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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Giornale Rassegna Stampa
29.11.2012 Siria, nessuna 'primavera', solo l'arrivo dell'inverno islamista
cristiani siriani dalla padella alla brace quando cadrà Assad. Lettera di Samaan Daud

Testata: Il Giornale
Data: 29 novembre 2012
Pagina: 12
Autore: Samaan Daud
Titolo: «Primavera siriana? No, grazie La rivolta è solo un’illusione»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 28/11/2012, a pag. 12, l'articolo di Samaan Daud dal titolo "Primavera siriana? No, grazie La rivolta è solo un’illusione ".


Autobomba a Damasco

Buongiorno cari amici, era tanto che non vi scrivevo. Avevo deciso di non farlo più. Sapete perché? Perché ormai l'Occidente, Ita­lia compresa, non vuole più ascoltare la nostra storia, non vuole più guardare l'altra faccia della verità. Ma quello che è successo og­gi nella zona di Damasco in cui abito mi spinge a scrivervi un paio righe. Stamattina alle sei italiane, le sette qui a Damasco, io e la mia famiglia siamo stati risvegliati dall'esplosione di un'auto bom­ba parcheggiata nella piazza principale di Jaramanah, il quartiere alla periferia sud di Damasco in cui abitiamo. Venti minuti più tardi è arrivato il se­condo colpo. Una seconda au­tobomba molto più potente del­la prima, studiata per far più vit­time possibili tra curiosi e soc­corritori, è esplosa nello stesso posto. Di solito non vado a vede­re questi disastri, ma stavolta ci sono andato. Mi sono trovato di fronte ad un orrore indescrivibi­le attuato con il classico meto­do di Al Qaida. Mentre vi scrivo i morti sono già 40 morti e i feriti 75.
Dopo aver visto tutto ciò ho una domanda da farvi. Il quar­tiere in cui vivo è abitato per il 62% da cristiani. Tutti gli altri so­no o sfollati fuggiti dalla perife­ria di Damasco.
I drusi e gli sfol­lati sono a favore della Siria, contro il fanatismo, l'ideologia salafista e i fratelli musulmani. Ma questo basta a giustificare un simile orrore? Perché il brac­cio militare dell'Esercito Libe­ro commette atti del genere?
A questo punto credo che la
primavera araba sia stata solo un miraggio, una scusa per per­mettere l'imposizione di uno Stato religioso negli Stati arabi. A questo punto comincio a credere che l'Occidente - spe­cialmente l'Inghilterra e la Francia- avessero un buon mo­tivo per ospitare i capi dei «Fra­telli Musulmani» fuggiti dalla Siria, Tunisia, Egitto negli anni Ottanta. Oggi quelle persone so­no torna­te e hanno preso il pote­re in Tunisia ed Egitto.
Ora stan­no cercando di fare la stessa co­sa anche qui in Siria.
Secondo voi perché la Fran­cia attacca tanto ferocemente la Siria? Secondo me la risposta è semplice. Vogliono tornare a dominare il Paese usando un nuova forma di colonialismo. Negli anni Trenta e Quaranta il loro uomo di fiducia era Taj al-Din al-Hasani, un islamista no­minato primo ministro e presi­dente del Paese. Poche settima­ne fa suo nipote Ahmed Moaz al-Khatib Alhusaini è stato mes­so a capo della nuova alleanza dell'opposizione siriana forma­ta in Qatar. Oggi la gran parte de­gli oppositori che stanno all' estero sono i figli dei Fratelli Mu­sulmani.
Credetemi, anch'io voglio che la Siria diventi più democra­tica e più libera, ma non voglio diventi come l'Egitto, la Libia e la Tunisia. Forse voi non lo sape­te, ma la gran parte dei cristiani sta fuggendo dalla Siria. Scap­pano perché non credono nella violenza, non credono che il cambiamento possa arrivare con la guerra e il terrore. Non credono a chi predica la Jihad, semina morte e sogna d'incon­trare le vergini del Paradiso. Credetemi, per noi cristiani la situazione è ormai fin troppo chiara. Siamo diventati le vitti­me di un conflitto settario, di una guerra di religione dove le minoranze sono obbiettivi leci­ti perché considerate infedeli. Scusatemi per queste parole, ma dopo quel che ho visto sta­mattina la rabbia è troppo for­te. Dio protegga la Siria e tutti coloro che non credono nella violenza per raggiungere il cam­biamento.

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