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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa Rassegna Stampa
22.04.2013 Siria: continuano i massacri a Damasco. 450 morti
cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 22 aprile 2013
Pagina: 16
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Strage a Damasco: 450 morti»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 22/04/2013, a pag. 16, l'articolo di Giordano Stabile dal titolo "Strage a Damasco: 450 morti".


Assad : "Ammazzali tutti"

Corpi mutilati, visi sfigurati, cadaveri semi-carbonizzati gettati nelle fosse, esecuzioni sommarie in un ospedale da campo. Il racconto degli insorti fuggiti dal villaggio di Jdiadet al Fadl, alla porte di Damasco, aggiunge nuovi particolari agli orrori della guerra civile siriana. L’ultima, feroce, battaglia per la conquista della capitale ha portato con sé, se saranno confermate le cifre fornite dai ribelli, il peggior massacro dall’inizio del conflitto. Oltre 400 morti. Molti civili, molte donne e bambini.

I racconti sono stati raccolti dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, ong vicina all’opposizione al regime di Bashar al Assad. Il villaggio è stato assediato per cinque giorni dalle forze regolari che stanno cercando di riprendere il controllo dei sobborghi di Damasco. Pesanti bombardamenti non hanno risparmiato niente e nessuno. Poi i ribelli hanno ceduto e sono entrati soldati e milizie filo-regime. Molti insorti catturati sono stati «torturati e uccisi con un colpo alla testa». Nell’ospedale improvvisato ci sono state «28 esecuzioni sommarie».

L’Osservatorio ha anche pubblicato un video amatoriale che mostra corpi di uomini a terra, coperti di sangue. L’agenzia di Stato Sana ha confermato i combattimenti a Jdiadet al Fadl, dove le forze armate avrebbero «inflitto gravi perdite ai terroristi». Dato sicuramente vero, il problema è che ormai, con la piega sempre più bosniaca presa dalla guerra, non si distingue più fra combattenti e civili. Ancora ieri, nel Nord, vicino a Idlib, colpi di artiglieria sono caduti sulla scuola del villaggio di Al Maghara: morti nove bambini e cinque insegnanti.

La controffensiva del regime, ancora una volta, si è concentrato sull’asse che da Damasco, passa per Homs e arriva fino ad Aleppo. Secondo il giornale libanese filo-sunnita «Dar al Hayat», attorno a Homs e verso la capitale è intervenuta anche una colonna di 1200 Hezbollah. Sarebbe il primo massiccio intervento dell’organizzazione sciita libanese a favore di Assad.

Di sicuro l’intervento straniero c’è già, da tutti i lati. Migliaia di militanti provenienti dall’Iraq e dalla Penisola arabica rafforzano i ranghi della brigata Al Nusra, apertamente leale ad Ayman al Zawahiri, il leader di Al Qaeda. Sempre di ieri è la notizia di un loro raid di vendetta in un villaggio vicino a Dayr az Zor: 37 morti, case bruciate.

Tutta la Siria è un campo di battaglia: secondo l’Onu, un terzo delle case sono distrutte o gravemente danneggiate. E l’alto commissariato per i Rifugiati avverte che se continua così entro la fine dell’anno «oltre la metà dei siriani avrà bisogno di aiuto». Se saranno ancora vivi.

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