Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Tunisia, una sola pistola per due omicidi Cronaca di Francesca Paci
Testata: La Stampa Data: 27 luglio 2013 Pagina: 16 Autore: Francesca Paci Titolo: «Tunisia, una sola pistola per due omicidi»
Sulla STAMPA di oggi, 27/07/2013, con il titolo "Tunisia, una sola pistola per due omicidi", Francesca Paci riferisce sull'assassinio di Brahmi, leader dell'opposizione tunisina. Ecco l'articolo:
Francesca Paci
Mentre le piazze di Tunisi e delle città meridionali come Sidi Bouzid si riempiono di manifestanti per lo sciopero generale convocato dai sindacati dopo l’omicidio del leader dell’opposizione, la notizia che l’assassino di Brahmi sarebbe un salafita e che avrebbe usato la medesima pistola servita sei mesi fa ad ammazzare Belaid ingigantisce la già enorme distanza tra i fratelli coltelli, liberali e islamisti, nemici a bassa intensità sempre più tentati da una contrapposizione definitiva sul modello egiziano.
Invano il presidente della repubblica Moncef Marzouki aveva tentato di invitare gli schieramenti avversari al dialogo, sostenuto dalla leadership dei Fratelli Musulmani che oggi temono il medesimo destino di ascesa elettorale e declino popolare toccato ai cugini destituiti al Cairo. Quando ieri Marzouki ha affidato all’esercito il compito di organizzare per oggi i funerali di Brahmi, tra le fila dell’opposizione sono spuntati sorrisi beffardi. «Anche in Egitto i Fratelli avevano provato a sedurre i militari per restare al potere, ma il matrimonio non ha funzionato» suggerisce al telefono l’attivista Khaled, simpatizzante del giovane movimento tunisino Tamarod, nato sulle orme di quello egiziano.
Sebbene i due Paesi siano molto diversi e la Tunisia in particolare avesse trovato un accordo condiviso sulla Costituzione in vista delle elezioni di fine anno, molti analisti concordano nel vedere similitudini nella parabola dei rispettivi Fratelli Musulmani (Ennahda in Tunisia).
Ennhada, in realtà, ha adottato sin dall’inizio una politica più inclusiva, pur avendo stravinto le elezioni come i cugini egiziani. Ma l’opposizione tunisina non gli perdona «la tolleranza» verso i gruppi salafiti che da mesi terrorizzano i liberal, le donne, gli artisti, i giornalisti. Gli stessi che ieri hanno tentato di boicottare lo sciopero generale. Gli stessi, pare, che hanno sparato a morte contro l’opposizione due volte in meno di sei mesi.
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