mafioso. Ma Putin ha deciso nel momento della defenestrazione di Gheddafi di non lasciare più spazio a imprese unilaterali che lo svantaggino sul terreno internazionale, ha rafforzato la sua propaganda antiamericana e le sue personali esibizioni di forza (con ammiccamenti machisti autoritari, anti femministi, anti omosessuali, anti giornalisti) fino alle alzate di spalle di fronte alle stragi di Assad, il suo gauleiter in Medio Oriente. Ha lasciato che se ne avvantaggiassero l'Iran degli ayatollah, viscidamente ammesso ad acquietare il rapporto con la Siria che pure arma e sobilla contro l'Occidente, e gli Hezbollah, un'organizzazione terrorista che ha ormai sulla coscienza, oltre a tutti gli innocenti uccisi nel mondo, anche i bambini siriani.
Spingi e spingi, proprio nel momento giusto, quello in cui Obama capiva di non avere il supporto del Congresso, di essere abbandonato dall'Inghilterra e criticato dall'Europa e dal Papa, Putin, davvero come un imperatore romano che protegga il suo protettorato, ha ammesso tutto ciò che aveva sempre negato ovvero che le armi le ha Assad e vanno consegnate.
Se poi ora le sta caricando sui camion e spedendo in Irak e in Libano, Putin se ne lava le mani. Sembra di leggere Flavio Giuseppe quando racconta di Adriano e Tito. I dominati fanno e dicono ciò che gli si ordina, pena la morte. Così ha fatto Assad, proclamando ieri la «vittoria»: fino a ieri Putin incitava a resistere, e ora a cedere. Lo spazio di Putin per allargare la sua influenza ora è vasto: al contrario di Obama, Putin sostiene i suoi, qualsiasi cosa facciano. Obama se n'è andato dall'Irak lasciando grande spazio all'Iran e se ne va dall'Afghanistan. Gli israeliani, i sauditi, la gente degli Emirati, i giordani, i turchi sono preoccupati per l'assenza americana, e nessuno ha buone ragioni per tenersi alla larga da Putin.
La maggiore conquista di Putin fin'ora è stata di certo quella delle pagine del New York Times , la casa di Obama, su cui Putin ha fatto un'irruzione violenta, impicciandosi con astio della politica americana fino dentro la sua anima eccezionalista. Obama gli ha insegnato la strada, il Nyt gli ha aperto la porta con deferenza. Impensabile prima dell'era siriana di Putin rex.
www.fiammanirenstein.com
CORRIERE della SERA - Pierluigi Battista : " Se vuoi la pace ci pensa Putin "

Pierluigi Battista
E ora tutti a elogiare l'uomo del polonio e dei massacri in Cecenia.
Legioni di sinceri amanti della pace si metteranno in marcia per ringraziare il nemico di tutti i guerrafondai come Obama: Vladimir Putin. Finalmente il mondo pacifista, come si vede in questi giorni in 4 cui si sprecano gli ossequiosi ringraziamenti al presidente russo che fece anche dono di un celeberrimo «lettone» al nostro ex premier che avrebbe voluto ricambiarlo con un posto nella sua «Università liberale», può rallegrarsi per l'azione equilibratrice di un uomo che mai e poi mai avrebbe potuto dar seguito alla già cruenta opera del suo predecessore tsin e radere definitivamente al suolo, edificio dopo edificio, civile dopo civile, la ribelle Grozny, covo della sovversione della Cecenia, per poi dichiarare: «Grozny è caduta, l'esercito russo ha completato le operazioni per liberare la capitale cecena». Finalmente la causa della pace può riconoscersi in Putin, che mai avrebbe approvato un certo brutale uso della forza per annientare i terroristi che avevano preso in ostaggio 1.127 persone, in maggioranza bambini, in una scuola di Beslan nel 2004 con un'operazione militare che avrebbe lasciato sul terreno 334 ostaggi, di cui 186 bambini. Finalmente la pace potrà essere salvata contro le mene imperialiste di Barack Obama e del francese Hollande da un uomo che, nel 2002, condusse l'assalto armato contro i terroristi che si erano asserragliati con gli ostaggi nel teatro Dubrovka di Mosca; un assalto appoggiato dall'uso del gas e che provocò la morte di 129 ostaggi. Finalmente possiamo seguire la sincera volontà di pace di un uomo che certamente non ha avuto nulla a che fare con l'assassinio della coraggiosa giornalista dissidente Anna Politkovskaja e che certamente non si è reso responsabile di ripetute violazioni dei diritti umani e politici: altrimenti, non avremmo forse avuto le sentite e vibranti proteste in questi giorni del nostro ministro degli Esteri, Emma Bonino? Finalmente la pace, e comunque il sospiro di sollievo di Assad in Siria, può avere spazio con un uomo come Putin che si è comportato con tolleranza e moderazione e senso umano della pace anche in Georgia. Finalmente la difesa contro un maniaco della guerra come Barack Obama è affidata a un regime che ha introdotto di recente una delle legislazioni più avanzate sui diritti degli omosessuali, vietando almeno la fustigazione e la lapidazione dei rei e lasciando purtroppo in piedi qualche altra residua forma di persecuzione per i gay. Finalmente possiamo riporre la nostra fiducia, condivisa da tanti coraggiosi governi occidentali, tra cui il nostro, illuminato dall'intransigenza pacifista della Farnesina, in un uomo come Putin che sicuramente, malgrado le malevole insinuazioni e malgrado un fugace passato di frequentazione con i metodi spicci del Kgb, non può avere nulla a che fare con il polonio inoculato nei corpi di temerari dissidenti all'estero. Certamente gli amanti della pace potranno avere in lui un punto di riferimento contro gli aggressivi Stati Uniti. Viva la pace.
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