Passata l'ubriacatura delle "primavere arabe", arrivano le cronache delle "gesta" dei fondamentalisti islamici al potere. Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 24/03/2013, a pag.14, una pezzo di agenzia dal titolo "Sfidò i salafiti in topless: scomparsa". Da LIBERO, a pag.16, la cronaca di Enrica Ventura, dal titolo "Forche, linciaggi, crocifissioni, in Egitto è Shari'a fai da te".
Corriere della Sera- "Tunisia: sfidò i salafiti in topless: scomparsa"

Amina in topless contro i salafiti
TUNISI — Da giorni non si hanno più notizie di Amina, l'attivista tunisina 19enne di «Femen» minacciata per avere pubblicato, sulla sua pagina Facebook, foto che la ritraggono con il seno nudo e la scritta sul petto: «Il mio corpo mi appartiene e non è di nessun altro». «Femen» è il gruppo di attiviste ucraine che con le ormai note performance in topless si batte per i diritti delle donne. Dopo essere stata piratata da un hacker che si fa chiamare «Al Angour», la pagina di Amina sul social network non è più stata aggiornata. Non riuscendo a contattarla, le attiviste di «Femen» hanno lanciato l'allarme. Dopo la pubblicazione delle fotografie, la liceale era stata bersaglio di critiche e minacce di morte da parte di salafiti tunisini. Un noto predicatore integralista, Adel Almi, si è spinto a dire che Amina, con il suo gesto, merita dieci frustate sulla schiena e la lapidazione.
Libero-Enrica Ventura: " Forche, linciaggi, crocifissioni, in Egitto è Shari'a fai da te"

Impiccagioni, amputazioni di mani e piedi, tentativi di crocifissione: è il «nuovo» Egitto, un tempo leader dei Paesi arabi che ora sta sprofondando – grazie ai Fratelli musulmani e ai salafiti maggioranza in Parlamento – nel caos e nell’islamismo più estremista e violento. Nell’Egitto che si definisce democratico non c’è, né c’è mai stata, traccia di quella società civile che a piazza Tahrir chiedeva democrazia, libertà, laicismo, dopo la deposizione di Hosni Mubarak, senza sapere che avrebbe fatto una fine ben peggiore con il suo successore, Mohamed Morsi, proveniente dai Fratelli musulmani. Il Paese è nell’anarchia più totale e vige soltanto una legge, quella coranica. A riferirlo è Asianews, che racconta come l’appello ad arrestare i criminali, fatto giorni fa dal procuratore generale, Talaat Abdullah, ha lasciato campo libero ai sostenitori della sharia nella sua applicazione più oltranzista: chi viene ritenuto pericoloso è catturato dalla popolazione civile, che lo malmena, se tutto va bene, quando non lo mutila (applicando la legge del taglione) oppure non tenta di impiccarlo o crocifiggerlo. Episodi come questi si verificano soprattutto nei villaggi di campagna e nelle periferie delle immense metropoli egiziane. E da alcune settimane sono spuntate ronde di matrice islamista, per garantire la sicurezza, gruppi di vigilantes per amministrare la giustizia, la loro giustizia, basata sulla legge coranica. La maggior parte di loro appartiene alla Jamaa al- Islamiya che di recente ha chiesto alle autorità il consenso di girare armata. Il nome è lo stesso gruppo che nel 1997 si attribuì la strage di Luxor, dove furono trucidata una sessantina di turisti occidentali. Ora sono i suoi membri a voler proteggere il Paese. Una sicurezza fatta di pestaggi e giustizia fai da te. È il caso di quello che è successo lo scorso giovedì nel villaggio di El- Guindiya, nel governatorato di Sharqiya, 500 km a nord del Cairo, nella regione del Delta del Nilo, di cui riferisce il sito Ahram Online, dove una folla senza controllo ha legato a un albero un uomo sospettato di furto, picchiandolo fino a ucciderlo. Ancora più raccapricciante quanto accaduto due settimane fa, quando un gruppo di vigilantes del villaggio di Sammound, nel governatorato di Gharbiya, ha impiccato due persone accusate di aver tentato di rapire una ragazza che era a bordo di un risciò. Prima però le due vittimesono state linciate, poidenudate e infine appese a un albero, sotto gli occhi degli abitanti. Una volta uccisi, i due ragazzi sono stati messi a testa in giù, per mettere in guardia la popolazione, costretta ad assistere all’orribile spettacolo pubblico, ma incitando le improvvisate guardie gridando loro «uccideteli, uccideteli». Un fotografo presente ha dichiarato di aver ricevuto minacce di morte se avesse scattato immagini dei linciaggi. E gli esempi, purtroppo, non mancano. Un altro caso si è verificato a Mahallah Ziad, nello stesso governatorato di Gharbiya. Centinaia di personehannocircondato una stazione di polizia tentando di catturare e giustiziare unuomo sospettato di aver rapito una ragazza del posto. L’attuale situazione è frutto di uno sciopero dei poliziotti, che si sono rivoltati contro Morsi e il governo, chiedendo di «non essere più uno strumento del ministro», riferendosi a quello degli Interni Mohamed Ibrahim, accusato di volere la polizia al servizio dei Fratelli musulmani. Il risultato? La sharia avanza incontrollata.
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