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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
05.06.2013 Calo di ascolti per al Jazeera, una buona notizia
cronaca di Francesco Battistini

Testata: Corriere della Sera
Data: 05 giugno 2013
Pagina: 36
Autore: Francesco Battistini
Titolo: «Al Jazeera fatica a tenere il primato. C'era una volta 'la Cnn degli Arabi'»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 05/06/2013, a pag. 36, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo "Al Jazeera fatica a tenere il primato. C'era una volta «la Cnn degli Arabi»".


Emiro del Qatar, padrone di al Jazeera

L'Isola che non c'è. Se vai in molti bar del Cairo, ora ci ritrovi la vecchia, cara Bbc. Se accendi la tv in un residence tunisino, spesso il tasto 1 del telecomando non è più il suo. Se passi dai ceramisti di Hebron, che una volta ne immortalavano fieri il logo dorato sulle tazze, adesso preferiscono le catene spezzate che simboleggiano piazza Tahrir. Che cosa succede ad Al Jazeera (letteralmente: l'Isola)? C'era una volta la Cnn del mondo arabo: la più vista, temuta tv degli anni Zero. Capace di soppiantare la Cnn vera. Di raccontare da dentro l'intifada e Al Qaeda. D'imporre all'agenda internazionale l'Africa e l'Asia più dimenticate. Di diventare la voce unica d'un mondo risvegliato: invisa agli americani e ai satrapi locali, resistente alle censure, ai bombardamenti, all'accusa d'essere megafono dei fanatici.
Al Jazeera c'è ancora, beninteso. Pulita, professionale, prima nelle breaking news. Sempre regina degli ascolti e fonte irrinunciabile, dal Maghreb al Golfo, dalla Turchia alla Siria. Negli ultimi due anni, però, qualcosa è cambiato. La popolarità è calata. Molti blogger arabi invitano a non seguirla più. Gli esperti di media ne prevedono il declino. E i dirigenti di Doha, per rassicurare gli inserzionisti, lunedì hanno pubblicato l'excusatio non petita d'una ricerca («contro questa campagna sulla nostra presunta crisi…») che alla fine ammette: nei Paesi delle rivoluzioni, nella Tunisia che annunciò le primavere, nell'Egitto che è il più grande e sensibile dei mercati arabi, l'audience s'è ristretta. Le cause: i social network, vero motore di rivolta; l'ascesa dei Fratelli musulmani e dell'Enahda islamico, al Cairo e a Tunisi, a lungo sostenuti e ora difficilmente contestabili nel tradizionale ruolo di tv del contropotere; la diminuita credibilità di un'antenna che predica la democrazia in tutto il mondo arabo e poi razzola dal Qatar, ricco regimetto in grande espansione politica ed economica, giardiniere delle primavere, sul quale è raro si spenda una parola di critica. C'è un tesoro, su quell'Isola: ritrovarlo non sarà facile.

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