giovedi` 26 giugno 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



Clicca qui






Corriere della Sera-Il Foglio Rassegna Stampa
24.07.2013 Egitto: scontri e morti al Cairo, Morsi rapito, Sinai e Gaza senza tunnel
Analisi di Carlo Panella e brevi

Testata:Corriere della Sera-Il Foglio
Autore: Redazione del Corriere-Carlo Panella
Titolo: «Egitto, scontri al Cairo. La famiglia: Morsi rapito-Parte dal Sinai la stretta della Fratellanza sui militari egiziani-Se Hamas perde il business del tunnel»

Egitto, scontri e morti al Cairo, Morsi forse rapito, il Sinai è sempre un problema e Hamas rischia di perdere il business dei tunnel. 
Analisi di Carlo Panella sul FOGLIO, una breve dal CORRIERE della SERA.


Corriere della Sera- Egitto, scontri al Cairo. La famiglia: Morsi rapito

Verso dove ?

CAIRO — Non si ferma l’ondata di scontri in Egitto tra sostenitori e oppositori dell’ex presidente Morsi (a sinistra ), deposto lo scorso 3 luglio dai generali dell’esercito. Nelle violenze avvenute all’alba di martedì fuori dall’Università del Cairo, dove da settimane è in corso un sit-in pro Morsi, hanno perso la vita almeno 8 persone. Altre due erano morte il giorno prima a Qalioub, a nord della capitale, e una accanto all’ambasciata Usa. Secondo il ministero della Sanità, i feriti sono oltre 86. I Fratelli Musulmani, il partito dell’ex raìs, hanno annunciato per la serata di ieri due manifestazioni. Lunedì, in una conferenza stampa, la famiglia di Morsi ha accusato i militari di averlo «rapito» e di tenerlo isolato da tre settimane, chiedendo ai diplomatici europei di mobilitarsi per la sua liberazione. Poco dopo, nel suo discorso alla nazione in tv, il presidente ad interim Adly Mansour ha invitato alla riconciliazione: «Vogliamo girare pagina. Basta odio e divisioni».

Il Foglio-Carlo Panella- " Parte dal Sinai la stretta della Fratellanza sui militari egiziani"

                                                                Carlo Panella

Roma. Gli scontri in cui lunedì notte al Cairo sono morti undici manifestanti (un centinaio i feriti), hanno una dinamica diversa da quelli degli ultimi due anni. A piazza Tahrir, come nei cortili dell’Università islamica di al Azhar e di fronte all’ambasciata americana, i manifestanti che sostengono il presidente deposto Mohammed Morsi hanno attaccato i manifestanti del movimento Tamarrod (che sostennero la deposizione di Morsi) in furiosi corpo a corpo che le forze di sicurezza egiziane hanno lasciato crescere per ore. Si sviluppa così la decisione strategica di escalation che i Fratelli musulmani, per bocca del loro leader spirituale mondiale Mohammed Badie, avevano enunciato subito dopo il golpenon- golpe del maresciallo Abdul Fattah al Sisi: “Manifesteremo sino a quando non riporteremo Mohammed Morsi sulle nostre spalle a riprendere la sua carica”. E’ una strategia di guerra civile “a bassa intensità” già applicata nel passato da Hamas (sezione palestinese dei Fratelli musulmani) contro l’Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen a Gaza tra il 2006 e il 2008 e che ha il suo punto di forza nel Sinai, come nelle grandi e piccole città egiziane. Otto giorni fa, un alto ufficiale egiziano ha convocato al quartier generale delle Forze armate al Cairo alcuni inviati della stampa internazionale per un briefing “di chiarimento sulla situazione interna egiziana” e ha così descritto il rapporto che la Fratellanza intende avere con i militari e con il nuovo governo: “I Fratelli musulmani ci dicono: ‘Liberate Morsi e non avrete più problemi nel Sinai’”. Il generale al Sisi (è evidente che è lui la “mente politica” in questa fase) non soltanto non ha liberato Morsi, ma lo ha addirittura incriminato, e quindi i Fratelli musulmani “creano problemi nel Sinai” e in tutto l’Egitto alla ricerca di una mediazione politica. La penisola è così da settimane teatro di 3-5 attacchi terroristici al giorno contro militari e civili egiziani, con un bilancio pesante in vite umane e una novità politica di rilievo: buona parte delle azioni terroristiche è compiuta dalle Brigate Ezzedim al Qassam di Hamas e partono da Gaza. Il campo di azione delle operazioni terroristiche è essenzialmente la zona di quaranta chilometri tra Arish e Sheikh Zuweid e si estende verso nord in direzione di Rafah, lungo il confine con Israele, fino a Karm Abu Salem. Stime ufficiose di al Ahram fanno salire sino a 12 mila i terroristi in azione nel Sinai, ma per la maggioranza sonoin realtà membri delle tribù beduine, che partecipano alle azioni saltuariamente e per lo più in funzione logistica. L’Egitto ha spostato due battaglioni nel Sinai e – sempre con l’approvazione di Israele, imposta dagli accordi di pace del 1979 – ha inviato caccia ed elicotteri Apache a sorvolare la penisola e a bombardare “i ribelli”. Le operazioni sono guidate da Arish dal generale Ahmed Wasfi, comandante della seconda Armata, riscontrano una ventina di vittime tra i militari egiziani e “centinaia di vittime tra i terroristi, molti i palestinesi di Hamas”, secondo quanto riportano fonti ufficiose (ma Hamas smentisce, con poca cre dibilità, il suo coinvolgimento). In previsione di un aggravarsi della battaglia nel Sinai, ieri Israele ha rafforzato le difese al confine sud. In realtà, la politica del “doppio binario” in versione islamista è il tratto costitutivo dei Fratelli musulmani egiziani sin da quando Hassan al Banna fondò il movimento. Oggi, come dai tempi di Nasser, utilizzano la pressione terrorista per sostenere il tentativo di rientrare nel gioco governativo, a piena smentita delle analisi, accreditate tra i consiglieri del presidente americano Barack Obama (come l’ambasciatrice al Cairo Anne Patterson) che li consideravano ormai pienamente coinvolti nel solo gioco democratico. Scatenare una guerriglia nel Sinai e lanciare la “piazza dei martiri” contro la “piazza dei Tamarrod” per rientrare nella dinamica di governo è oggi un azzardo favorito dal confuso quadro internazionale. La Casa Bianca non riesce ancora a districare il pasticcio semantico e a decidere se al Cairo si sia consumato o no un golpe (né se Morsi sia un presidente deposto o un ex presidente) e si fanno sempre più forti le voci della Unione europea per la liberazione di Morsi, mentre i Fratelli musulmani trovano una forte copertura politica nel premier turco Recep Tayyip Erdogan. La Turchia, col suo peso e il suo prestigio nel mondo islamico, continua a considerare illegale sia la nomina a presidente di Adly al Mansour sia il governo di Hazem al Beblawi che non riconosce, tanto che Erdogan ha seccamente rifiutato il vertice chiestogli dal vice premier Mohammed ElBaradei. Il contesto internazionale viene quindi interpretato dai Fratelli musulmani come favorevole a una forte pressione della “piazza dei martiri”, come di Hamas nel Sinai, in attesa che si consumi la strana “luna di miele” tra i Tamarrod e le Forze armate, come già avvenne nei diciotto mesi successivi alla caduta dell’ex rais egiziano Hosni Mubarak.

