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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
28.07.2013 Turchia in Europa ? pro memoria per il Ministro Emma Bonino
Commento di Monica Ricci Sargentini

Testata: Corriere della Sera
Data: 28 luglio 2013
Pagina: 24
Autore: Monica Ricci Sargentini
Titolo: «Erdogan vuole cancellare il dissenso anche con denunce a giornali stranieri»

Sul CORRIERE della SERA, di oggi, 28/07/2013, a pag.24, con il titolo "Erdogan vuole cancellare il dissenso anche con denunce a giornali stranieri", Monica Ricci Sargentini commenta la nuove misure repressive adottate dal premier turco Erdogan. Ci auguriamo che questo pezzo sia di qualche monito al nostro Ministro degli Esteri Emma Bonino.
Ecco l'articolo:

È noto che al primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan le critiche risultano indigeste soprattutto se vengono dai media internazionali, più volte additati nel corso della rivolta di Gezi Park come complici di un complotto contro la Turchia. Così la lettera aperta di condanna della repressione delle manifestazioni di piazza, pubblicata il 24 luglio sul britannico Times, ha mandato su tutte le furie il leader dell'Akp che ha accusato il quotidiano di «mancanza di moralità» annunciando il ricorso alle vie legali. Il ministro per l'Unione Europea, Egemen Bagis, è arrivato a definire la dichiarazione un «crimine d'odio». Nel testo, sottoscritto da celebrità come David Lynch, Sean Penn e Susan Sarandon, si paragonano i comizi oceanici — tenuti a giugno dal premier a Istanbul e Ankara per rispondere alle proteste — ai raduni della Germania hitleriana.
Parole dure, forse criticabili, che però in democrazia fanno parte della normale dialettica. Quello che sembra sfuggire a Erdogan e al suo entourage è il significato della «libertà di espressione». Proprio in questi giorni un noto giornalista del Sabah, Yavuz Baydar, è stato licenziato per aver scritto un articolo sul New York Times in cui accusava i proprietari dei mezzi di comunicazione di massa turchi di avere un ruolo «vergognoso» nella limitazione della libertà di stampa. E lo stesso autorevole quotidiano americano si era attirato gli strali del premier per aver pubblicato, sempre in uno spazio pubblicitario, un appello dei ragazzi di Gezi Park dal titolo: «Che cosa sta succedendo in Turchia? Il popolo non si lascerà opprimere». Il giornale gli aveva risposto così: «Noi pubblichiamo questo tipo di cose perché crediamo nel Primo emendamento che garantisce ai cittadini il diritto di essere ascoltati».
Evidentemente Erdogan non la pensa così. Per lui chi dissente deve essere punito. D'altra parte la Turchia vanta un triste primato, quello di aver più giornalisti in carcere di Cina e Iran.

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lettere@corriere.it

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