L'UE mette Hezbollah nella lista dei terroristi, ma lo fa a metà, come già ieri si prevedeva. E l'Italia ? "Per il ministro degli esteri italiano, Emma Bonino, la scelta di Bruxelles è stata difficile ma ha prevalso «la reazione unanime che attacchi di terroristi sul suolo dell'Ue» come l'attentato anti-israeliano del 2012 in Bulgaria, «non possono passare sotto silenzio, e senza una reazione». L'Italia, ha aggiunto il ministro, è però decisa a proseguire «i contatti politici e le azioni di sostegno economico, con tutti gli attori» del Libano, «compreso Hezbollah» " scrive il Corriere della Sera, tutto continuerà quindi come prima, parlerà con tutti, ha dichiarato Emma Bonino, si presume quindi anche con i terroristi. Prenderà qualche precauzione, cercherà di non farsi fotografare - come fece Massimo D'Alema - con qualche Hezbollah impresentabile, farà come fece Prodi, più furbo di D'Alema, en couchette, di nascosto. Anche questo era previsto. Oggi non ci sono più dubbi sulla collocazione del nostro Ministro degli Esteri, lo stesso che ha dichiarato che "era ora di smetterla di mettere le dita negli occhi dell'Iran".
Riprendiamo la cronaca dal CORRIERE della SERA, dalla REPUBBLICA il richiamo alla disavventura di D'Alema - opportuno ma pieno di carinerie, non sia mai - , mentre il commento lo affidiamo a Maurizio Molinari, che sulla STAMPA spiega con chiarezza le ragioni per cui l'Europa dovrebbe combattere Hezbollah. Che poi lo faccia veramente è tutto un altro discorso.
Ecco gli articoli:
La Stampa-Maurizio Molinari:" Perchè l'Europa condanna gli Hezbollah"


Hezbollah, terrorista Maurizio Molinari
L'Unione Europea inserisce nella lista nera delle organizzazioni terroristiche l'ala militare degli Hezbollah, che da Beirut reagiscono con rabbia parlando di «europei servi di Israele» e minacciano ritorsioni: l'allarme che circola fra i servizi di intelligence occidentali riguarda in particolare le cellule di sciiti iracheni presenti nel Vecchio Continente. La decisione adottata dai ministri degli Esteri dell'Ue sanziona l'ala militare di Hezbollah per due motivi: la responsabilità nell'attentato anti-israeliano di Burgas in Bulgaria, costato 6 vittime lo scorso luglio, e il sostegno militare alla repressione del regime siriano di Bashar Assad. Proposta dalla Gran Bretagna, sostenuta dall'Olanda e da tempo invocata da Usa e Israele, la messa al bando delle cellule filo-iraniane «si propone di contrastare la ripresa di attività di Hezbollah in Europa dimostrata da Burgas, da un fallito attentato a Cipro e dalle recenti attività scoperte in Grecia» spiega Matthew Levitt, ex vicesegretario al Tesoro Usa per l'antiterrorismo. Ad Hezbollah si impedisce di muovere fondi e militanti in Europa destinati ad operazioni militari. L'Italia non ha fatto mancare l'unanimità all'Ue ma con il capo della Farnesina Emma Bonino parla di «scelta sofferta» sottolineando che «continua il dialogo con tutti gli attori politici in Libano, incluso Hezbollah». Da Beirut, il partito filo-iraniano di Hassan Nasrallah reagisce dalla tv Manar parlando di «Europa piegata a Israele» e minacciando Londra per il ruolo svolto. La risposta della presidenza di turno lituana dell'Ue è secca: «E' arrivato il momento di fare i nomi dei terroristi». Per la Casa Bianca si tratta di «un forte messaggio europeo», plaude anche lo Stato ebraico. La ripresa di attività Hezbollah nell'Ue è avvalorata dai rapporti di intelligence occidentali circolati nelle ultime settimane nelle cancellerie europee inerenti a «Kataib Hezbollah» ovvero le cellule irachene della galassia paramilitare filo-iraniana. Create nel 2003 nell'area di Bassora dagli inviati della «Forza Al Quds» iraniana, che risponde agli ordini della Guida Suprema All Khamenei, e rafforzatesi dopo il ritiro degli americani nel 2011, le unità di «Kataib Hezbollah» sono composte esclusivamente da sciiti iracheni e nel 2012 hanno iniziato a battersi in Siria contro i ribelli sunniti per sostenere As-sad, in maniera identica a quanto fatto dagli Hezbollah libanesi. «Kataib Hezbollah» costituisce una particolare minaccia per l'Europa perché gli sciiti iracheni che la compongono spesso vengono dalle comunità di esuli rifugiatesi proprio nel Vecchio Continente degli Anni Ottanta e Novanta per sfuggire