Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Libia: autobomba contro l'ambasciata francese una vendetta degli islamisti per l'impegno francese in Mali
Testata: Corriere della Sera Data: 24 aprile 2013 Pagina: 16 Autore: Lorenzo Cremonesi Titolo: «Attacco all'ambasciata di Parigi»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 24/04/2013, a pag. 16, l'articolo di Lorenzo Cremonesi dal titolo " Attacco all'ambasciata di Parigi ".
Lorenzo Cremonesi
Cresce la preoccupazione in Libia. Da Bengasi, nel cuore della Cirenaica, il terrorismo antioccidentale raggiunge Tripoli. Ieri mattina alle sette locali un'autobomba è esplosa presso il muro di cinta dell'ambasciata francese. Due poliziotti francesi sono rimasti feriti gravemente assieme ad alcuni civili locali, tra cui una ragazzina colpita alla spina dorsale. Ingenti i danni al piano terra della sede diplomatica, diverse auto hanno preso fuoco, devastati anche numerosi negozi sulle strade all'esterno. Immediata la reazione del presidente François Hollande, che da Parigi ha esclamato: «È un attacco contro tutti i Paesi della comunità internazionale impegnati nella guerra al terrorismo». Il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, è volato a Tripoli per sollecitare un'inchiesta congiunta alle autorità libiche. L'opinione più diffusa è che gli attentatori vadano cercati tra i ranghi dell'estremismo islamico sempre più attivi nel Paese. Vendetta delle brigate qaediste magrebine contro l'impegno delle truppe francesi in Mali dallo scorso gennaio? «È la pista che viene immediatamente in mente, senza però dimenticare che ormai da tempo i gruppi dell'islamismo radicale in Cirenaica e nelle zone sahariane si sono infiltrati in Tripolitania», rispondono tra i circoli diplomatici occidentali. Il tam tam della Rete guarda con attenzione alla rivendicazione diffusa in serata sul canale «Imara Derna Islamica» da Abdulbaset Azzuz, noto leader di Ansar Al Sharia (il gruppo sospettato dell'assassinio dell'ambasciatore americano Christopher Stevens assieme a tre collaboratori lo scorso 11 settembre a Bengasi), che da alcuni mesi si è rifugiato nel cuore della Cirenaica fondamentalista. Il problema maggiore a 27 mesi dallo scoppio dell'ondata rivoluzionaria, che vide poi l'attivo intervento della Nato a guida francese schierata con i ribelli e portò al linciaggio di Muammar Gheddafi il 20 ottobre 2011, resta l'estrema debolezza del governo centrale. L'attuale premier, Ali Zeidan, non riesce ad imporre la sovranità dello Stato. In Cirenaica crescono le spinte secessioniste. Misurata è diventata una sorta di città-stato autonoma. Solo due settimane fa si è deciso che entro la fine dell'anno dovranno tenersi le elezioni nazionali per individuare i 60 membri dell'assemblea costituente. Il che significa incertezza governativa e caos per almeno ancora un anno. Intanto il capo di Stato maggiore, Youssef al-Mangoush, non riesce ad integrare nel suo esercito le vecchie brigate rivoluzionarie che agiscono come milizie indipendenti. Solo un mese fa l'Eni ha dovuto bloccare per alcuni giorni il grande terminale petrolifero di Melita e poi mediare accordi separati con le milizie locali che chiedevano la loro «partecipazione» ben pagata ai servizi di guardia. Ne consegue il diffondersi della paura tra gli occidentali anche nella capitale. Sino a ora gli attacchi ai diplomatici stranieri avevano interessato solo Bengasi. L'ambasciata italiana ha dunque rafforzato le difese in accordo con le vicine di Turchia ed Egitto. Qui si nota che la bomba di ieri era fatta con la gelatina esplosiva usata dai pescatori. Relativamente debole, ma pure un avvertimento. Grave tra l'altro che tra i ranghi islamici locali sia cresciuta l'intolleranza verso i cristiani. Due settimane fa è stato sfiorato da proiettili padre Majid, il parroco di origine egiziana della chiesa di San Francesco, a meno di 200 metri dalla sede diplomatica italiana. E adesso le milizie di quartiere vorrebbero bloccare la ristrutturazione della vicina nunziatura.
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