Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 29/01/2013, a pag. 1-4, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " Nel monte di Fordo ". Dalla STAMPA, a pag. 14, l'articolo di Francesco Semprini dal titolo " Iran, una scimmia in orbita alla conquista dello spazio ", preceduto dal nostro commento.
Ecco i pezzi:
Il FOGLIO - Giulio Meotti : " Nel monte di Fordo "


Giulio Meotti Bibi Netanyahu
Roma. Con il trasferimento di tutte le centrifughe più avanzate nella montagna di Fordo, quattro mesi fa il programma nucleare iraniano si era spostato ufficialmente sotto terra. Adesso un sabotaggio potrebbe aver messo fuori uso parte della centrale. Lunedì scorso ci sarebbe stata una forte esplosione che ha colpito il sito nucleare, il “sancta sanctorum” del programma iraniano. La notizia dell’esplosione è stata resa pubblica da Hamid Reza Zakeri, ex ministro della Sicurezza iraniano fuggito dal paese due anni fa, e da Reza Kahlili, una ex guardia della rivoluzione riparata negli Stati Uniti, dove ha lavorato per la Cia. La notizia dell’esplosione è circolata per giorni, senza conferme, mentre il regime iraniano la bollava come “propaganda occidentale”. Fino a ieri, quando il Times di Londra ha pubblicato a tutta pagina: “Israeliani confermano l’esplosione a Fordo”. Poi è stata la volta del più diffuso giornale israeliano, Yedioth Ahronoth, che ha lanciato la notizia dell’incidente in prima pagina e secondo cui si tratterebbe del “più importante sabotaggio al programma nucleare iraniano”. Ieri il ministro della Difesa israeliano, Avi Dichter, ha detto che “ogni esplosione in Iran che non ferisce la gente ma colpisce le sue attività è la benvenuta”. Poi è intervenuto il ministro degli Affari strategici, Moshe Yaalon, già capo di stato maggiore: “Ogni incidente di questo tipo rallenta il programma nucleare iraniano”. Sarebbe un colpo micidiale al regime degli ayatollah. Fordo è sorvegliata dalle Guardie della rivoluzione, i centurioni del regime e come è noto sorge cento metri sotto terra, nelle viscere di una montagna. Parlando al Times, ufficiali israeliani si sono rifiutati di confermare le voci sencondo le quali aerei con la stella di David sarebbero stati visti al momento dell’esplosione vicino al sito nucleare. Dal vertice di Davos, in Svizzera, il ministro della Difesa Ehud Barak aveva appena detto che la diplomazia non fermerà i piani di Teheran e si deve essere pronti per “una operazione chirurgica” contro gli ayatollah. A domanda su cosa intendesse di preciso, Barak ha risposto: “Come uno scalpello”. Lo scorso settembre il New York Times aveva pubblicato un dossier sulle misure che l’Amministrazione Obama era pronta ad adottare per impedire all’Iran di ottenere la bomba nucleare. Si parlava, fra l’altro, di “un programma di attacchi clandestini contro i siti iraniani”. Nei giorni precedenti, erano stati usati esplosivi per tagliare le linee elettriche dalla città di Qom all’impianto per l’arricchimento dell’uranio di Fordo. Secondo il giornalista di Newsweek Eli Lake, l’esercito americano studia dal 2009 il sito di Fordo e avrebbe scoperto un vizio di costruzione che lo rende vulnerabile. Un ufficiale americano che lavora nelle operazioni sull’Iran aveva detto che “sono stati i nostri a farlo”, mentre ufficiali dell’intelligence israeliana, interpellati da Yedioth Ahronoth, affermavano che l’attacco dimostrerebbe che il bunker di Fordo può essere manomesso anche senza le bombe bunker buster in grado di perforare il sottosuolo. Il Sunday Times ha anche rivelato che un dispositivospia camuffato da roccia è esploso a Fordo. L’ordigno stava intercettando dati sensibili dei computer della centrale. Parlando al Foglio, Ron Ben Yishai, analista israeliano di intelligence, dice che è “improbabile” che israeliani siano riusciti a penetrare direttamente nella centrale atomica sotto terra. Ma da giorni si rincorrono dichiarazioni di ufficiali di Gerusalemme sulle principali testate. Ieri, parlando al Daily Telegraph, un dirigente della Sicurezza israeliano ha detto che Fordo non è impenetrabile: “Possiamo entrare in qualsiasi cosa costruita dall’uomo”.
