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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Giornale Rassegna Stampa
05.07.2013 Tunisia: proteste contro gli islamisti
cronaca di Fausto Biloslavo

Testata: Il Giornale
Data: 05 luglio 2013
Pagina: 13
Autore: Fausto Biloslavo
Titolo: «Primo contagio: ora si spacca anche la Tunisia»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 05/07/2013, a pag. 13, l'articolo di Fausto Biloslavo dal titolo "Primo contagio: ora si spacca anche la Tunisia".


Fausto Biloslavo

«Quando l’Egitto cade il resto del Medio Oriente segue a ruota» è l’opi­nione comune nel mondo arabo. Il fal­limento politico dei Fratelli musulma­ni, nella terra dove sono nati, è una shock per il movimento che aveva in­cassato i frutti della primavera araba. L’onda lunga della deposizione di Mohammed Morsi fa tremare la Fratel­lanza al potere a cominciare dalla Tu­nisia. Nella capitale del primo paese arabo della primavera si è riunita mer­cole­dì una piccola folla davanti all’am­basciata egiziana per festeggiare il crollo del Rais. «Oggi l’Egitto, domani la Tunisia - urlavano i manifestanti -Abbasso i Fratelli musulmani, rivolu­zione fino alla vittoria». Nel mirino il partito Ennahda, al potere, costola lo­cale della Fratellanza ed il suo leader Rachid Ghannouci. Su Facebook mi­gliaia di tunisini hanno scritto: «Morsi è andato e a te Ghannouci quanto toc­cherà? ». Il giorno dopo la polizia ha do­vuto interveni­re per disperdere i mani­festanti contro il golpe in Egitto. Come al Cairo i Fratelli musulmani locali hanno occupato il potere e sono stati costretti a cedere posizione davanti al­la montante protesta popolare. L’infla­zione è al 6% ed un quarto della popola­zione vive con 2 dollari al giorno. I sala­fiti, che vorrebbero la sharia al posto della Costituzione, stanno sfidando Ennahda nelle piazze con il rischio di rivolte armate. Il finanziere franco tu­nisino, Tarak Ben Hammar, ieri a Mila­no per il cda di Telecom Italia ha defini­to «fantastica» la svolta al Cairo. «Noi arabi non vogliamo il potere militare ­ha spiegato - ma, in alcuni casi, come in Tunisia,il ruolo dell’esercito è un fat­tore di consolidamento per la stabilità politica».
Altri islamici al potere, ad Istanbul, temono che l’onda lunga del Cairo pos­sa raggiungere la Turchia, dove il go­ve­rno ha da poco affrontato con durez­za una vasta protesta popolare.
I sotto­messi e purgati militari turchi staran­no guardando in queste ore con ammi­razione i loro colleghi egiziani. Non a caso il ministro degli esteri di Ankara, Ahmet Davutoglu, ha dichiarato: «Non è accettabile che un presidente eletto sia destituito con un golpe mili­tare ». Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha addirittura convo­cato un vertice d’em­ergenza con alcu­ni esponenti del governo e del suo par­tito, Giustizia e sviluppo che ricorda i Fratelli musulmani, per affrontare la crisi in Egitto.
Chi canta vittoria è il Rais di Dama­sco, Bashar al Assad, che da due anni è impantanato in una sanguinosa guer­ra civile. «Quello che è accaduto in Egit­to rappresenta il fallimento del cosid­detto Islam politico» ha dichiarato ai media di stato. I Fratelli musulmani so­no una delle principali forze di opposi­zione
armata in Siria. Il Cairo appog­giava i ribelli e la Fratellanza si è sem­pre proposta come alternativa alla gui­da del paese prendendo come esem­pio l’Egitto.
Dalla Somalia gli Shabab, i nipotini di Al Qaida, hanno sentenziato che la caduta di Morsi dimostra come la de­mocrazia non funzioni.

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