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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Giornale Rassegna Stampa
18.07.2013 Talebani scrivono a Malala una lettera di 'scuse' per averle sparato
commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 18 luglio 2013
Pagina: 18
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «La vittoria di Malala: i talebani le chiedono scusa»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 18/07/2013, a pag. 18, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo "La vittoria di Malala: i talebani le chiedono scusa ".
Ma sui media italiani viene presentato come un "gentile regalo" !


Fiamma Nirenstein            Malala Yousufzai

Che gran furbastro, il leader talebano che chiede scusa a Ma­lala e così riesce a ottenere titoli in tutto il mondo. La notizia è di ieri: Malala Yousufzai fra tanti messaggi di affetto e di congratu­lazioni giunti dopo il 12 luglio giorno del suo 16simo comple­anno, ne ha ricevuto uno davve­ro speciale. Malala aveva svolto all’Onu un discorso commoven­te e di grande impatto, ricordan­do come i talebani le avessero sparato perché, nonostante la di­scriminazione che imperversa in Pakistan, voleva andare a scuola e istruirsi. La ragazzina, che ha incitato tutti i bam­bini a non accetta­re il divieto all’istru­zione e a non farsi prendere dalla pau­ra, ha ricevuto grandi applausi (forse l’Onu ha dimenticato per una vol­ta che si tratta di una criti­ca al mondo islamista) e in­coraggiamenti. Ed ecco che, con copia consegnata anche al Channel Four News in In­ghilterra, arriva una lettera stra­na: è scritta proprio dal leader dell’organizzazione pakistana che ha rivendicato l’attacco a Malala, «Tehriru Taliban».
Il leader si chiama Adnan Rashid, ed un tipo piuttosto deci­so: dopo essere riuscito a evade­re in primavera a cavallo di una ri­volta di massa da un carcere, ha subito minacciato con un video di assassinare Musharraf, l’ex presidente del Pakistan tonato dall’esilio: «Ho formato una squadra di assassini per uccider­lo, così non tornerà alla politi­ca ». Rashid scrive a Malala una frase strappacuore e che fa spa­lancare gli occhi: le spiega che ri­mase scioccato dall’attacco (
che definisce un «incidente»), che ha sentito rimorso per quello che è accaduto, che ambedue ap­partengono alla stessa tribù de­gli Yousufzai, che avrebbe volu­to che non fosse mai accaduto, le dice anche che quando era in pri­gione (ci è rimasto otto anni) le voleva chiedere di non svolgere attività antitalebane. Un consi­glio mafioso, a giudicare dal se­guito della lettera, perché dopo aver dimostrato a Malala frater­na amicizia e compassione, la riempie di con­sigli: «Attenzione, i talebani non ti hanno attaccata perché andavi a scuola o ti volevi istruire. Non sia­mo contro l’educazione di nes­sun uomo, donna o ragazza. I ta­lebani pensarono che tu stessi in­tenzionalmente conducendo una campagna di diffamazione contro i loro sforzi di stabilire un sistema islamico a Swat e che i tuoi scritti fossero provocatori». Più avanti il dispiacere di Adnad Rashid diventa ancora più pelo­so, perché senza smentire affat­to la sua biografia, piena di Sha­ria fino alla punizione capitale di chi contravviene, fino appunto a sparare o a usare il vetriolo, arma epidemica contro le donne, il ca­po talebano giustifica a pieno i peggiori gesti di violenza del suo gruppo: «Perché facciamo esplo­dere le scuole? » Adnan lo spiega: con la scusa dell’istruzione di­ventano luoghi di controllo e di sorveglianza contro i talebani.
Rashid chiede dunque a Mala­la di abbandonare le sue ambi­zioni culturali e le costruisce il programma per il futuro: «Torna a casa, adotta la cultura islamica e pashtoon, e unisciti a una ma­drassa islamica femminile ». Co­sì il capo talebano, evidentemen­te­consapevole del fatto che la ra­gazzina ha suscitato una poten­te onda di disapprovazione ver­so la sua organizzazione e le di­scriminazioni islamiche contro le donne in generale, si preoccu­pa di ristabilire una buona fama per i talebani, adesso molto lan­ciati in una strategia globale che comprende la presenza in Siria e un dialogo con gli americani in Afghanistan. Stabilisce una pole­mica con la bambina di 16 anni cui ha fatto sparare alla testa. È una mossa ambiziosa ma anche
un segnale di debolezza interna. Casca l’asino quando cerca di spiegarle che è meglio esser at­taccata dai talebani che dagli americani: «Sii onesta, se fossi stata colpita da un drone il mon­do­avrebbe mai potuto avere no­tizie sulla tua salute? Saresti sta­ta mai chiamata all’Onu? ». Man­ca solo che Rashid chieda a Ma­lala di ringraziarlo per le pallotto­le che le colpirono la testa, il viso, il collo mentre andava a scuola il 9 ottobre 2012,e per cui rimase al­l’osp­edale in condizioni gravissi­me per tre mesi. A giudicare dal­le parole di Rashid, si prepara un futuro molto duro per le donne quando gli americani se ne an­dranno dall’Afghanistan.
www.fiammanirenstein.com

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