Sul Supplemento domenicale del CORRIERE della SERA "LETTURA", riprendiamo oggi, 13/01/2013, a pag. 16, l'articolo di Daria Gorodisky, dal titolo " Il 'Nonno' che ripropose l'ebraico", un invito a leggere due classici della letteratura ebraica, Mendele Mocher Sfarim e Shalom Aleichem.


Shalom Aleichem, Mendele Mocher Sfarim
E' considerato il nonno della letteratura ebraica moderna, Mèndele Mochèr Sfarìm (o Mòicher Sfùrim nel più musicale yiddish), perché scrisse sia in yiddish che in ebraico, così rivitalizzando a metà del XIX secolo la lingua che nella Diaspora diventò esclusiva delle Scritture e delle preghiere; e perché era suo scopo diffondere cultura al suo popolo. Tanto che Sholem Yankev Abramovich (era il suo vero nome) scelse un nomignolo da «semplice» per presentarsi ai lettori, Mèndele Venditore di Libri, a ricordo dei dispensatori di sapere che dal Settecento giravano in Europa orientale con il carretto pieno di libri. Certo, uno pseudonimo era necessario come scudo alla censura, perché le sue narrazioni satiriche denunciavano le difficili condizioni di vita degli ebrei: alleviate dalle riforme dello zar Alessandro II, tra 111855 e 111881, ma tornate tragiche dopo il suo assassinio. Però lo spirito critico di Mèndele Mochèr Sfarìm (nato vicino a Minsk verso 111835) si abbatte anche all'interno, bersagliando i tic, le scuole di pensiero e i conservatorismi della sua comunità. Tutti elementi riuniti insieme in I viaggi di Beniamino terzo (Marietti, pp.161, 9,3o). Dove Beniamino e il suo comico scudiero Senderl, quasi Don Chisciotte e Sancho Panza in versione giudaica, lasciano la burlesca cittadina di Tuneyadevka alla ricerca del Fuori, del Mondo; o, meglio, della posizione dell'ebreo religioso ma moderno oltre i confini dello shtetl. Il tema interessò anche il sionismo, il dibattito sull'assimilazionismo, ed è tuttora attuale. Abramovich lo porse con l'artificio letterario di essere non autore bensì semplice trovatore di storie: «Prima che gli scrittori ebrei, il cui dito mignolo è più grosso dei miei fianchi, prima che essi si sveglino e pubblichino i libri del viaggio di Beniamino in ebraico, io voglio provare a pubblicare almeno un riassunto di tali viaggi nella lingua popolare yiddish», scrive nella prefazione il «nonno». Il titolo di «padre» fu invece assegnato al magnifico e prolifico scrittore Shalom Aleichem; e i due, che avevano una ventina di anni di differenza, si scrivevano chiamandosi reciprocamente nonno e nipote...
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