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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Limes Rassegna Stampa
30.11.2012 Israele, Anp e demografia, i conti non tornano
analisi di Ofir Haivry

Testata: Limes
Data: 30 novembre 2012
Pagina: 1
Autore: Ofir Haivry
Titolo: «Israele, Palestina e demografia: attenti a chi dà i numeri»

Riportiamo da LIMES di novembre l'articolo di Ofir Haivry dal titolo " Israele, Palestina e demografia: attenti a chi dà i numeri ".


Ofir Haivry

All'incirca ogni sei mesi, come una grossa mongolfiera, si solleva qualche nuova e drammatica dichiarazione dal Medio Oriente diretta a mostrare che Israele si trova sull’orlo di un baratro. Toni del genere fanno notizia; ma essendo basate su dati parziali o letture selettive della realtà, queste fantasiose illazioni non hanno nient'altro su cui soreggersi che il calore con cui vengono enunciate. Appena l’aria si raffredda, il pallone ridiscende a terra e tutto torna come prima. 

Dopo il declino delle voci sull’imminente collasso militare ed economico dello Stato ebraico, la demografia ha trovato spazio come nuovo e apparentemente promettente campo di coltura per visioni apocalittiche sul futuro israeliano. 

L’ultima fra queste è un articolo recentemente pubblicato dall'editorialista Akiva Eldar sul quotidiano Haaretz, organo della sinistra-bene israeliana, nel quale si comunica, con malcelata soddisfazione, la “scoperta” che sarebbe lo stesso governo israeliano ad ammettere che gli ebrei si trovano in una crisi demografica terminale. 

Tutto è partito da un breve comunicato stampa dell’Autorità fiscale israeliana che ha annunciato modifiche nei livelli di tassazione per le aziende operanti in Israele e nei territori palestinesi limitrofi - cioè nell’area che comprende l’odierno Stato di Israele, i territori di Giudea e Samaria (Cisgiordania), e la striscia di Gaza. Questo perché la popolazione complessiva di queste zone economicamente integrate ha superato la soglia di 12 milioni di abitanti. 

Basandosi su questo dato apparentemente privo di significato Eldar ha "scoperto” che, dato che la popolazione documentata di ebrei israeliani è di 5,9 milioni di persone, la differenza che permette di arrivare al totale di 12 milioni dev'essere necessariamente composta da 6,1 milioni di non ebrei, per la maggioranza arabi. Per questo motivo gli ebrei, in quella terra compresa tra il mare Mediterraneo e il fiume Giordano - ha concluso con sagacia il giornalista - si troverebbero ormai ad essere una minoranza. 

Questi dati, a sentire Eldar, porterebbero dritti a un bivio fatidico: da una parte l’uscita israeliana da tutti i territori palestinesi per mantenere la maggioranza ebraica nel loro Stato; dall’altra, una minoranza che opprimerà la maggioranza della popolazione, come nel Sudafrica dell'apartheid. Grazie a questa apparente dicotomia di alternative, Eldar trova una conferma alla sua visione negativa del presente e del futuro di Israele. 

Sembrerebbe tutto corretto. Ma guardandoli da vicino, i dati presentati da Eldar prendono la forma di un colabrodo di inesattezze e distorsioni, uno strumento male architettato dentro al quale i conti non tornano. Naturale che tutta la tesi proposta a partire da questi dati venga neutralizzata, se non addirittura capovolta. 

Senza esasperare i lettori con troppi numeri e trend (per chi voglia entrare più nei dettagli, puo leggere il mio articolo sulla demografia in Limes 5/2011), presenterò qui tre semplici considerazioni che dovrebbero portare anche i meno attenti a dubitare seriamente dei dati e delle prospettive proposti da Eldar. 

Primo punto. Attenti alle fonti: il comunicato dell’Autorità fiscale israeliana, lungi dall'essere un trattato di demografia o di politica, era un semplice tentativo di ciò che rientra nel loro mestiere, cioè trovare nuovi modi per riscuotere piu tasse. Non sorprende che in questo frangente finanziario vengano usati le fonti e i numeri che fanno più comodo. Come vedremo, il comunicato, stilato probabilmente da qualche dipendente impreparato, fa un solo fascio di tutta una varietà di dati provenienti da fonti diverse per attendibilità e divergenti per numeri riportati, come quelli dell’Ufficio centrale di statistica (Ufc) israeliano o dell'Ufficio statistico palestinese. Non consiglierei a nessuno che voglia fare previsioni demografiche o politiche di attenersi ai numeri rilasciati dal fisco (sia esso quello israeliano o quello italiano), il cui obiettivo è quello di far crescere le entrate. 

