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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa - Il Giornale Rassegna Stampa
20.05.2013 Siria: Assad continua i massacri con l'aiuto di Hezbollah
e fa la voce grossa contro la città di Tel Aviv con i suoi missili. Cronache di Francesca Paci, Rolla Scolari

Testata:La Stampa - Il Giornale
Autore: Francesca Paci - Rolla Scolari
Titolo: «La battaglia di Qusayr. Assad, scacco ai ribelli con l’aiuto di Hezbollah - Assad punta i missili su Tel Aviv. Netanyahu: pronti a ogni scenario»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 20/05/2013, a pag. 16, l'articolo di Francesca Paci dal titolo " La battaglia di Qusayr. Assad, scacco ai ribelli con l’aiuto di Hezbollah ". Dal GIORNALE, a pag. 14, l'articolo di Rolla Scolari dal titolo " Assad punta i missili su Tel Aviv. Netanyahu: pronti a ogni scenario ".
Ecco i pezzi:

La STAMPA - Francesca Paci : " La battaglia di Qusayr. Assad, scacco ai ribelli con l’aiuto di Hezbollah "

Qusayr, ricordate il nome di questa città. Comunque finisca la battaglia in corso da ieri mattina, Qusayr entrerà nella storia della guerra civile siriana, Stalingrado mediorientale che sposterà l’ago della bilancia regionale. Le notizie che filtrano dalla linea del fronte raccontano un corpo a corpo feroce tra i ribelli asserragliati nel centro e le truppe di Damasco che dall’inizio di aprile assediano questa roccaforte dell’opposizione a 15 km da Homs e una ventina di minuti dal confine libanese.

«La svolta è arrivata con l’intervento degli uomini di Hezbollah, sono loro che stanno facendo tutto il lavoro: l’esercito di Assad non sarebbe mai riuscito ad aver ragione di quell’avamposto di qaedisti» confida un analista libanese vicino al partito sciita di Nasrallah. Dal novembre 2011 le truppe governative tentano invano riconquistare di Qusayr, pioniera base operativa del Libero esercito siriano e teatro di molteplici episodi di diserzione, compreso quello recente del carrista scappato da uno dei 35 tank posizionati intorno alla città. Finora però, neppure i cecchini e gli shabiha, le spietate squadracce alawite al soldo del regime, avevano sfondato la frontiera nemica corazzata dagli uomini di al Nusra e dalla brigata Farouq, passata tristemente alla cronaca per il video del comandate Abu Sakkar che mangia il cuore di un soldato lealista. Poi, un mese fa, coperti dall’aviazione, entrano in campo i mortai dei miliziani libanesi di cui Assad continua a negare la presenza ma Hezbollah no (fonti dell’opposizione parlano anche di combattenti iraniani a Quasyr).

«La zona di Quasyr è estremamente importante per il regime perché è la retrovia di Damasco e il suo collegamento con la costa» nota l’ex generale libanese Elias Hanna. Per questo, nonostante l’esercito abbia lasciato ai ribelli buona parte dell’est e del nord della Siria, comprese basi militari e dighe, si è concentrato in questa campagna puntellata di piccoli villaggi contadini in buona parte sunniti (e svuotati dalla pulizia etnica). Perché, sostiene l’analista Abdulrahman al Rashid, da qui dipendono i due piani di Assad: «O si prepara la via di fuga per la caduta della capitale o pensa di poter un domani controllare un terzo della Siria, un enclave alawita tra Damasco, Homs e il mar Mediterraneo».

Il fronte occidentale è diventato così il cuore della guerra civile. Prova ne sia il numero delle vittime di Qusayr, che fino a pochi giorni fa erano una settantina e ieri sono quasi raddoppiate (secondo gli attivisti nelle ultime ore ci sarebbero 58 morti e 600 feriti, fra cui molti civili). Fra i morti di ieri, sempre secondo l’opposizione, ci sono anche 4 membri di Hezbollah.

Dopo aver perduto il quartiere simbolo della resistenza di Homs, Baba Amr, i ribelli sono arretrati nella Stalingrado mediorientale da cui per settimane hanno martellato i villaggi libanesi della Bekaa in risposta ai razzi Grad e Katyusha lanciati dalle postazione di Hazbollah a Hermel.

Il conflitto siriano che conta già almeno 80 mila morti e un milione e mezzo di rifugiati, è sempre più settario, regionale, minaccioso. Mentre il Qatar, mega sponsor dei ribelli, ha ottenuto dalla Lega Araba un summit d’emergenza dei ministri degli esteri arabi per discutere la crisi, Damasco, a detta del quotidiano britannico «Times», avrebbe puntato le proprie batterie di missili Tishreen verso Tel Aviv per scoraggiare qualsiasi tentazione interventista.

Il GIORNALE - Rolla Scolari : " Assad punta i missili su Tel Aviv. Netanyahu: pronti a ogni scenario "

Bibi Netanyahu

Il premier israeliano Benjamin Netan­yahu ieri mattina ha parlato di Siria e lo ha fatto con parole che suggeriscono la possibilità di al­tri raid aerei sul paese vicino. Davanti al suo go­verno, Netahyahu ha detto che Israele «agisce» per prevenire il passaggio di armi sulla Siria al suo alleato libanese, le milizie sciite di Hezbollah, e ha chiarito che Israe­le è pronto a «ogni scenario» del conflitto siriano. Soltanto la setti­mana scorsa, il premier ha incon­trato a Mosca il presidente russo Vladimir Putin per fare pressioni e bloccare una fornitura a Damasco di sofisticati missili per la difesa an­ti- aerea che, secondo gli esperti, se finissero nei depositi siriani ren­derebbero più difficile­un'eventua­le intervento internazionale o l'im­posizione di una no-fly zone. Le dichiarazioni del primo ministro- pronun­ciate due settimane dopo tre attacchi aerei isra­eliani su obiettivi militari in Siria­arrivano in ri­sposta a indiscrezioni pubblicate dal Sunday Ti­mes . Per il giornale britannico, Damasco avreb­be pronti missili terra- terra Tishreen, di fabbri­cazione siriana, e l'esercito avrebbe l'ordine di lanciarli in direzione di Tel Aviv in caso di nuovi attacchi israeliani.
In una rara intervista al quotidia­no argentino Clarin , il raìs siriano Bashar El Assad ha accusato Israe­le di appoggiare i ribelli, garanten­do loro sostegno logistico. Ieri, Benjamin Netanyahu ha smentito un'indiscrezione del Times . Il quo­tidiano britannico ha citato vener­dì le parole di un ufficiale dell'intel­ligence israeliano, anonimo, se­condo il quale per Israele sarebbe meglio una permanenza la potere di Assad in Siria piuttosto che l'ascesa di gruppi ribelli islamisti. Per il premier, la posizione ufficia­le del governo israeliano sarebbe differente.
Sul terreno, l'esercito di Damasco- con l'aiu­to di Hezbollah - sta conquistando posizioni. I soldati del regime sono entrati ieri nella cittadi­na di Qusayir, a dieci chilometri dal confine liba­nese: si tratta di un nodo strategico, prima in mano ai ribelli, lungo un corridoio che collega Damasco al mare. I nuovi sviluppi hanno spin­to la Lega araba a indire un vertice di emergen­za sulla crisi siriana che si terrà giovedì.

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