Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 01/07/2013, a pag. 1-13, l'articolo di Magdi C. Allam dal titolo " L’ingenua Europa si fa incantare dall’islam radicale ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 14, l'intervista di Cecilia Zecchinelli a Farida al Naqqash, femminista egiziana, dal titolo " Dai diritti delle donne all’economia, il fallimento politico del governo islamico ".
Ecco i pezzi:
Il GIORNALE - Magdi C. Allam : " L’ingenua Europa si fa incantare dall’islam radicale"


Magdi C. Allam
Se ci affrancassimo dalla più grande menzogna mediatica del terzo millennio, la cosiddetta «Primavera araba», scopriremmo che le imponenti manifestazioni e il loro strascico di violenze esplose in Egitto hanno più a che fare con l’esasperazione di una popolazione che al 40% vive sotto la soglia di povertà e con la rabbia dei giovani - che rappresentano il 70% degli 83 milioni di abitanti senza lavoro e senza futuro, che non con il mito della democrazia in crisi persino in Occidente. E se la smettessimo seriamente di rincorrere i nostri teoremi ideologici che ci portano a parlare di «Seconda Primavera araba », capiremmo che l’insurrezione popolare contro il presidente Morsi, esponente dei Fratelli Musulmani, si deve principalmente alla sua incapacità di garantire alla maggioranza degli egiziani i beni di prima necessità, il lavoro, la benzina ed una vita dignitosa, non all’aver deluso sul piano delle aspettative democratiche.
Chiarito ciò, è anche vero che la priorità dei Fratelli Musulmani non è il benessere degli egiziani; all’opposto hanno tutto l’interesse a mantenere il popolo in una situazione di indigenza per poterlo condizionare, ricattare e sottomettere, per conseguire più agevolmente il traguardo contemplato nell’articolo 1 del loro Statuto: uno Stato islamico basato sulla sharia, la legge coranica. Storicamente gli islamici quando conquistano il potere non lo cedono mai pacificamente. Usano la democrazia ma perseguono la sharia. Si considerano il Partito di Dio e condannano tutti coloro che non si sottomettono al loro arbitrio quali «nemici di Allah».
I Fratelli Musulmani hanno adottato la «taqiya», la dissimulazione, per ingannare e non mantenere l’impegno a contenere il numero dei loro deputati in Parlamento e invece detengono i due terzi dei seggi, a non presentare un loro candidato alla presidenza della Repubblica per condividere il potere con i militari e invece hanno presentato Morsi che ha vinto con il 51% dividendo il Paese.
È doveroso ricordare che siamo stati noi occidentali, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna in primis sin dal 2005 con Bush padre e Tony Blair, a volere l’avvento al potere dei Fratelli Musulmani in Egitto e di Hamas nei Territori palestinesi, immaginando di poter avere in cambio la loro alleanza per sconfiggere Al Qaida. La farsa mediatica della «Primavera araba» nel 2011 è stata il secondo atto di un patto scellerato favorito dal deciso filo-islamismo di Barack Hussein Obama, dalle indubbie radici e parenti musulmani. E a conferma che la Storia non insegna nulla a questo Occidente votato al suicidio della propria civiltà, stiamo perpetuando in Siria (e a cascata in Libano) l'errore di schierarci dalla parte degli islamici, tra cui figurano i terroristi di Al Qaida. Neppure la presenza di circa un migliaio di terroristi islamici con cittadinanza europea tra le file del gruppo Jabhat Al Nusra (Fronte della vittoria), che nelle scorse ore ha immortalato in un atroce video la decapitazione di tre «nemici dell’islam» con l’esibizione delle teste mozzate al grido di «Allah è grande», ci fa cambiare idea. La scelta suicida dell’Occidente prevale sul grido di disperazione e di aiuto dei cristiani e delle minoranze musulmane non sunnite.
