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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Foglio Rassegna Stampa
22.02.2013 Buoni rapporti fra Israele e Russia
commento di Massimo Boffa

Testata: Il Foglio
Data: 22 febbraio 2013
Pagina: 2
Autore: Massimo Boffa
Titolo: «Perché i rapporti tra Russia e Israele non sono mai stati così buoni»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 22/02/2013, a pag. 2, l'articolo di Massimo Boffa dal titolo "Perché i rapporti tra Russia e Israele non sono mai stati così buoni".


Massimo Boffa

Tel Aviv. Zvi Magen, una carriera nell’intelligence militare e nella diplomazia, è il decano degli specialisti israeliani sulla Russia. Ambasciatore a Mosca alla fine degli anni Novanta, quindi a capo del Nativ, l’agenzia incaricata dei contatti con gli ebrei dell’est Europa, oggi Magen dirige il dipartimento russo dell’Inss (Institute for National Security Studies). E’ la persona giusta a cui chiedere come si stanno sviluppando i rapporti tra la Russia e Israele, soprattutto dopo la forte impressione, avuta recentemente a Mosca, di una politica molto jewish friendly da parte del Cremlino. “La Russia ha una politica ambivalente. E’ amica di Israele, ma è amica anche dei suoi nemici, Siria e Iran. Mosca vuole un ruolo in medio oriente, vuole avere voce nella sistemazione della regione, per questo ha bisogno di una partnership con Israele. E’ senz’altro una politica interessante, loro la chiamano multivettorialità: parlare con tutti, proporsi come mediatore nei conflitti.
Questa politica, però, poteva andare bene fino alle primavere arabe, che hanno colto i russi alla sprovvista e che Mosca ha giudicato negativamente: prevedono un rafforzamento dell’islam radicale e dunque un aumento dell’instabilità. A quel punto la Russia si è schierata con gli sciiti contro i sunniti. La Russia teme l’islam, e ha ragione, a causa delle minacce che esso rappresenta per i suoi interessi nel Caucaso e nell’Asia centrale”. Resta il fatto che i rapporti tra Mosca e Gerusalemme non sono mai stati così buoni come oggi. “E’ vero, i rapporti sono buoni. Ma la Russia ha bisogno di Israele più di quanto Israele abbia bisogno della Russia. Sanno che Israele è molto avanti in campo tecnologico e credono che abbiamo una certa influenza in occidente. Il vero problema, però, è che gli Stati Uniti non vogliono la Russia in medio oriente. Oggi Washington vede la Russia come il suo principale avversario geopolitico, più della Cina e dell’islam: non vuole che la Russia torni a essere una superpotenza che dice la sua su tutti i problemi del mondo, non vuole che vada avanti il progetto euroasiatico di Putin, e quindi la vuole indebolire.
La Russia, per esempio, sarebbe stata disposta a fare concessioni sulla Siria, ma in cambio chiede un reset 2.0, cioè un accordo globale, soprattutto sulla difesa antimissilistica nell’Europa dell’est, cosa che Washington non vuole: vuole la Siria gratis. E’ un gioco molto grande, più grande di Israele. Noi comunque siamo parte del sistema occidentale, e i russi in questo momento sono dall’altra parte”. E intanto, all’orizzonte, è sempre vivo il problema iraniano. “Ho l’impressione che in Russia coesistano due posizioni opposte, altrettanto autorevoli. Da un lato, c’è chi vede nell’Iran un fondamentale alleato geopolitico in chiave antioccidentale. In caso di guerra, e se le circostanze lo permettono, costoro immaginano di promuovere gli interessi russi nel Caucaso, anche muovendo le truppe.
Dall’altro lato, c’è chi teme gli effetti distruttivi di un tale scenario e vorrebbe la Russia più decisamente a fianco dell’occidente per contenere le ambizioni nucleari di Teheran, anche perché, a lungo andare, vedono in un Iran espansivo una minaccia grave nel Caucaso e nell’Asia centrale. In caso di guerra, costoro preferirebbero un atteggiamento cauto: sventolar di bandiere, molta retorica, iniziative all’Onu, movimenti di navi, poi basta. Insomma, mi sembra che non ci siano segnali chiari su quella che potrebbe essere la reazione di Mosca”.

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