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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
02.03.2013 Israele: etiopi, una pseudo-polemica
Cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 02 marzo 2013
Pagina: 23
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Controllo delle nascite per le immigrate etiopi»

Sul CORRIERE della SERA di oggi, 02/03/2013, a pag.23, con il titolo ''Controllo delle nascite per le immigrate etiopi'', di Davide Frattini. In realtà una peudo-polemica, nata da una interrogazione alla Knesset di una deputata di origine etiope appena eletta. Andava detto, e Frattini doveva ricordarlo, che le condizioni sanitarie in Etiopia erano (e forse sono ancora) a livelli primitivi, per cui una delle prime preoccupazioni dei medici è stata quella di intervenire per garantire la salute dei nuovi immigrati. La deputata di Yesh Atid ha fatto uno scoop che l'ha resa nota in tutto il paese, ma non un buon servizio alla verità. In politica, si sa, tutto il mondo è paese.
Ecco l'articolo:

Yityish Aynaw, 21 anni, Miss Israele 2013, di origine etiope

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME — I Bet Israel (Casa d'Israele) hanno sempre pregato di poter «rivedere le colline di Gerusalemme», anche quando vivevano sulle montagne della regione di Gondar. La promessa della Terra Promessa è stata realizzata dalle Operazioni Mosè (1984) e Salomone (1991), quando migliaia di ebrei etiopi vennero imbarcati sugli aerei, portati via dalla carestia e dalla dittatura di Menghistu.
L'immigrazione è continuata, meno massiccia, con un picco tra il 2000 e il 2004. Otto anni fa è arrivata Yityish Titi Aynaw — bambina, orfana — ed è diventata mercoledì la prima Miss Israele nata in Etiopia. Otto anni fa sono arrivate anche le donne che raccontano in un documentario di essere state costrette a lasciarsi iniettare dosi di Depo-Provera, un contraccettivo a lungo termine. Trentacinque di loro parlano davanti alla videocamera di Sebba Reuven e ricordano le pressioni esercitate dai medici nei campi di transito in Africa: «Ci ripetevano "non potete avere troppi bambini", dicevano che sarebbe stato difficile per noi mantenerli in Israele. Così abbiamo accettato la puntura, non avremmo voluto, abbiamo protestato». L'inchiesta trasmessa dal canale educativo israeliano calcola che nell'ultimo decennio la natalità nella comunità etiope sia crollata del 50 per cento.
Yaakov Litzman, viceministro della Sanità, prima ha smentito la pratica, adesso ha istituito una commissione per indagare le denunce, dopo le pressioni di Pnina Tamamu-Shata, avvocato e la prima donna etiope a entrare alla Knesset: è stata eletta a fine gennaio con il partito di Yair Lapid. «Un'intera comunità vuole sapere se i bambini etiopi non sono benvenuti in questo Paese — commenta la neoparlamentare — e se i funzionari hanno sfruttato sistematicamente la fragilità delle donne in attesa di immigrare». Da attivista Tamamu-Shata ha già guidato le proteste dei falasha, quando nel 2006 è stato rivelato che le sacche di sangue donato dagli africani venivano gettate via per paura che fossero contaminate con il virus dell'Hiv.
Le iniezioni del contraccettivo sarebbero andate avanti (vanno ripetute ogni novanta giorni) fino a un mese fa e sono state fermate dopo la messa in onda del documentario. Il direttore generale del ministero ha ordinato ai medici delle organizzazioni pubbliche di «non rinnovare le ricette senza prima essersi assicurati, anche con l'aiuto dei traduttori, che le donne comprendano le implicazioni e le controindicazioni del farmaco».

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