Ebbene da circa 7 millenni l’Egitto è governato da un autocrate per una ragione evidentissima: tutta la popolazione dipende da un’unica fonte di acqua, il Nilo, così come dagli anni Sessanta dipende dall’energia ricavata dall’unica diga eretta ad Assuan. Dobbiamo fare una scelta semplice: affidarci al male minore. Ovvero i militari, un regime autocratico, laico e illuminato, che sia capace di ripristinare l’ordine e la sicurezza, rilanciare lo sviluppo, impegnandosi a rispettare i diritti elementari alla vita e alla dignità della persona. Se il mondo intero ha accettato e legittimato il regime capital-comunista cinese, che vanta il record assoluto di condanne a morte, perché abbiamo voluto abbattere lo scià Reza Pahlevi, Saddam, Ben Ali, Gheddafi, Mubarak e ora Assad? Perché abbiamo voluto a tutti i costi al potere i Fratelli Musulmani, i Salafiti e Al Qaida al potere? È ora di ravvederci!
CORRIERE della SERA - Cecilia Zecchinelli : " Dai diritti delle donne all’economia, il fallimento politico del governo islamico "


Cecilia Zecchinelli Farida al Naqqash
IL CAIRO — Storica femminista egiziana, dirigente del partito laico d’opposizione Tagammu e direttore del suo giornale Al Ahali, Farida Al Naqqash non ha dubbi nel valutare nel peggiore dei modi il primo anno (e lei come tanti si augura l’ultimo) della presidenza di Mohammad Morsi. «La libertà personale in Egitto oggi non è ancora garantita, anzi ci sono stati arresti, censure e perfino torture in carcere come e più che sotto Mubarak o Sadat», dice Al Naqqash, che sotto quest’ultimo finì due volte in carcere per motivi politici.
Questo vale anche per i diritti delle donne?
«Certo, i Fratelli Musulmani da sempre ci considerano cittadine di seconda classe, da controllare e tenere a casa. Negli ultimi mesi avrebbero voluto passare varie leggi contro di noi: sull’età del matrimonio, sulla custodia dei figli, sul divorzio. Vorrebbero cambiare tutto, se finora non ci sono riusciti è solo perché il Parlamento è ufficialmente sciolto da un anno. Se resteranno al potere sarà solo questione di tempo perché quelle leggi entrino in vigore».
E sul fronte economico?
«Forse i guai sono ancora più grandi: in un anno hanno compiuto un totale disastro, la nostra valuta è crollata, la disoccupazione e la povertà sono enormi, per il livello di vita di milioni di egiziani è stato un enorme passo indietro».
Per questo Tamarrod è riuscita a raccogliere 22 milioni di firme della petizione per deporre Morsi?
«Sì, la gente, e soprattutto la gente normale, non solo gli intellettuali, non ne possono più dei Fratelli Musulmani. Ma in realtà non si fidano dei politici in generale. Imputano, a ragione, all’opposizione di essere troppo divisa e inconcludente, accusano i suoi leader di pensare di più ai talk show in tv che al bene del Paese. E’ con questo spirito che oggi tantissimi sono in strada, non ne possono più di parole al vento».
Ma quindi Tamarrod e la gente cosa vorrebbero, un ritorno dei generali?
«Sì, quasi tutti pensano che i militari potrebbero garantire finalmente stabilità, sicurezza e benessere dopo tanto tempo. Personalmente io sono contraria al fatto che l’esercito assuma nuovamente il potere politico come fu dopo la caduta di Mubarak, ma come fase di transizione mentre si preparano nuove elezioni sarebbe il male minore».
Ma chi le vincerebbe le elezioni oggi?
«La Fratellanza ha ormai dimostrato di non essere in grado di governare, questo è certo. Vincerebbe il Fronte nazionale di salvezza, ovvero l’opposizione che alla fine troverebbe un accordo. Unendosi a una parte dei giovani di Tamarrod. Il movimento non vuole diventare un partito ma ha tanta gente valida, lo ha dimostrato in questi giorni».
Sempre che Morsi se ne vada. E’ possibile?
«Non so. Tutto dipende dai generali che a loro volta sono molto vicini a Washington, anche finanziariamente. Finora gli americani hanno sostenuto Morsi, l’ambasciatrice Usa al Cairo lo ha fatto esplicitamente. Ma il presidente Obama sabato ha dichiarato che “gli Stati Uniti non si schierano con nessuno in Egitto”. Un piccolo segnale che forse stanno cambiando idea».
Per inviare la propria opinione a Giornale e Corriere della Sera, cliccare sulle e-mail sottostanti