alla repressione del regime di Saddam Hussein. Si tratta di militanti che dispongono sovente di passaporti europei grazie ai quali gli è più facile spostarsi nell'area Schengen, proprio come i passaporti iracheni gli offrono la possibilità di circolare nei Paesi del Golfo. Negli Stati Uniti «Kataib Hezbollah» è ritenuta talmente pericolosa da essere inserita con una voce ad hoc nella lista nera dei gruppi terroristici con un ordine esecutivo del febbraio 2009. I servizi occidentali ritengono che «Kataib Hezbollah» abbia due comandanti - Abu Islam e Abu Mustafa al-Shibani - le cui unità sono sostenute dalla «Forza Al Quds» con fondi, addestramento e armi al fine di rafforzare le strutture esistenti in Europa in vista di possibili attentati, per creare network capaci di aggirare le sanzioni Onu contro il programma nucleare dell'Iran e per colpire qualsiasi sostegno ai ribelli anti-Assad. Tutto ciò lascia intuire che la minaccia portata all'Ue dalle cellule Hezbollah, libanesi o irachene, è destinata ad aumentare mettendo a dura prova la cooperazione Usa-Ue. «Dopo anni durante i quali Hezbollah ha usato l'Europa solo per sostegni logistici e finanziari - termina Levitt - adesso torna a condurre attività terroristiche».
Corriere della Sera-Luigi Offeddu: " L'UE mette Hezbollah nella lista terroristica nonostante le riserve"


Emma Bonino Hezbollah politico ?
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Con un voto all'unanimità, ma screziato di dubbi e riserve, i ministri degli esteri dell'Unione Europea hanno inserito nella lista nera dei movimenti terroristici il braccio armato del movimento sciita libanese Hezbollah. Un gesto soprattutto politico, rivolto indirettamente anche alla Siria e teso a prevenire nuove tracimazioni terroristiche verso la Ue. La decisione comporterà probabilmente sanzioni sui viaggi dei leader del gruppo, e il congelamento dei loro patrimoni finanziari, anche se tutti i dettagli devono ancora essere decisi. Ma si sa già che verranno mantenuti gli aiuti finanziari e umanitari della Ue, e anche i canali di dialogo politico con il gruppo sciita. Come pure i movimenti finanziari giudicati «legittimi»: questo per evitare un timore comune a tutti, e cioè l'ulteriore destabilizzazione del Libano già diviso da eterni fattori politici e religiosi, e governato fra gli altri partiti anche da Hezbollah, finanziato dall'Iran e alleato con il leader siriano Bashar al Assad. E' proprio per questo timore che alcuni Paesi come l'Italia (che ha ancora una sua forza militare di pace dispiegata su quel territorio), l'Irlanda, la Finlandia e Malta, hanno espresso le loro riserve sulla decisione dei ministri europei, pur non volendo rompere un fronte unito. Per il ministro degli esteri italiano, Emma Bonino, la scelta di Bruxelles è stata difficile ma ha prevalso «la reazione unanime che attacchi di terroristi sul suolo dell'Ue» come l'attentato anti-israeliano del 2012 in Bulgaria, «non possono passare sotto silenzio, e senza una reazione». L'Italia, ha aggiunto il ministro, è però decisa a proseguire «i contatti politici e le azioni di sostegno economico, con tutti gli attori» del Libano, «compreso Hezbollah». Il Congresso ebraico mondiale ha parlato di un passo «da troppo tempo atteso». Da Israele, il ministro della Giustizia Tzipi Livni si è detta «soddisfatta», perché sarebbe finito il tentativo di giustificare le attività militari di Hezbollah con quelle politiche. Proprio come Israele, anche Usa, Australia, Olanda e Gran Bretagna avevano già dichiarato da tempo Hezbollah come un'organizzazione terroristica. Infatti il responsabile della politica estera britannica, William Hague, ha chiosato la scelta di ieri con poche parole: «L'Ue ha inviato un chiaro messaggio. Questo: che è unita contro il terrorismo». Ha chiuso infine il vertice Catherine Ashton, il ministro degli esteri della Ue, ricordando che «noi europei vogliamo un Libano stabile e in pace», nonostante il focolaio aperto poco distante con il conflitto siriano. Ma resta la domanda cui, per ora, nessuno a Bruxelles sa trovare risposta: come distinguere il braccio militare da quello politico, in un movimento ricco e ben armato, e dotato di sostegno sociale, che da anni si muove liberamente in diversi Paesi compresi quelli europei.
