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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
11.05.2013 L'umiliazione in stile iraniano
Commento di Barbara Stefanelli

Testata: Corriere della Sera
Data: 11 maggio 2013
Pagina: 64
Autore: Barbara Stefanelli
Titolo: «E se smettessimo di vedere il mondo in rosa e azzurro?»

Su IO DONNA/CORRIERE della SERA di oggi, 11/05/2013, a pag. 64, con il titolo "E se smettessimo di vedere il mondo in rosa e azzurro?"  Barbara Stefanelli commenta una condanna inflitta in Iran a un curdo colpevole di "turbamento della quiete pubblica", che diavolo significhi è difficile da capire. La pena no, rientra nel disgustoso concetto che la società dei mullah ha della donna come essere inferiore, abbinato all'omofobia altrettanto condannabile.
Il pezzo contiene anche una morale che ben si adatta a un certo moralismo di casa nostra.


Barbara Stefanelli          La pena come "umiliazione"

Ha fatto discutere la storia dell'iraniano condannato a sfilare nella sua città vestito da donna. Il video - finito su Youtube - mostra questo signore, un curdo colpevole di turbamento della quiete pubblica, che se ne sta dritto su un pick-up in apertura di un corteo di auto e moto della polizia: indossa un abito rosso e un foulard bianco. Il giudice di questa provincia remota della Repubblica islamica deve essersi sentito molto moderno: niente pietre o frustate, giusto un'umiliazione pubblica. Non sei un uomo, sei una femmina. La condanna ha scatenato un putiferio "social": su Facebook centinaia di curdi hanno postato la propria foto en travesti. Con veli, parrucche, trucco e tutti a fare con le dita il segno di V. Come vittoria sui pregiudizi. E perla pagina quindicimila "mi piace" in pochi giorni. Un bel sospiro di sollievo civile e, per una volta, ci sentiamo uniti in una protesta semplice. Se non fosse che a rifletterci bene viene da temere che il giochetto del giudice iraniano avrebbe qualche follower anche tra noi. Non avete mai sentito dire "non fare la femminuccia" come rimprovero? Mentre non vi pare che "non comportarti da maschiaccio" suoni già più affettuoso? Per non dire dell'elogio implicito in "una donna con le palle". Il linguaggio traduce un eterno codice di classificazione tra i generi. E se smettessimo completamente? Con il rosa e l'azzurro, con le frasi fatte, con la ricerca di una definizione delle persone - dei bambini, fin dalla pancia della madre - attribuendo a tutti una maglia da indossare con i colori societari. Sarà un campionato più confuso e incerto, ma sicuramente ci divertiremmo tutti di più.

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