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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera - Libero Rassegna Stampa
13.12.2012 Egitto, in attesa della shari'a, Morsi allunga le mani sulla banca centrale
Fratelli Musulmani sempre più potenti. Cronache di Redazione del Corriere, Maurizio Stefanini

Testata:Corriere della Sera - Libero
Autore: Redazione del Corriere della Sera - Maurizio Stefanini
Titolo: «L'opposizione in Egitto: Votate no alla Carta - Le mani islamiche sulla Banca centrale d’Egitto»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 13/12/2012, a pag. 17, l'articolo dal titolo " L'opposizione in Egitto: «Votate no alla Carta» ". Da LIBERO, a pag. 19, l'articolo di Maurizio Stefanini dal titolo "Le mani islamiche sulla Banca centrale d’Egitto " .
Ecco i pezzi:

CORRIERE della SERA - " L'opposizione in Egitto: «Votate no alla Carta»"

IL CAIRO — Il principale gruppo dell'opposizione in Egitto, il Fronte Nazionale di Salvezza, ha invitato ieri i cittadini a votare «no» nel referendum del 15 dicembre sulla controversa bozza costituzionale. Ma l'opposizione potrebbe anche ricorrere al boicottaggio se non verranno rispettate alcune richieste sulle modalità del voto, che includono il monitoraggio da parte della magistratura e di organizzazioni non-governative locali e internazionali, un'adeguata sicurezza, l'annuncio dettagliato dei risultati dopo il conteggio dei voti, e l'apertura delle urne per un solo giorno. Condizioni sono difficili da realizzare: migliaia di giudici hanno già rifiutato di partecipare, non è tuttora chiaro se il voto si svolgerà in uno o più giorni, mentre si è già cominciato a votare nelle ambasciate all'estero. E' stato intanto rimandato, senza spiegazioni, a data indefinita un incontro previsto ieri, suggerito dall'esercito, per spingere al dialogo i sostenitori del presidente Morsi, che hanno approvato la bozza costituzionale, e l'opposizione soprattutto laica che è scesa nei giorni scorsi in piazza a protestare e che si era detta ieri pronta a discutere. Ieri le strade del Cairo erano tranquille, ma i tank restavano schierati davanti al palazzo presidenziale.

LIBERO - Maurizio Stefanini : " Le mani islamiche sulla Banca centrale d’Egitto"


Mohamed Morsi

«Nel torbido si pesca meglio», diceva l’ufficiale ladro impersonato da Tony Curtis nel film “Operazione Sottoveste”. L’Egitto non è un sottomarino, Mohamed Morsi non ha lo charme di Curtis, ma la lezione l’ha imparata benissimo: ha approfittato del caos delle manifestazione e contro-manifestazioni attorno al referendum costituzionale che si susseguono al Cairo per mettere le manisulla Banca centrale egiziana.Con un ennesimo colpo di mano, il presidente ha infatti ridotto da 14 a 6 il numero dei membri del consiglio di amministrazione e posto nelle sue mani il potere di nominare in modo unilaterale il governatore e due vice-governatori. La Banca centrale sarà governata solo da nove persone, compresi governatore e vice-governatori. Sarà pure ridotto al minimo la presenza di esperti esterni e indipendenti, e sarà cancella la presenza dei delegati del ministero del Commercio estero, lasciando un solo rappresentante del ministero delle Finanze. Da notare che iFratelli Musulmani in linea di principio vorrebbero addirittura l’abolizione delle banche all’occidenta - le, per sostituirle con un sistema di banche “islamiche” in cui l’interesse sia sostituito da forme di compartecipazione del rischio più o meno macchinose. Nel frattempo, a aumentare la confusione ci si sono messi anche gli alti gradi militari, dopo che Morsi aveva dato all’esercito i pieni poteri con la possibilità di arrestare. Le forze armate prima hanno organizzato un grande incontro con i leader di Fratelli Musulmani, opposizioni, altri partiti, imprenditori, società civile, quasi a offrire il loro arbitrato. Poi, quando anche le opposizioni avevano accettato, hanno annullato l’appuntamento. Non si sa bene perché: si parla di pressioni dello stesso Morsi, che starebbe anche cercando di incontrarsi con leader di partito singoli per convincerli a staccarsi dal Fronte di Salvezza Nazionale. Ma è un guareschiano «contrordine, compagni» anche da parte delle opposizioni: che dopo tanto chiamare al boicottaggio del referendum adesso che hanno visto come Morsi abbia ritirato il decreto sui pieni poteri ma insiste nel votare comunque hanno cambiato linea. Si partecipa, ma per dire no. Ma anche la partecipazione è collegata a condizioni abbastanza vaghe: presenza di supervisori indipendenti, garanzia di sicurezza ai seggi. Solo che il boicottaggio, per protesta contro il blitz di Morsi sulla magistratura, continuano invece a farlo i giudici, il90%dei quali si rifiuta dicooperare alle consultazioni. Per permettere al restante 10% di sbrigare tutto il lavoro dei 13.000 seggi si è deciso dunque di ripartire il referendum in due giornate diverse, a una settimana di distanza: il 15 e 22 dicembre. Il 15, in particolare, voteranno gli elettori del Cairo, Alessandria, Assiut, Aswan e Sinai. Il 22 sarà la volta delle città del Delta, del Mar Rosso, Suez, Port Said, Luxor, Ismailyia e Giza. Ma gli egiziani all’estero hanno iniziato già a votare. Comunque, come in Italia per essere valido il referendum dovrà avere un quorum minimo del 50% di votanti.

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