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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera-Libero Rassegna Stampa
21.04.2013 Strage di Boston: i commenti di Alessandra Farkas, André Aciman, John McCain, Carlo Panella
Sottovalutazione, integrazione fallita, minaccia jihadista

Testata:Corriere della Sera-Libero
Autore: Alessandra Farkas-Carlo Panella
Titolo: «Vi racconto la rabbia dell'integrazione fallita-Il diritto 'a restare in silenzio' negato al giovane estremista-L'irrangiungibile sicurezza di una società aperta e libera»

Strage di Boston: i commenti oggi, 21/04/2013 di Alessandra Farkas sul CORRIERE della SERA , a pag.17, con l'intervista allo scrittore André Aciman, mentre come verrà interrogato il fratello catturato è descritto nel pezzo successivo. Su LIBERO Carlo Panella, dopo aver sentito un esperto, fa sua la tesi che i due terroristi siano solo due schegge impazziste, sottovalutando, a nostro parere, la frammentazione degli attacchi terroristici dopo l'eliminazione di Osama Bin Laden. La maniera per sventarli c'è, a cominciare dal non sottovalutare, o peggio ignorare, le analisi di intelligence.
L'opinione di IC è contenuta oggi nella Cartolina di Ugo Volli.
Ecco gli articoli:

Corriere della Sera-Alessandra Farkas: " Vi racconto la rabbia dell'integrazione fallita"


André Aciman      Alessandra Farkas

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
NEW YORK — È facile calarsi nella mente assassina dei due fratelli ceceni di Boston per lo scrittore considerato uno dei massimi interpreti dell'alienazione che affligge il «nuovo» emigrante, lacerato tra American dream e difficoltà di assimilazione. «Sei infuriato perché ogni tuo tentativo di integrarti è fallito e ti risenti di aver buttato alle ortiche i tuoi vecchi valori», racconta André Aciman, autore di Ultima notte ad Alessandria(Guanda), «Resti solo con la tua rabbia furiosa che cova sotto la cenere per anni, prima di esplodere in una deflagrazione micidiale».
Nato ad Alessandria in una famiglia ebraico-sefardita di origini turche e trasferitosi prima in Italia e poi in Usa per sfuggire alle persecuzioni degli ebrei promosse dal presidente Nasser, nel suo nuovo libro appena uscito in America Harvard Square (Norton) Aciman racconta la storia autobiografica di un giovane studente egiziano iscritto al corso di Master ad Harvard e desideroso di assimilarsi nella sua nuova patria che finisce per essere fagocitato dal fascino satanico di Kalaj, un taxista arabo di Cambridge, carismatico e semifallito, che rischia di far deragliare la sua promettente carriera di docente.
«La storia del mio libro ricalca quella dei fratelli Tsarnaev. Come fratello Kalaj, il 26enne Tamerlan era già troppo vecchio quando la famiglia si trasferì in America. E infatti va male a scuola, ha problemi con la legge e non riesce a ottenere la cittadinanza. Il fratello più giovane Dzhokhar, al contrario, è completamente integrato e al liceo è amato da compagni e professori, prima di essere traviato dal maggiore, finendo dentro un vortice buio».
Parlando alla nazione, anche il presidente Obama si è chiesto come sia stato possibile.
«Dopo il ritorno dei genitori in patria Tamerlan ha assunto un ruolo paterno nei confronti del fratellino, esercitando su di lui un'influenza totale. Dzhokhar è diventato il suo burattino, per lealtà e devozione».
Qual è la dinamica che regola l'attrazione esercitata su alcuni dal male assoluto?
«L'ho raccontata in prima persona nella parte del libro in cui i miei docenti Wasp m'invitano a sedermi con loro nel bar, facendomi però capire di non essere benvenuto. Uno schiaffo morale che mi fa dire "se avessi un mitra li sterminerei tutti" e poi subito dopo gongolare per aver provato tanto odio. Non è un caso che i due fratelli ceceni abbiamo fatto detonare il loro nel Patriot's Day, il giorno più sacro dell'anno per Boston. Come a sottolineare: noi stranieri contro voi americani».
E anche contro Boston, o meglio Cambridge?
«Proprio così. I Tsarnaev vivevano a Cambridge, il luogo simbolo più prestigioso e affluente del pianeta che ospita l'università dove i ricchi e potenti mandano a scuola i propri figli: Harvard. Incontrare tutti i giorni questi rampolli dell'aristocrazia americana, realizzando quanto sei diverso e lontano da loro, può essere tossico».
L'American dream oggi è più difficile da realizzare?
«L'America è il paese più ospitale del mondo. Ti offre una patria senza rinunciare alla tua identità, purché rispetti le sue regole che però non t'impone come Russia e Francia. Alcuni politici repubblicani lanceranno la caccia allo straniero ma non ci riusciranno mai per il semplice motivo che ce ne sono troppi. Il vero pericolo è un altro».
Quale?
«Le armi che finiscono nelle mani di giovani squilibrati come Adam Lanza o di giovani emarginati come Tamerlan e alla deriva come Dzhokhar. L'America delle nuove ondate migratorie è piena di giovani come loro: una bomba ad orologeria che l'Islam radicale, l'unico che si è dimostrato impermeabile all'American dream, potrebbe far esplodere. È successo in Inghilterra e in Francia e può succedere anche da voi in Italia».

