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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Giornale - La Repubblica Rassegna Stampa
27.11.2012 Ehud Barak si ritira dalla vita politica ?
commento di Fiamma Nirenstein, cronaca di Fabio Scuto

Testata:Il Giornale - La Repubblica
Autore: Fiamma Nirenstein - Fabio Scuto
Titolo: «Tanti talenti in un solo piccolo uomo - Israele, l´addio del soldato Barak il ministro della Difesa lascia la politica»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 27/11/2012, a pag. 15, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo " Tanti talenti in un solo piccolo uomo ". Da REPUBBLICA, a pag. 17, l'articolo di Fabio Scuto dal titolo "Israele, l´addio del soldato Barak il ministro della Difesa lascia la politica ", preceduto dal nostro commento.
Ecco i pezzi:

Il GIORNALE - Fiamma Nirenstein : " Tanti talenti in un solo piccolo uomo "


Ehud Barak                  Fiamma Nirenstein

Ehud Barak non è né un po­litico né un militare, ben­ché sia stato persino pri­mo ministro e capo di stato mag­giore. Ehud Ba­ra­k è la storia inte­ra d'Israele, l'uto­pia del lavoro di giorno e lo studio la notte, del paci­fismo convinto insieme all'Uzi sempre pronto. Ne è l'incarnazio­ne ambiziosa, ge­niale, laboriosa, altezzosa, ragaz­zo figlio di madre polacca, Esther che venne dalla Polonia nel ’36 in­sieme a mio pa­dre Aron nello stesso gruppo so­cialista, attraversando l'Euro­pa ormai in fiamme per costrui­re la terra libera e socialista de­gli ebrei. Ehud Barak, col suo vi­so tondo, i lineamenti piccoli che gli consentirono nel ’73 di vestirsi da donna per far parte di un'unità che avrebbe dovuto uccidere in Libano Yasser Ara­fat, cosa non è? È un umanista con tre lauree, un pianista pro­vetto, un collettivista del kibbu­tz Mishmar Asharon, con le sue povere casette e la sala da pran­zo collettiva dove l'ho incontra­to più volte, un milionario che nel paio di anni che ha lavorato in privato è riuscito in consulen­ze prestigiose e internazionali ad aprire nuove strade, un paci­fista che fece ad Arafat a Camp David offerte che Rabin non avrebbe mai fatto, compresa metà di Gerusalemme, un guer­riero pluridecorato senza pau­ra, che ha partecipato a tutte le spedizioni più impossibili del­la storia d'Israele, compresa En­tebbe. Dice tutto la foto del ’72 quando comandante della Sayeret Mathal sta per saltare, con Bibi Netanyahu ragazzo ai suoi ordini, dall'ala dell'aereo della Sabena sequestrato nel corpo a corpo che salvò gli ostaggi. È un grande, sarà che mi piace tanto perché quando mi vede da lontano mi grida ri­dendo «Nirenstein!» solo per­ché somiglio a mio padre.
www.fiammanirenstein.com

La REPUBBLICA - Fabio Scuto : " Israele, l´addio del soldato Barak il ministro della Difesa lascia la politica  "

Scuto scrive, riguardo a Barak : " Il suo addio é stato invece motivo di grande soddisfazione per Hamas e la Jihad islamica - i gruppi più oltranzisti di Gaza - che vedono nelle sue dimissioni «la conferma definitiva della vittoria della resistenza palestinese» nell´Operazione Colonna di Nuvola, finita dopo 8 giorni di bombardamenti e 160 morti palestinesi.". E le vittime israeliane ? Quelle non esistono ? E tutti i razzi dalla Striscia ? Sembra che sia stato solo Israele a combattere, ma è stato Hamas a iniziare con i razzi.
In ogni caso, riguardo alla volontà di Barak di ritirarsi dalla politica, il commento che si legge sui quotidiani israeliani è, come titola Israel Hayom : "Barak lascia la politica, ma lascia una porta aperta per il suo ritorno".
Ecco il pezzo:

GERUSALEMME - Se ne va dalla politica, socchiudendo la porta, il soldato più decorato di Israele, che è stato da comandante militare, ministro, primo ministro, uno dei protagonisti della vita. Con una mossa che ha colto del tutto di sorpresa il sistema politico israeliano che ha all´orizzonte le elezioni del gennaio 2013, il ministro della Difesa Ehud Barak ha annunciato la decisione di lasciare la politica attiva, in momento estremamente delicato: la recente campagna militare di Gaza - che non ha dato i risultati che Israele sperava - la crescita nella Striscia della minaccia dei missili, la deriva del processo di pace con palestinesi, il count-down della minaccia nucleare iraniana, i delicati rapporti con la Casa Bianca.
L´ex leader del partito laburista, oggi alla guida di una piccola formazione centrista "Atzmaut", forse l´uomo politico più influente in Israele dopo il premier Benjamin Netanyahu, ha capito - scrive Haaretz - che l´atmosfera attorno a lui non era più sostenibile. «Sono esausto a causa dell´attività politica - ha detto - che non è mai stata un oggetto del desiderio per me. Ci sono altri modi per servire il Paese». I rapporti con il premier sono ottimi, si conoscono dalla fine degli anni ‘60: i due hanno lavorato insieme in completa armonia negli ultimi 4 anni, ma sono i rapporti col partito di Netanyahu ad essere pessimi. Come ministro della Difesa gli rinfaccia il blocco delle costruzioni negli insediamenti - competenza di quel ministero - e lo smantellamento di altri. Nelle scorse settimane Netanyahu, viste le incerte sorti politiche di "Atzmaut", aveva perfino lasciato intendere in vista delle elezioni di essere pronto a garantirgli un seggio nel proprio partito. Ma come scrive Haaretz ai deputati del Likud, «non importa granché che Barak diventi un membro del loro partito ma non lo vogliono nel prossimo governo. Lui lo ha capito e ha scelto di lasciare a testa alta».
Netanyahu ha espresso grande apprezzamento per il contributo di Barak alla sicurezza del Paese. Il suo addio é stato invece motivo di grande soddisfazione per Hamas e la Jihad islamica - i gruppi più oltranzisti di Gaza - che vedono nelle sue dimissioni «la conferma definitiva della vittoria della resistenza palestinese» nell´Operazione Colonna di Nuvola, finita dopo 8 giorni di bombardamenti e 160 morti palestinesi. Un´Operazione che ha rivelato la vulnerabilità del sud di Israele ai nuovi missili di cui dispone Hamas che hanno raggiunto anche Tel Aviv e Gerusalemme, e che - grazie all´Egitto - ha anche sdoganato il movimento integralista dopo anni di isolamento. Ieri Khaled Meshaal, uno dei leader in esilio di Hamas, ha annunciato il suo sostegno all´iniziativa del presidente Abu Mazen che questa settimana presenterà all´Onu la richiesta di adesione della Palestina come "non Stato membro". Un impegno che sembra una iniziativa personale. Hamas ha sempre contestato la linea moderata di Abu Mazen e la decisione di ricorrere al´Onu. Contrariamente a quelli in esilio, i dirigenti di Hamas nella Striscia sono nettamente contrari. Il portavoce del premier di Hamas a Gaza Ismail Haniyeh smentisce il sostegno all´iniziativa, l´altro uomo forte Mahmoud Zahar la bolla come «una stupidaggine».

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