La Repubblica-Vincenzo Nigro: " Le passeggiate della politica italiana con gli uomini del Partito di Dio
"


D'Alema e la storica passeggiata con un leader Hezbollah
La foto di D'Alema sottobraccio al deputato di Hezbollah è rimasta nella storia della cronaca politica italiana. Finì sulle prime pagine dei giornali della destra italiana, ma anche nei commenti della sinistra più vicina a Israele: un diluvio di accuse contro l'uomo che "sposava" gli sciiti che avevano appena interrotto la guerra con Israele. E' il 14 agosto del 2006: il ministro degli Esteri del governo di Romano Prodi passeggia con l'uomo di Hezbollah nei quartieri di Beirut bombardati dall'aviazione israeliana. Sono passate poche ore dal cessate-il-fuoco che sospende gli scontri scatenati dal rapimento di due soldati israeliani. "Sottobraccio ai terroristi", attaccò la destra. «Per aiutare la pace bisogna parlare con chi ha fatto la guerra», si difese D'Alema, che era a Beirut per garantire che dopo la tregua nessuno avrebbe attaccato i soldati di Unifil che si schieravano come forza di interposizione. Rivista oggi, quella foto con I'hezbollah è perfino premonitrice: l'uomo che abbracciò il "leader maximo"della politica estera italiana era Hussein Haji Hassan, un deputato di Hezbollah, docente di bio-chimica con laurea presa a Parigi. Quindi un uomo dell'ala politica, a meno che quella laurea in biochimica non lo aiutasse a preparare pozioni velenose o esplosive da passare poi all'ala militare. Hassan oggi non sarebbe sotto embargo, con lui la Ue potrebbe continuare tranquillamente a parlare, anche perché se continua così finirà come in Afghanistan, dove sono i Taliban a non voler parlare con l'Occidente. C'erano allora come sempre due sinistre. Una sostenne D'Alema: Rifondazione comunista di Fausto Bertinotti, l'ala filo-palestinese dei Ds, come si chiamava allora il Pd. Non Prodi, capo del governo, impegnato nei contatti con Hezbollah e con l'Iran, ma non fino al punto da rivendicarlo pubblicamente. E non l'ala "equivicina" del centrosinistra, quella dei Fassino e dei Rutelli, vicini agli arabi e ai palestinesi, ma vicinissimi anche a Israele e alla comunità ebraica italiana. Meno che mai sostenne D'Alema l'ala dichiaratamente filo-israeliana, rappresentata fra gli altri da Furio Colombo, che definì quella del ministro «una passeggiata sottobraccio in stile democristiano nelle strade di Beirut, ma in cattiva compagnia». L'evoluzione della politica italiana ha allontanato il dibattito sulle parentele di Hezbollah, palestinesi o Israele con le varie famiglie della sinistra e in generale della politica italiana. E oggi che la politica nazionale è molto più impegnata sulla sua crisi, dibattiti o scontri come quelli che accompagnarono la visita di D'Alema sembrano fuori luogo, se non surreali. La "realpolitik" sembra vincere su tutto, se per esempio la stessa ministra degli Esteri Emma Bonino, militante radicale da sempre vicina a Israele, da settimane andava dicendo che questo inserimento dei militari di Hezbollah nella lista nera non era proprio una priorità. Furio Colombo rimane della sua idea, ''anzi abbiamo perso tempo: certo che Hezbollah è anche partito politico, è anche un network di assistenza sociale. Ma la sua impronta di terrorismo è tutta lì, ed è triste che l'Europa se ne sia accorta solo oggi»
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