Il Foglio-Se Hamas perde il "business del tunnel"

Roma. Non c’è momento migliore di questo per “strangolare economicamente” Hamas, ha scritto Jonathan Schanzer su Foreign Policy. Esperto di medio oriente e vicepresidente della Foundation for Defense of Democracies, Schanzer spiega che la crisi della Fratellanza musulmana in Egitto e i (timidi) tentativi di negoziato per la pace tra israeliani e palestinesi mettono in gravi difficoltà Hamas, che è la costola dei Fratelli musulmani che governa a Gaza. Ma più che l’impasse politica, conta la stretta economica determinata dalla chiusura, da parte dell’esercito egiziano, dei tunnel sotterranei che collegano la Striscia di Gaza e l’Egitto e che rappresentano la principale via di rifornimento – di armi, di soldi – per Hamas. Il budget del gruppo palestinese per gestire la Striscia è per quest’anno, secondo le stime, di 890 milioni di dollari: fino all’anno scorso, Hamas era sostenuto finanziariamente da Iran e Siria, ma la guerra civile siriana ha portato a un allentamento dei contatti con l’“Asse della resistenza” e a un riallineamento rispetto agli altri interlocutori regionali (secondo al Monitor, però, starebbe ritornando sui suoi passi ora che c’è crisi al Cairo). Il Qatar – continua Schanzer – ha dato l’anno scorso 400 milioni di dollari a Hamas dopo che l’emiro fece visita a Gaza, mentre la Turchia dovrebbe dare un sostegno pari a 300 milioni di dollari (“non si sa quanto finirà al braccio armato di Hamas, le Brigate Izz al Din al Qassam”). Continua ad arrivare dall’Anp di Abu Mazen anche un contributo pari a un miliardo e quattrocentomila dollari, nonostante tra Fatah e Hamas sia in corso una guerra violenta ormai da anni. Il cosiddetto “business del tunnel” è stato stimato attorno a 365 milioni di dollari l’anno. Un funzionario israeliano ha detto a Schanzer che una riduzione tra il 20-30 per cento delle entrate di Hamas potrebbe “distruggere il movimento”. La crisi economica potrebbe imporre al gruppo palestinese una nuova strategia, “è una finestra di opportunità che gli Stati Uniti non dovrebbero ignorare”.

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, il Foglio, cliccare sulle
e-mail sottostanti


lettere@corriere.it
lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT