Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 12/12/2012, in prima pagina, l'articolo di Daniele Raineri dal titolo " Perché ora Morsi si serve delle milizie violente dei Fratelli musulmani ". Da REPUBBLICA, a pag. 19, l'intervista di Vanna Vannuccini a padre Rafic Greiche dal titolo " Noi cristiani abbiamo paura, temiamo una svolta autoritaria ".
Sull'Egitto, invitiamo a leggere l'analisi di Zvi Mazel
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=310&id=47303
Ecco gli articoli:
Il FOGLIO - Daniele Raineri : " Perché ora Morsi si serve delle milizie violente dei Fratelli musulmani "


Daniele Raineri Fratelli Musulmani
Dove sono le milizie dei Fratelli musulmani? “Non le vedi, ma ci sono. Ora c’è questa nostra protesta davanti al palazzo del presidente Morsi e allora i Fratelli musulmani cosa fanno? Chiamano a raccolta i loro uomini e li fanno sfilare in grandi controcortei, non troppo distanti. Capito? Si tengono pronti: se sentono che il loro presidente è in difficoltà si dirigono qui per partecipare alla repressione. Sono come una minaccia che gira in circolo, in attesa dell’ordine di attaccarci”. Gli attivisti che protestano contro il presidente Mohammed Morsi spiegano al Foglio cosa sanno e quello che hanno visto dei gruppi apparsi per la prima volta mercoledì scorso a disperdere con la violenza le manifestazioni. E’ lo sviluppo più preoccupante di questi giorni in Egitto. Questi scontri non sono ancora riusciti a compattare l’opposizione – che fino a ieri era divisa su come presentarsi al referendum di sabato prossimo sulla Costituzione – ma hanno inaugurato la stagione di repressione del servizio d’ordine dei Fratelli musulmani, che ora scende nelle strade per aiutare la polizia e anche i soldati dell’esercito a cui è stato restituito – come ai tempi di Mubarak – il potere di arrestare i civili.
Aiutare è in effetti un termine riduttivo, considerato che entrambi, polizia ed esercito, si tengono con ostentazione di lato, senza intervenire. Ieri dopo mezzanotte uomini a volto coperto hanno fatto irruzione con pistole e bastoni tra le tende del sit-in di piazza Tahrir, ferendo nove persone – ma non è chiaro quale fosse la loro appartenenza politica. In serata la protesta del fronte laico e liberale si è spostata come succede ormai da una settimana al centro di Heliopolis, uno dei quartieri più eleganti della capitale: migliaia di manifestanti hanno cantato slogan contro il presidente sotto il muro di cinta del suo palazzo, ma i poliziotti antisommossa restavano in disparte, accovacciati al buio in una doppia fila con scudi di plastica e manganelli e lo stesso valeva per le divise verdi della Guardia presidenziale, schierata in piedi e senza armi su lunghe file troppo sottili per pensare di opporre davvero resistenza. Il pericolo incombente è la milizia raccolta dal gruppo islamista, che pur essendo arrivato al governo vincendo le elezioni prima parlamentari e poi presidenziali con larga maggioranza si sente insicuro davanti alle proteste di piazza.
Le botte e l’ossessione: “Chi vi paga?”
Il portavoce dei Fratelli musulmani, Gedad al Haddad, difende la decisione di lanciare l’appello ai sostenitori per difendere il presidente. Dice che Morsi non può fare affidamento sulla polizia, che è rimasta la stessa dei tempi del governo Mubarak e che almeno gli uomini della Fratellanza con la loro presenza impediscono che si arrivi al massacro, che certamente si verificherebbe “se i manifestanti dovessero vedersela con la Guardia presidenziale”. “Proteggeremo la sovranità dello stato a ogni costo”, però dice, e quel “a ogni costo” suona come una dichiarazione programmatica minacciosa.
L’inviato al Cairo del New York Times ha rintracciato i cinquanta manifestanti finiti nelle mani della milizia mercoledì scorso, durante gli scontri davanti al palazzo, e ha raccolto testimonianze dure: i Fratelli li hanno catturati, li hanno picchiati, li hanno tenuti prigionieri per una notte intera e hanno molestato la donna che era fra loro. E continuavano a insistere per ottenere una confessione: “Chi vi paga?”.
La REPUBBLICA - Vanna Vannuccini : " Noi cristiani abbiamo paura, temiamo una svolta autoritaria "


Vanna Vannuccini Padre Rafic Greiche
CAIRO — Della commissione che ha approvato la bozza di Costituzione facevano parte originariamente due membri delle chiese cristiane, che insieme a laici liberali hanno abbandonato la commissione fidando che la magistratura ne avrebbe riconosciuto l'illegittimità. Morsi invece ha decapitato la magistratura, dato un colpo d'acceleratore ai lavori della commissione e indetto per il 15 dicembre un referendum che confida di vincere. Padre Rafic Greiche è il Direttore dell'Ufficio stampa della Chiesa cattolica egiziana che, con le altre sei chiese che fanno parte della Conferenza patriarcale, aveva partecipato inizialmente alla stesura del testo costituzionale. Ora Morsi dà a voi la colpa di impedire lo svolgimento del la vita democratica. Perché vi siete ritirati? «Perché, detto senza peli sulla lingua, è un testo che se verrà approvato consacrerà un regime fascista. Non solo è pericoloso per i cristiani che sono i110-12 percento della popolazione, e di cui i cattolici sono una piccola minoranza. Contraddice lo spirito degli egiziani e tutte le speranze che erano nate dalla rivoluzione. Per mesi i fondamentalisti hanno promesso di inserire le nostre modifiche ma riproponevano ogni volta lo stesso testo camuffato. Alla fine abbiamo perso la pazienza». L'islam è, come dicono i riformatori, una questione d'interpretazione? «Troppo facile. I testi islamici danno sempre un comandamento e il suo contrario, anziteorizzano che proprio questa è "la grazia di Dio". Il metodo dei fondamentalisti è passare dalla politica alla religione, per cui chi fa una critica diventa un amorale. Il loro islam è pura politica, i loro occhi sono sul potere. Ma la situazione in Egitto è molto grave».
Per inviare la propria opinione a Foglio e Repubblica, cliccare sulle e-mail sottostanti