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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa Rassegna Stampa
15.03.2013 Francia e Gran Bretagna pronte ad armare i ribelli in Siria
cronaca di Alberto Mattioli

Testata: La Stampa
Data: 15 marzo 2013
Pagina: 28
Autore: Alberto Mattioli
Titolo: «'Armare gli insorti in Siria'. Parigi e Londra fanno da sole»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 15/03/2013, a pag. 28, l'articolo di Alberto Mattioli dal titolo "'Armare gli insorti in Siria'. Parigi e Londra fanno da sole".

In Siria, Francia e Regno Unito faranno da soli e riforniranno di armi i ribelli anche se l’Unione europea deciderà di continuare a stare a guardare il massacro. La svolta, già annunciata da David Cameron, è stata ribadita ieri dai francesi con un doppio annuncio. In mattinata, il ministro degli Esteri, Laurent Fabius, è andato a farsi intervistare alla radio: «Non possiamo accettare - ha detto - che ci sia uno squilibrio: da un lato, Iran e Russia che forniscono armi a Bashar al Assad; dall’altro, i rivoltosi che non possono difendersi». Quindi togliere l’embargo europeo sulle armi è indispensabile. Parigi e Londra chiedono che il vertice sulla questione, previsto per fine maggio, sia anticipato. Ma se a Bruxelles non si troverà l’unanimità, agiranno autonomamente.

Più tardi, François Hollande in trasferta a Bruxelles ha argomentato così la decisione: «Siamo pronti a sostenere la ribellione, quindi siamo pronti ad arrivare a questo. Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. Pensiamo che una transizione politica debba essere la soluzione per la Siria. Ma non possiamo lasciar massacrare il popolo da un regime che non la vuole». Tanto più che «oggi delle armi sono già inviate in Siria, ma al regime, soprattutto dai russi».

Dopo due anni di guerra civile, scoppiata il 15 marzo 2011 e costata, secondo l’Onu, 70 mila morti (ma Hollande ha parlato di 100 mila), secondo Fabius «bisogna andare molto veloci». E ha aggiunto anche quanto: la Francia potrebbe iniziare le spedizioni entro la fine di marzo. L’Ue, al solito, è nell’imbarazzo. Secondo il portavoce di Catherine Ashton, responsabile di una politica estera che non c’è, «è sempre possibile iniziare una discussione». Ma è noto che diversi Paesi, la Germania è il più importante, sono contrari ad aiutare militarmente la ribellione.

Secondo l’annuale «Military balance», la bibbia militare appena pubblicata dell’Istituto internazionale per gli Studi strategici di Londra, le forze a disposizione di Assad sono ormai dimezzate a causa delle perdite e soprattutto delle diserzioni. Insomma, il regime sta perdendo la guerra. Proprio per questo, a detta di Aviv Kochavi, capo dell’intelligence militare israeliana, starebbe preparandosi a usare armi chimiche. La decisione di Parigi e Londra è stata salutata dall’opposizione siriana, per altro divisa. Il regime, ovviamente, le accusa invece di «violare il diritto internazionale».

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