Secondo punto. I numeri non tornano: quelli del comunicato stampa pescato da Eldar (5,9 milioni di ebrei + 6,1 milioni di arabi ed altri = 12 milioni) si basano sui dati abbastanza attendibili dell’Ufc solo per quanto riguarda la popolazione di Israele, mentre per i dati della popolazione araba nei territori amministrati dalla Autorità Nazionale Palestinese (Anp) i dati sono quelli forniti dal Ufficio statistico palestinese. Mentre i 7,5 milioni di abitanti - ebrei ed arabi - di cittadinanza o residenza israeliana sono documentati chiaramente, lo stesso non si può dire dei palestinesi. Per varie ragioni, tra le quali la non irrilevante possibilità di intercettare aiuti internazionali, l’Anp come ne Le anime morte di Gogol ha un vero e proprio interesse a “gonfiare” i numeri della popolazione palestinese. 

Studi indipendenti, e le grandi differenze tra i numeri forniti dagli stessi ministeri palestinesi (come quello della Sanità e quello dell'Istruzione), hanno rilevato che fra la strana registrazione mancata di alcuni defunti, le proiezioni fantasiose di nascite non avvenute e la presenza di persone che hanno lasciato i Territori anche decine di anni fa, il totale della popolazione palestinese è artificialmente gonfiato di quasi un terzo. Questo significa che, al posto dei 4,5 milioni dichiarati dall'Anp, di fatto vivono nei Territori da lei amministrati circa 3,25 milioni di palestinesi - ossia 1,25 milioni di persone in meno rispetto alla cifra dichiarata. 

A questo punto le reali dimensioni della popolazione si fanno chiare: invece di 12 milioni, il totale è di circa di 10,75 milioni di abitanti, di cui 5,9 milioni ebrei e 4,85 milioni di non ebrei (i non ebrei di cittadinanza israeliana + i residenti dei territori palestinesi). Questi non ebrei, benché in gran parte arabi, comprendono anche numerose persone di altra estrazione che sono imparentate con ebrei, e perciò non definibili come arabi. Insomma, la popolazione dell’area da noi discussa sembra dividersi all'incirca (ed è meglio essere sempre scettici verso i dati approssimativi - anche i miei) tra un 60% di ebrei e simili e un 40% arabi. 

Terzo punto. I trend: ancora più dei numeri indicanti il tempo presente, sugli effetti demografici incidono le tendenze di crescita delle popolazioni. Questi effetti sono chiari per esempio nelle previsioni di “invecchimento” di paesi con un basso tasso di natalità come il Giappone o l’Italia. Nel Medio Oriente non è così, ma si è diffuso un mito che afferma che, mentre gli arabi avrebbero un tasso “terzomondista” e altissimo di natalità, gli ebrei sarebbero destinati a un declino di tipo europeo delle nascite. 

Nel passato la natalità araba era di fatto molto più elevata di quella ebraica. Ma all'incirca negli ultimi 15 anni la tendenza si è capovolta: si rileva un calo fortissimo delle nascite tra gli arabi israeliani, a fronte di un'ascesa non meno netta delle nascite tra gli ebrei. Senza fare ipotesi sulle ragioni di queste tendenze, i numeri sono molto chiari. Se nel 2001 il numero totale di nuovi nati arabi in Israele fu di 41.440, nel 2011 è stato di 39.596. Una diminuzione già netta in termini assoluti, ed impressionante in termini relativi: da un tasso annuale nel 2001 di 35 nascite per ogni 1000 arabi a un tasso nel 2011 di 25 nascite per ogni 1000. 

Tra gli ebrei invece (considerati anche i parenti non strettamente ebrei) il numero totale di nascite fu di 95.196 nel 2001 ed è stato di 126.495 nel 2011. Un'ascesa clamorosa in totale, ed evidente anche nella crescita del tasso annuale di natalità, dal 18,7 del 2001 al 20,5 del 2011. La tendenza non richiede ulteriori dimostrazioni se si mettono a paragone le percentuali dei due gruppi: nel 2001 il 30.5% dei nuovi nati in Israele era arabo, contro un 69.5% di ebrei e affini, e nel 2011 le percentuali erano rispettivamente del 24% e del 76%. 

Quali sono invece i tassi di natalità tra gli arabi dei territori amministrati dall'Anp? I numeri qui sono più difficili da verificare, ma accomodando i dati certi ad altre fonti da me incrociate è verosimile che la tendenza delle nascite segua quella degli arabi israeliani - anzi, la diminuzione della natalità sembra seguire una curva ancora più precipitosa. 

In conclusione: né apocalisse né apartheid. Il destino demografico e politico degli israeliani non è per niente segnato, e nel  proporre ragionamenti politici o cercare soluzioni il consiglio resta sempre quello di non dare i numeri.

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