Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
E' contro Israele, l'Università del Michigan annulla l'invito ad Alice Walker chissà che altre università non prendano spunto
Testata: Corriere della Sera Data: 19 agosto 2013 Pagina: 25 Autore: Roberta Scorranese Titolo: ««Ostile a Israele». E ad Alice Walker arriva un no»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 19/08/2013, a pag. 25, l'articolo di Roberta Scorranese dal titolo " «Ostile a Israele». E ad Alice Walker arriva un no".
Alice Walker
Come ricorda Scorranese, Alice Walker manifesta da anni posizioni contro Israele. L'anno scorso impedì la traduzione in ebraico del suo romanzo Il colore viola (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=44958), nel 2011 era a bordo di una delle navi della Flottiglia pro Hamas e, tutt'oggi, invita al boicottaggio dello Stato ebraico. Il fatto che un'università le impedisca l'accesso, negandole una tribuna per quello che sarebbe potuto essere un discorso di propaganda, è un'ottima notizia. Chissà che altre università americane non prendano spunto. Ecco il pezzo:
Più che di «censura», al momento si deve parlare di un «disinvito». Alice Walker, 69 anni, la scrittrice americana premio Pulitzer nel 1983 per Il colore viola (portato al cinema da Steven Spielberg nell'85) è stata «disinvitata» dall'università del Michigan: l'anno prossimo avrebbe dovuto tenere una conferenza per i 50 anni del Center for the Education of Women. Tre giorni fa, il dietrofront dell'ateneo: per la scrittrice (che sul suo blog alicewalkersgarden.com ha postato parte della lettera ricevuta dal suo agente) la decisione sarebbe legata ad alcune critiche da lei mosse a Israele. Critiche alla politica nei confronti del palestinesi che avrebbero urtato alcuni sostenitori (privati) del Centro, al punto che avrebbero minacciato di bloccare i fondi all'ateneo. «I donatori non c'entrano — ha immediatamente replicato Gloria Thomas, direttrice del Centro —. La decisione, presa in autonomia, si basa sulla convinzione che la partecipazione della Walker non fosse la più adatta per i festeggiamenti del Cinquantenario». Non solo: Thomas auspica che alla scrittrice venga rivolto al più presto un nuovo invito. Ma il dibattito (specie online) è aperto. Le critiche di Alice Walker a Israele sono vivide da anni: l'estate scorsa ha impedito la traduzione de Il colore viola in terra ebraica; nel 2011 l'autrice era a bordo di una delle imbarcazioni della flottiglia che mirava a rompere l'embargo navale imposto da Israele su Gaza e di recente ha invitato la cantante Alicia Keys a cancellare un concerto nello Stato ebraico. Ma, con il post che ha pubblicato sul suo blog, fa un passo avanti. Intitolato Perché le donne hanno bisogno di soldi propri, pone il problema della «censura attraverso i cordoni della borsa», suggerendo uno «stretto condizionamento» dei finanziatori sulle iniziative accademiche. Un tema, questo, ripreso anche dall'attivista dell'organizzazione «Jewish Voice for Peace» Barbara Harvey, che invita ad allargare la riflessione a tutto il sistema americano dei media e dell'istruzione. Che non sempre è economicamente indipendente dai privati. Intanto monta il dibattito sui social network: «In barba alla libertà d'opinione!» twitta Pamela Scully; «Questo appoggio alle teorie antisemite fa di lei una razzista» controbatte Sharon-Beth, sempre su Twitter. Insomma, quello di Alice Walker è un bizzarro destino: sposando l'avvocato (di famiglia ebraica) Mel Leventhal, nel '67 sfidò la legge del Mississippi che vietava i matrimoni interrazziali; nel '94 in California vennero vietati ai maturandi due suoi racconti, Roselily e Am I blue? perché bollati come portabandiera di valori come l'ateismo e il vegetarianesimo; nel 2006, la battaglia con la figlia Rebecca, che nel libro Black, White and Jewish: Autobiography of a Shifting Self la accusava di essere una madre egoista. Un bizzarro destino, sempre in bilico tra mondi estremi.
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