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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa Rassegna Stampa
10.02.2013 Mali: eliminazioni mirate, tocca a Belmokhtar ?
La cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 10 febbraio 2013
Pagina: 15
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Droni, parte la caccia nel Sahara»

Sulla STAMPA di oggi, 10/02/2013, a pag. 15, con il titolo "Droni, parte la caccia nel Sahara", Maurizio Molinari analizza la possibilità che il governo Usa continui la politica delle eliminazioni mirate, questa volta in Mali, obiettivo Mokhtar Bel Mokhtar.

Mokhtar Belmokhtar                                       Maurizio Molinari

L’amministrazione Obama sta considerano la possibilità di includere Mokhtar Belmokhtar nella «Kill List» con i nomi dei terroristi da eliminare, estendendo gli omicidi mirati al Maghreb. È il «Wall Street Journal» ad alzare il velo sul confronto in atto nell’«intelligence community», scaturito dalla richiesta di alcuni «alti funzionari» di individuare in Belmokhtar un «nemico degli Usa» a seguito del recente assalto da lui guidato contro un impianto petrolifero algerino, nel quale sono morti 37 stranieri inclusi tre cittadini americani.

Mokhtar Belmokhtar è il leader del gruppo jihadista denominato «Coloro che firmano con il sangue», emanazione di Al Qaeda nel Maghreb Islamico e composto da militanti jihadisti e salafiti provenienti da più nazioni del Nordafrica, spesso veterani dell’Afghanistan. Dato più volte per morto, Belmokhtar è riuscito a sfuggire anche alla battaglia di In Amenas con i militari algerini. Se la richiesta di includerlo nella «Kill List» dovesse essere avallata, la conseguenza sarebbe di estendere le attività di «ricerca ed eliminazione dei terroristi» con i droni armati di missili anche a Maghreb, mentre al momento è limitata a Yemen, Somalia e Pakistan. Un’altra opzione potrebbe essere di non affidare la caccia al leader jihadista algerino alle truppe speciali, a cui toccherebbe di braccarlo nel Sahara.

Esistono infatti più «Kill List»: la prima, con i nomi dei maggiori leader di Al Qaeda, venne redatta dal governo all’indomani degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, ed in seguito ne sono state aggiunte altre due, una gestita dal Pentagono e l’altra dalla Cia. Dall’insediamento dell’amministrazione Obama, nel gennaio 2009, è stato il consigliere per l’antiterrorismo John Brennan a partecipare per la Casa Bianca al coordinamento fra queste tre liste, che porta a selezionare i nomi da eliminare sui quali è poi il presidente degli Stati Uniti ad avere l’ultima parola. E può decidere di ricorrere ai droni come alle truppe speciali.

La moltiplicazione degli attacchi con i droni ha consentito di eliminare in quattro anni centinaia di capi e militanti di Al Qaeda e altri gruppi jihadisti in Pakistan, Somalia e Yemen ma ora il caso-Belmokhtar pone la possibilità di estendere tali operazioni anche al Sahel. A dimostrazione che la scelta non è stata ancora compiuta ci sono le dichiarazioni rese dal generale Martin Dempsey, capo degli stati maggiori congiunti, davanti al Senato, spiegando che i responsabili dell’uccisione dell’ambasciatore Usa Chris Stevens a Bengasi non sono stati colpiti «per carenza di intelligence» sugli obiettivi. Tali informazioni mancanti sono quelle che la Cia potrebbe mettere a disposizione del Pentagono se la Casa Bianca deciderà di dare luce verde alla caccia di Belmokhtar. A spingere in questa direzione è il governo di Parigi, che dall’inizio dell’intervento militare in Mali sta premendo su Washington affinché metta a disposizione i droni per braccare ciò che resta dei gruppi jihadisti fuggiti da Timbuctù.

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