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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa Rassegna Stampa
03.07.2013 Concluso il viaggio di Enrico Letta in Medio Oriente
cronaca di Amedeo La Mattina

Testata: La Stampa
Data: 03 luglio 2013
Pagina: 16
Autore: Amedeo La Mattina
Titolo: «La Pace in Medioriente deve essere firmata qui»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 03/07/2013, a pag. 16, l'articolo di Amedeo La Mattina dal titolo "La Pace in Medioriente deve essere firmata qui".


Enrico Letta con Abu Mazen e con Bibi Netanyahu

Secondo La Mattina, per quanto riguarda i negoziati non ci sarebbe " la solita situazione stagnante delle contrapposizioni nette e arcigne che costringevano i suoi predecessori (di J. Kerry, ndR) a dichiarazioni impotenti di circostanza".
Abu Mazen e i palestinesi continuano a pretendere da parte di Israele l'accettazione di assurde precondizioni. Da dove deriva, quindi, l'ottimismo di Kerry e Letta?
Ecco il pezzo:

Israele è sempre stata una tappa prioritaria e privilegiata per tutti i premier italiani che si sono succeduti nel tempo. Un passaggio obbligato visto il valore simbolico e strategico che questa terra rappresenta per la pace in Medio Oriente e nel Mediterraneo. Ma la visita del nostro presidente del Consiglio, che è rientrato ieri in Italia dopo due giorni di incontri tra Gerusalemme, Tel Aviv e Ramallah, ha avuto un sapore particolare e non poteva cadere in un momento migliore. La tempistica è stata perfetta sul piano politico interno e internazionale.

Incalzato e in parte indebolito dalle continue fibrillazioni della sua maggioranza, Letta torna in Italia rafforzato. La prima visita fuori casa, fuori dall’Europa, accresce il suo prestigio internazionale. Ha avuto l’occasione d’oro di essere il primo capo di governo occidentale a venire a Gerusalemme mentre la trattativa tra israeliani e palestinesi si trova a uno snodo cruciale sotto l’incalzante pressione dell’amministrazione Obama. Per quasi una settimana il segretario di Stato Kerry ha fatto la spola tra Netanyahu e Abu Mazen, con incontri serrati che sono durati fino a notte fonda. È ripartito sfinito ma con un briciolo di speranza: ora spetta alle parti fare l’ultimo miglio verso una pace inseguita da decenni. Kerry è ripartito domenica scorsa, lo stesso giorno in cui è arrivato Letta, che ha quindi avuto l’opportunità di toccare con mano un tema caldo e in piena evoluzione. La sua sensazione netta, confortata da tutti gli incontri che ha avuto, anche quello con l’inviato Onu per il Medio Oriente Tony Blair, è stata di trovarsi di fronte a qualcosa di nuovo, a un possibile miracolo. Non la solita situazione stagnante delle contrapposizioni nette e arcigne che costringevano i suoi predecessori a dichiarazioni impotenti di circostanza. Il presidente del Consiglio ha potuto così dire, parlando alla Muqata accanto ad Abu Mazen, che perdere questa occasione per la pace sarebbe «un misfatto». E a un giornalista palestinese che gli chiedeva se l’Italia fosse pronta a ospitare l’accordo di pace, ha risposto: «Mi dispiace deluderla, ma io penso che non sia più il tempo della pace firmata a Oslo o Washington. La pace va firmata qui perché questa è la terra della pace». Un atteggiamento da leader politico che garantisce il massimo sostegno a nome dell’Italia e dell’Europa.

Il riferimento all’Europa lo ha fatto diverse volte in questi giorni e non è un caso: è lo scenario e la dimensione in cui si muove con maggiore insistenza e dove si sta battendo per imporre l’agenda lavoro (oggi sarà a Berlino a parlarne con la cancelliera Merkel). Il viaggio in Israele, dicono fonti diplomatiche, è stato un «colpaccio» per Letta. Il quale ora in Italia affronta con maggiore determinazione e forza le questioni più strettamente legate al suo governo accerchiato da una maggioranza litigiosa.

Ma c’è un altro risultato importante centrato in queste giornate e riguarda la sfera economica. Letta ha avuto importanti colloqui con il premier Netanyahu sulle prospettive di fornitura di gas proveniente dagli enormi giacimenti che sono stati scoperti negli anni scorsi. La commercializzazione futura, che dovrebbe realizzarsi con l’innesto del gas israeliano nel gasdotto Trans-Adriatic Pipeline (Tap), consentirà al nostro Paese di avere una nuova fonte di approvvigionamento energetico. Con ricadute positive pure sulla bolletta degli italiani. Energia, innovazione e tecnologia avanzata sono stati gli altri argomenti forti dei colloqui di questi giorni. Letta ha visitato l’Università ebraica di Gerusalemme specializzata nella ricerca applicata all’impresa e nella valorizzazione del capitale umano. L’obiettivo è creare un polo tecnologico comune e questo sarà l’argomento al centro del bilaterale con Netanyahu in programma a Torino il 2 dicembre.

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