Corriere della Sera- " Il diritto << a restare in silenzio >> negato al giovane estremista "


BOSTON — Il diritto a restare in silenzio dopo l'arresto non vale per il sospetto attentatore di Boston. Sarà interrogato senza che gli vengano letti «i suoi diritti», i cosiddetti «Miranda rights». I Miranda Rights sono considerati inalienabili dal 1966, quando furono sanciti dalla Corte Suprema: «Hai il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirai potrà essere usata contro di te. Hai il diritto di chiamare un avvocato prima dell'interrogatorio», è la sostanza della frase che ogni agente deve leggere da 47 anni a questa parte a un arrestato. Ma l'amministrazione Usa ha invocato una rara eccezione prevista per i casi di «sicurezza pubblica», quando è necessario difendere i cittadini da pericoli immediati, perché Dzhokhar Tsarnaev potrebbe avere informazioni cruciali su altri ordigni esplosivi o su eventuali complici. La decisione ha tuttavia suscitato le proteste delle organizzazioni per i diritti civili. Anthony Romero, direttore dell'American Civil Liberties Union, sottolinea che «l'eccezione relativa alla sicurezza pubblica» ha un ambito limitato e che l'Fbi è autorizzata a interrogare Tsarnaev soltanto su minacce «imminenti»: «Sarebbe anticostituzionale usarla per costruire l'accusa contro il sospetto» (il Quinto emendamento garantisce infatti la facoltà di non rispondere per non autoaccusarsi). Dal lato opposto, alcuni conservatori vorrebbero trattare i «terroristi» (anche quando si tratta di cittadini americani sul territorio nazionale) come «combattenti nemici». Due senatori repubblicani, John McCain e Lindsey Graham, hanno proposto che nel caso di Tsarnaev siano applicate le leggi di guerra e che sia interrogato senza la presenza di un avvocato della difesa.

Libero-Carlo Panella: " L'irrangiungibile sicurezza di una società aperta e libera "

Carlo Panella                Jihad contro gli Usa è il nostro dovere religioso !

«A Boston non c’è stato un attacco di ribelli ceceni contro gli Usa, ma piuttosto un mix tra Beslan e Columbine»: Oliver Bulloch, inviato di guerra che conosce come pochi la Cecenia, sintetizza bene e con poche parole la novità sulla scena del terrorismo mondiale rappresentata dagli autori della strage di Boston. Non jihadisti islamici indottrinati e inquadrati in uno dei tanti satelliti della galassia di al Qaida. Non uno dei tanti ragazzotti fanatici yankee che fanno strage di ragazzi innocenti in una scuola, come a Colombine. Ma un “mix”, un incrocio, un ibrido tra i due fenomeni dell’orrore e del terrore. Una novità assoluta e inquietante, che mette in luce l’impossi - bilità per un Paese libero e democratico di attuare misure di prevenzioni efficaci che impediscano stragi di questo tipo. L’obiettivo scelto dai due fratelli ceceni - gli spettatori di una normale maratona - è assolutamente privo di ogni e qualsiasi caratura politica.Nonha nulla a che fare con la feroce repressione russa in Cecenia, non ha nulla a che fare con nessun altro contesto politico. Men che meno ha a che fare con alcuna violazione della «visione del mondo» del fondamentalismo islamico. Quella maratona non era certo «haram», impura, peccaminosa: era una normalissima e gioiosa competizione sportiva, assolutamente lecita anche per la legge shariatica. Fare strage di spettatori in quel contesto, posare la bomba alle spalle di un bimbo di 8 anni che ne verrà straziato - come si vede in una angosciante immagine televisiva - è ferocia immotivata allo stato puro. Né mancavano a Boston e ovunque negli Usa obiettivi russi o legati alla Russia di Putin - indubbiamente feroce repressore dei ceceni - che avrebbero dato almeno un qualche senso all’azione stragista. Non solo: i due fratelli Tsarnaev, nelle abbondanti tracce lasciate sul web, non hanno dato alcuna testimonianza di essere avvolti da una travolgente ideologia islamista, come hanno invece fatto altri «terroristi fai da te» che si sono resi responsabili di stragi nel recente passato negli Usa o in Europa (Italia inclusa). Ma negli stessi siti jihadisti si nota nelle ultime ore un’assoluta lontananza dal proprio contesto di fanatismo religioso, tanto che in uno di questi si dichiara, con scandalo: «Dzhoucar Tsarnaev ha scritto su VKonctate - il Facebook russo - che luièinteressato soprattutto ai soldiealdenaro; non ha il profilo del mujhaedin jihadista». Gli stessi ordigni approntati per la strage testimoniano di questa sfocata realtà: non un giubbotto da kamikaze - peraltro molto più efficace sotto il profilo tecnico e intriso di forti valenze religiose di martirio - non raffinati esplosivi, ma due banali pentole a pressione riempite di bulloni ed esplosivo dozzinale. Terrorismo di bassa lega, da periferia urbana. Si apre dunque ora una nuova fase del contrasto al terrorismo, perché i due fratelli Tsarnaev - proprio per questa loro matrice anonima, per lo strano mix di componenti stragisti di cui erano intrisi - non erano inalcun modo rintracciabili preventivamente attraverso le pur sensibilissime antenne dell’antiterrori - smo Usa. Naturalmente ora le indagini proseguiranno e setacceranno il passato dei due fratelli assassini, alla ricerca di sintomi che possanoin futuro intercettare possibiliemuli. Lo stesso Dzhoucar Tsarnaev, ferito ma catturato, potrà fornire utili testimonianze e indicazioni al riguardo. Ma resta un problema, difficilmente risolvibile. Come si può coniugare la vita libera, aperta, democratica di un grande paese occidentale come gli Stati Uniti, o le nazioni d’Europa e dell’Occidente con una seria ed efficace prevenzione del terrorismo? Questione Scabrosa. Soluzione quasi impossibile.

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