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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
02.01.2013 Israele, la popolazione supera gli otto milioni: in continua crescita
il commento poco comprensibile di Stefano Jesurum

Testata: Corriere della Sera
Data: 02 gennaio 2013
Pagina: 40
Autore: Stefano Jesurum
Titolo: «In Israele oltre sei milioni di ebrei, la forza simbolica di un traguardo»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 02/01/2013, a pag. 40, l'articolo di Stefano Jesurum dal titolo "In Israele oltre sei milioni di ebrei, la forza simbolica di un traguardo".


Stefano Jesurum

Stefano Jesurum si è accorto che, con la minaccia iraniana, può ripetersi in Israele il duplicato della Shoah europea.
In effetti i dati dell'istituto centrale di statistica israeliano (Alla vigilia del 2013  la popolazione israeliana è di circa 8 milioni di persone. Nel 2012 sono nati 170,000 bambini e il Paese ha accolto16,500 nuovi immigrati) confermano la natura democratica dello Stato ebraico senza bisogno di citare un politico totalmente screditato in Israele come Avraham Burg. (per maggiori informazioni su Burg, cliccare sui link sottostanti
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=26&sez=120&id=26684;
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=11&sez=120&id=27275;
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=42844.).
L'unica nota positiva è la citazione di Dina Porat che lascia ben sperare sul futuro demografico di Israele.
Ecco l'articolo:

Secondo l'Ufficio centrale di statistica di Gerusalemme, la popolazione ebraica di Israele ha superato i sei milioni (il 75.4% del totale). A poche ore dalla scomparsa di Rita Levi Montalcini, è un dato che si riempie di significati profondi su vari fronti e cercherò di spiegare perché.
Il mondo scomparso nella Shoah — sei milioni di vite, appunto; mettete in fila un nome dopo l'altro, una data di nascita dopo l'altra, un viso dopo l'altro, una famiglia dopo l'altra, un sorriso dopo l'altro — è stato tra i dolori più grandi che l'umanità abbia mai conosciuto. Una sofferenza immensa, una perdita straziante, una lacerazione non rimarginabile. Un impoverimento incalcolabile. L'esistenza è il dono più prezioso che ci sia, comunque. Ma poi, quante Rite Levi Montalcini c'erano nel milione di bambine e di bambini cancellati dal libro della vita? Questo, Rita — me ne parlò una volta —, non l'ha mai dimenticato.
Lei che non si stancava mai di sostenere che le razze non esistono ma i razzisti sì. E allora giudichiamo quel numero senza alcun dubbio emozionante di sei milioni facendo bene attenzione a non mettersi la coscienza a posto da un lato o a cadere nella retorica dall'altro. I popoli e la Storia ricordino che gli ebrei oggi in vita non compensano in alcun modo quelli discriminati, perseguitati, denunciati, arrestati, consegnati ai tedeschi, deportati, assassinati. Al tempo stesso teniamo ben presente che lo Stato di Israele non è e non è mai stato né una compensazione né una «vendetta» per la Shoah. E, come ricorda lo storico e politico Avraham Burg, «Israele non è una nazione di sei milioni di ebrei, ma di quasi otto milioni di cittadini, tutti uguali».
La terza considerazione non ha bisogno di commenti. Prima della Shoah gli ebrei erano quasi diciotto milioni, a guerra finita poco più di dodici. Oggi, come spiega Dina Porat, capo dello staff di storici di Yad Vashem, «siamo ancora sui tredici milioni, però la popolazione ebraica di Israele è quasi la metà della popolazione ebraica mondiale e siamo l'unica comunità che sta crescendo».

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lettere@corriere.it

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