Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
nella grande turbolenza politica dei giorni scorsi, i giornali italiani non hanno prestato molta attenzione alle indagini sugli attentati di Boston e alla scoperta dei loro colpevoli (trovate qui le notizie riportate da Informazione Corretta: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=48849). Eppure una riflessione sarebbe utile, anche per capire perché non solo i media italiani ma anche i "grandi giornali" europei e americani abbiano bruscamente ridotto l'interesse su questa faccenda.
Bisogna chiedersi innanzitutto perché in questo momento due tipi così abbiano compiuto un attentato del genere. L'America non è certo coinvolta nella repressione cecena, anzi storicamente l'ha contrastata. Si è ritirata dall'Iraq (lasciandolo in mano agli islamisti sciiti), se ne sta andando dall'Afganistan (con esiti probabilmente analoghi a favore dei talebani). Non c'è nulla di specialmente antislamico a Boston, né nella maratona. Allora perché? Perché ignorare un debito di gratitudine che qualunque persona normale, provenendo da un territorio devastato come la Cecenia e ospitato pacificamente e generosamente dagli Stati Uniti dovrebbe naturalmente provare? La risposta è una sola: odio. Il sistema politico islamico (che non è distinto dalla "religione" dell'Islam, la nozione della religione come distinta dalla politica è un costrutto culturale cristiano, che non vale per l'Islam, ma neppure per buddhismo, confucianesimo, ebraismo e la maggior parte delle "religioni" storiche) non sopporta l'idea di poteri e territori non musulmani, crede di dover fare loro la guerra e conquistarli; in particolare non accetta che vi sia qualcuno più potente della comunità islamica: questa è la "colpa" degli Stati Uniti e dell'Europa, non solo di Israele. E questo spiega gli infiniti atti di odio gratuito - o se preferite di guerra - che i musulmani hanno portato contro l'Occidente, da quando si sono diffusi in esso e hanno capito di poterlo ferire: gli attentati alle due Torri, alla metropolitana di Londra, alla stazione ferroviaria di Madrid, per citare solo gli episodi più clamorosi. E il fatto che essi siano regolarmente stati oggetto di festeggiamenti popolari, com'è accaduto anche di quest'ultimo a Gaza (http://www.focusonisrael.org/2013/04/16/attentato-boston-gaza-festeggiamenti/). Guardate qui altri festeggiamenti (http://www.israelnewsagency.com/bostonmarathonterrorattackpalestiniansdancingcandygazaobamahamasislamicjihadhezbollahiran48041513.html) e ascoltate il discorso francamente mafioso di un imam egiziano a proposito dell'attentato (http://www.memri.org/clip/en/0/0/0/0/0/0/3807.htm). Queste sono cose che si sanno, ma su cui vale la pena di riflettere, perché implicano che la natura islamica di questo terrorismo non è casuale, ma ha a che fare con la dimensione più propria e caratteristica della politica musulmana.
Questo è un fatto che urta sgradevolmente contro l'ideologia terzomondista che è dominante in gran parte della sinistra. E' la ragione per cui buona parte dei giornali, fino a quando non sono stati scoperti i colpevoli, ha cercato di indicare altre responsabilità più politicamente corrette (l'estremismo di destra, il "suprematismo" bianco ecc.) e poi se ne sono stati più zitti possibile, o hanno addirittura mostrato simpatria per gli assassini, come ha fatto il New York Times (http://www.jihadwatch.org/2013/04/new-york-times-shows-sympathy-for-boston-jihad-murderers.html). Direte: sono fatti loro, se antepongono l'ideologia ai fatti. Sì, loro e dei loro lettori, peccato che si autodefiniscano i "migliori" giornali. Qualcosa del genere del resto è accaduto in Italia e non solo al "Fatto" e al "Manifesto", ma anche a "Repubblica".
Conclusione: alcuni hanno definito "artigianale" quest'attentato, realizzato con materiali di facile reperibilità. Sono gli stessi che definiscono artigianali i razzi che seminano terrore e qualche volta anche sangue e morte nel sud di Israele (e che fra l'altro hanno ripreso a cadere con impressionante continuità). Ma il fatto che siano fabbricati in casa e non solo realizzati con la grande logistica di Al Queida rende più grande il pericolo, non lo minimizza affatto. E mostra come quel che domina le relazioni politiche fra Occidente e l'Islam è un odio unidirezionale, violento e mortale. Rendersi conto di ciò e trarne le conseguenze politiche necessarie è un dovere per tutti, in particolare per chi influenza l'opinione pubblica o è responsabile della sicurezza collettiva.