Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
La preda Irène Némirovsky Traduzione di Laura Frausin Guarino Adelphi Euro 18
Mai come in questo romanzo, Irène Némirovsky ha illustrato con tanta precisione la sua visione del male: oscura minaccia che cambia volto e pelle nel tempo, cosicché vittime e carnefici può succedere che si invertano i ruoli, perché l’animo umano è inconoscibile fino in fondo, fino – nella scrittura – all’ultima paginaLa preda appartiene al filone francese della narrativa di Irène, quello ambientato nel Paese che l’accolse, esule, negli anni Venti: fuggita con la famiglia dalla Russia in fiamme e passata ancora adolescente per un Nord Europa freddo e faticoso, la Némirovsky trovò a Parigi un luogo adatto a viverci. Vi frequentò la mondanità dorata, la sua era una famiglia di banchieri che riuscì a inserirsi negli ambienti agiati della capitale. Ed ecco che l’indole da scrittrice di Irène trovò pane per i suoi denti. Conoscendolo dall’interno, quel milieu le si svelava in tutta la sua arida trama. Aveva buon gioco, la giovane Némirovsky dopo aver debuttato nel ’29 con un primo capolavoro, David Golder, dedicato al mondo di appartenenza di cui forniva un ritratto smaliziato e singolarmente maturo, a studiarne le dinamiche più perverse e a farle diventare intrighi di romanzi Qui è narrata la vicenda di un giovane uomo, Jean-Luc Daguerne, che è disposto a ogni compromesso pur di venir fuori dalla condizione di miseria cui lo destina la nascita. Non ama il denaro, di quello non gli importa. Ma vuole il successo e il potere. La società lo induce a questo. Attraverso un matrimonio estorto con la forza a una famiglia dell’alta finanza politicamente compromessa, raggiunge lo scopo. Come altre volte, Irène pennella la trasformazione nel fisico stesso del personaggio che l’ambizione disumanizza. Jean-Luc cambia aspetto, voce. A punirlo per la sua tracotanza sarà poi, inaspettatamente, qualcosa da cui si credeva del tutto immune: l’amore. E da predatore tornerà ad essere preda. Una conclusione che sa di apologo Romanzo scritto nel ’38 mentre foschissime nubi si addensavano all’orizzonte storico, la Némirovsky – adottata sì, e volentieri, dalla Francia, ma di origine russa, ed ebrea – accettò per necessità di pubblicarlo su Gringoire (rivista solo più tardi apertamente antisemita, ma già molto connotata). Nel ’42 sarebbe stata proprio la Francia lì ritratta a mandare Irène ad Auschwitz Al filone russo, di solito quello più nostalgico della scrittrice – ma non esente a sua volta dal motivo dello smascheramento operato da chi certi meccanismi li conosce bene per averli vissuti da figlia – appartengono invece i tre racconti usciti per Castelvecchi con il titolo Nascita di una rivoluzione (pp. 60, € 7,50, traduzione di Monica Capuani). Sottotitolo: scene viste da una bambina. La piccola Irène, che poi le avrebbe scritte