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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
24.11.2012 Roma violenta e antisemita, ma il prefetto non se ne accorge
Lo risveglia Riccardo Pacifici. Cronaca di Virginia Piccolillo

Testata: Corriere della Sera
Data: 24 novembre 2012
Pagina: 16
Autore: Virginia Piccolillo
Titolo: «Raid, lite prefetto-Pacifici, Roma non è Tel Aviv»

Per fortuna che il Presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, ha provveduto a risvegliare il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, altrimenti l'episodio di violento antisemitismo accaduto nei giorni scorsi sarebbe stato rubricato alla voce 'rissa'.
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 24/11/2012, a pag.16, con il titolo "Raid, lite prefetto-Pacifici, Roma non è Tel Aviv".

Riccardo Pacifici          Giuseppe Pecoraro

ROMA — Il World Jewish Congress contro la Lazio. Londra contro Roma. La comunità ebraica della capitale contro il prefetto Giuseppe Pecoraro. Acquista una surreale dimensione internazionale il raid dei delinquenti da stadio che nella notte tra mercoledì e giovedì hanno accerchiato e aggredito con ferocia i tifosi del Tottenham, in trasferta a Roma per la partita contro la Lazio. Gli unici due fermati (sui circa 50 che hanno partecipato all'aggressione e per i quali è ancora caccia all'uomo con indagini e perquisizioni) non erano laziali, ma romanisti. Hanno affermato che l'aggressione era «contro i tifosi e non gli ebrei» e non gli è stata contestata l'aggravante dell'antisemitismo. Ma il raid è stato assommato ai cori «Juden Tottenham» che un gruppo di ultras all'Olimpico ha gridato ai tifosi della squadra più amata dalla comunità ebraica londinese e ad uno striscione che rivendicava «Free Palestine». E ne è nato un caso. Completo di accuse del Times a Roma come la «città più pericolosa d'Europa», basata anche sui precedenti ricordati dal settimanale (tifosi del Manchester United, Arsenal, Chelsea e Middlesbrough vittime di violenze di ultrà). Cui si unisce il tabloid The sun che censura l'«assalto neonazista».
Sbagliato, oltreché folle, anche l'obiettivo del raid. «Non eravamo venuti a Roma per vedere la partita», spiega Bradeley Mills, designer di interni, fratello di Ashley, l'imprenditore edile accoltellato, arrivato con lui una settimana fa dall'Essex. «Siamo arrivati una settimana fa per una vacanza. Eravamo in quel pub per passare la serata e non avevamo neanche bevuto troppo», aggiunge. Del raid ha ancora una visione confusa: «È successo tutto all'improvviso. Sono arrivati. Ci hanno sbattuto per terra. Spuntavano da tutte le parti. Continuavano a colpirci. Eravamo terrorizzati. Volevamo scappare, ma non ci hanno lasciato fuggire. Erano troppi. E continuavano a colpirci». Frasi antisemite? «Noi non ne abbiamo sentite. Peraltro non siamo ebrei».
Ma il Congresso mondiale ebraico chiede di escludere la squadra biancoceleste dal calcio europeo qualora si dovessero ripetere fatti analoghi. E si registra anche uno scontro duro fra il prefetto della capitale e la comunità ebraica romana già contrariata per non aver tenuto lontano dalla Sinagoga il corteo dello scorso lunedì finito con scontri tra studenti e polizia: «Roma non è meno pericolosa di Tel Aviv», si era lamentato ieri il presidente Riccardo Pacifici.
«Qui non piovono razzi. Non accetto questa equazione tra Roma e Tel Aviv», risponde sdegnato il prefetto Pecoraro. «Quello che viene fatto dalle forze dell'ordine a Roma per le comunità non viene fatto in nessuna parte del mondo. Non accetto provocazioni e chiedo rispetto per le forze dell'ordine da parte di tutti, a cominciare dalla comunità ebraica». «Roma è tra le città più sicure del mondo», replica alle accuse del Times il prefetto, alla vigilia di una giornata a rischio ordine pubblico per la manifestazione degli studenti alla quale intende prendere parte CasaPound: centro sociale di ispirazione politica di ultra-destra.
Dura però anche la controreplica di Pacifici: «Tel Aviv non è meno pericolosa di Roma. Nella comunità c'è rabbia. Questore e prefetto dovrebbero vietare manifestazioni di chi si definisce "i fascisti del nuovo millennio" con tanto di candidatura alle amministrative. Questa è la ricostituzione del partito fascista ed è un reato. E nella comunità c'è rabbia e preoccupazione per quanto è successo e per quanto potrebbe succedere».
«C'è tanta violenza che non trova sfogo in altro modo e che spesso si manifesta in questa maniera che è assolutamente condannabile. Speriamo di arrivare a individuare tutti i responsabili perché vengano colpiti come devono essere colpiti» auspica il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri.
Mentre gli agenti della Digos e del commissariato Trevi-Campo Marzio intensificano l'attività per l'individuazione dei partecipanti a quella spedizione punitiva. Una certezza si fa strada: come mostra il traffico di sms scambiati prima dell'agguato, era tutto pianificato.

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