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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Fiducia nella 'rete' ? 10/05/2013

ho letto in diversi articoli su IC e da alcuni commenti dei lettori delle denuncie per attacchi antisemiti o per critiche che vengono considerate antisemite sulla rete. La questione a mio avviso, al dilà dell'immagine e dall'idea che si può avere del conflitto israelo-palestinese, è molto complessa e l'approccio letto su IC (denunciare) è semplicistico e inefficace. Noi siamo abituati a pensare ai media tradizionali, con tutte le loro caratteristiche, come l'elemento centrale dell'informazione e del raggiungimento del consenso. Cio non è più vero da anni e le prove sono numerose. Oggi una fetta amplissima di cittadini si forma e si informa attraverso i processi interattivi della rete. Le caratteristiche di questo media sono radicalmente diversi da quelli tradizionali (radio, tv, giornali), soprattutto per due ragioni: La prima è che i media tradizionali sono unidirezionali (il fruitore si pone come contenitore che il media riempie con un contenuto) mentre la rete è interattiva (il fruitore sceglie tra una quantità infinita di contenuti, modifica il contenuto e lo ritrasmette a sua volta). La seconda è che i media tradizionali presuppongono, per raggiungere un gran numero di persone, investimenti multimilionari, la rete invece è a costo zero. Un lettore denuncia la qualità professionale da "national geographic" di un video di stormfront, ebbene per fare quel video, grazie a softwear sofisticati quanto economici, sono sufficienti tra i 5 e i 50 euro. Molti di questi video (e in genere dei contenuti autoprodotti su internet) vengono poi visti da centinaia di migliaia o milioni di persone, stessa audience di un programma tv che costa milioni di euro. Questo cambia radicalmente il concetto di comunicazione e, evidentemente, lo fa a svantaggio di israele che, sulla rete, è giudicato in termine enormemente più duri e negativi di quanto avvenga nei media tradizionali. Voi proponete denuncie, come nel caso del video di SF ma la domanda è: si possono denunciare decine di migliaia di cittadini che postano, commentano, elaborano e twittano video che assimilano il sionismo al nazismo e criticano israele? oltre che inattuabile ritengo che questo metodo sia inutile, in quanto non fermerebbe la marea inarrestabile di contenuti antiisraeliani ma contribuirebbe a rafforzare l'immagine degli ebrei come minoranza ostile e potentissima che mira a dominare la maggioranza attraverso il controllo dei media. La domanda piuttosto dovrebbe essere un'altra, ossia come mai Israele suscita, in quell'opinione pubblica europea giovane, colta, tecnologica e preparata, che domina la scena di internet, sentimenti non di simpatia e vicinanza ma di repulsione e condanna? Come mai cioè quei media che non possono essere comprati dai petroldollari e che sono l'essenza della democrazia condannano Israele nella stragrande maggioranza dei casi? credo ci sia molto su cui meditare. La mia opinone è che, al dilà di un processo comunicativo sbagliatissimo da parte dello stato ebraico, che parla più agli arabi che agli europei (e dunque mostra i muscoli soprattutto) ci siano alcune criticità che molti rifiutano di discutere che ormai hanno effetti devastanti sull'immagine di Israele, con in prospettiva effetti politici esplosivi.

Marina P.

Lei scrive:
1)
Voi proponete denuncie, come nel caso del video di SF ma la domanda è: si possono denunciare decine di migliaia di cittadini che postano, commentano, elaborano e twittano video che assimilano il sionismo al nazismo e criticano israele?
Non siamo d'accordo, basta denunciare chi quei video che istigano all'odio li produce.
2)
Oggi una fetta amplissima di cittadini si forma e si informa attraverso i processi interattivi della rete
Vero, milioni e milioni, migliaia di milioni, a scapito però della verifica delle informazioni che ricevono. Wikipedia ne è un esempio, chiunque può modificare un fatto storico, un profilo, una biografia, e questi milioni di 'navigatori' non più allenati a una lettura critica, si bevono tutto, solo perchè "è sulla rete". La società contemporanea ne è stata infettata oltre misura, se tutto  è ' 'liquido', ciò significa la scomparsa di quella cultura nata sui libri  e costata grandi sforzi per impadronirsene, sostituita - anche dal punto di vista del linguaggio, da una non-cultura diffusa nel dopoguerra soprattutto dalla televisione e, negli ultimi anni, dalla 'rete'.
3) Israele, come tutte le democrazie, deve affrontare un doppio pericolo, da un lato le dittature islamo-fasciste, dall'altro la perdita dei valori fondamentali alla base dei sistemi di libertà, sostituiti da nuove ideologie spacciate da comici e guitti. Per non fare nomi, pensiamo ai vari Beppe Grillo  e Dario Fo, anche se la lista è molto più estesa.
4) E' vero che Israele deve affrontare terribili sfide sul campo dell'informazione, e che non è facile trovare giuste soluzioni per uscirne. Anche lei, nella sua lettera, però, non ne indica nessuna, tranne una pericolosa fiducia.. nella 'rete' !
IC redazione


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