Un cavallo di Troia?
Richard Silverstein, il blogger americano che la scorsa estate aveva pubblicato più o meno realistici piani di attacco israeliani al nucleare iraniano, scrive che l’operazione a Fordo è “una joint venture Israele-Stati Uniti- Mek”. Quest’ultima è la sigla dei Mujaheddin del popolo, il maggiore gruppo di opposizione al regime iraniano che dal 2002 è diventato la principale fonte di informazioni sul suo programma atomico clandestino. Stando alle informazioni del giornalista investigativo, nei giorni scorsi il premier israeliano Netanyahu avrebbe convocato una riunione dei vertici della Sicurezza per lanciare l’operazione “Achille”. Una sorta di cavallo di Troia da inserire nella centrale atomica di Fordo per metterla fuori uso. Un po’ cospiratorio, ma anche nel caso dello strike israeliano contro l’atomica siriana passarono molti giorni prima di comprendere cosa fosse davvero successo nel sito di al Kibar. Era l’“Operazione Frutteto”.
La STAMPA - Francesco Semprini : " Iran, una scimmia in orbita alla conquista dello spazio "


Barack Obama Ahmadinejad
Finalmente Barack Obama si è reso conto del pericolo che tutto il mondo occidentale corre di fronte al nucleare iraniano. Chissà che ora non gli riesca di comprendere meglio la situazione israeliana e prendere una posizione più ferma nel fermare il nucleare iraniano.
Teheran lancia in orbita la sua scimmietta spaziale e rianima i timori sullo sviluppo di programmi missilistici in tandem con la Corea del Nord. Le immagini, trasmesse dalla tv di Stato iraniana, mostrano l’animale, dall’aria visibilmente scossa e con tanto di giubbetto a mezze maniche, legato ad un sedile simile a quello usato per i bambini nelle automobili, e quindi inserito in una capsula balistica «Pishtan» o «Explorer», prima di essere lanciato in orbita ad un altezza di 120 chilometri. Per ora non sono trapelati dettagli sul sito utilizzato per l’esperimento o sulla tempistica seguita. I media locali, tuttavia, assicurano che la scimmietta è tornata «sana e salva» sulla Terra. «Si tratta di un successo che rappresenta il primo passo per la conquista dello spazio», dichiara il ministro della Difesa, Ahmad Vahidi, il quale spiega che un altro esperimento simile era stato eseguito nel 2010 con un vettore con a bordo un topo, una tartaruga e alcuni vermi, mentre un precedente tentativo di inviare nello spazio una scimmietta, nel 2011, è fallito per motivi mai resi noti.
La Repubblica islamica spiega che l’obiettivo dei suoi programmi spaziali è di mandare in orbita propri satelliti per monitorare i fenomeni sismici, particolarmente frequenti nel Paese, migliorare le telecomunicazioni, e rafforzare la sorveglianza militare nella regione. In realtà il timore degli Usa è che l’Iran voglia sviluppare tecnologie balistiche di lungo raggio utilizzabili con testate nucleari.
L’Onu ha imposto nel 2007 un embargo quasi totale sulle tecnologie spaziali e nucleari. I timori di Washington, così come quelli del Palazzo di Vetro, sono ancor più forti perché Teheran sembra porti avanti questi progetti in tandem con quello di Pyongyang, che lo scorso 12 dicembre ha lanciato in orbita, con successo, un satellite montato su un missile a lungo raggio. A conferma del fermento iraniano in materia di atomo c’è la notizia diffusa da media israeliani e occidentali, smentita da Teheran, di una violenta ed estesa esplosione in un sito nucleari nei pressi di Qom in seguito al quale sarebbero rimasti intrappolati 200 tra lavoratori, tecnici e scienziati.
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