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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Foglio-La Stampa Rassegna Stampa
20.10.2012 La strage di Bengasi: due articoli che Romney dovrà leggere con attenzione
come avvenne l'assalto al consolato americano

Testata:Il Foglio-La Stampa
Autore: Daniele Raineri-Redazione La Stampa
Titolo: «Disastro Bengasi-Bengasi, parla il capo salafita 'ero lì, ma non c'entro'»

Come avvenne l'assalto, e l'uccisione di Chris Stevens e degli altri diplomatici americani nel consolato di Bengasi. Due cronache oggi, 20/10/2012, la prima sul FOGLIO, in prima pagina, di Daniele Raineri, la seconda sulla STAMPA, un redazionale.

Il Foglio-Daniele Raineri: " Disastro Bengasi "

in attesa del dibattito di lunedì a Boca Raton incentrato sulla politica estera, qualche buon argomento per Mitt Romney

Roma. E’ il New York Times, il giornalone che tifa apertamente per la rielezione di Barack Obama, a servire un colpo micidiale contro il presidente, a soli quattro giorni dal terzo e ultimo debate contro lo sfidante repubblicano Mitt Romney a Boca Raton, in Florida. Dall’11 settembre, da quando un gruppo armato ha attaccato il consolato americano di Bengasi e ha ucciso l’ambasciatore Christopher Stevens e altri tre americani, l’Amministrazione lotta per mostrarsi all’altezza della crisi inaspettata. Il presidente ha promesso giustizia con un discorso duro nel giardino delle rose della Casa Bianca e sui giornali americani s’inseguono voci sullo spiegamento di forze speciali e di droni americani in Libia. Due giorni fa è stato fatto arrivare alla stampa anche il nome dell’indiziato numero uno per l’attacco, Ahmed Abu Khattala, che ora, è stato scritto, “è in fuga nel sud o nell’est del paese, o forse è persino già all’estero”. Invece Abu Khattala non si è mai mosso e ieri era in un hotel di lusso di Bengasi, in fez rosso e sandali, dove – scrive l’inviato incredulo del New York Times, David Kirkpatrick – sta al bancone del bar e beve frappè alla fragola, “anche se ha chiesto succo di mango”. L’intervista è surreale: Khattala dice di non far parte di al Qaida ma di sentirsi vicino alle posizioni del gruppo terrorista per il suo fervore islamico, sostiene che l’America se li cerca, gli attacchi e gli attentati, con la sua politica estera aggressiva e cerca di convertire Kirkpatrick all’islam. Il debate di lunedì è sulla politica estera e l’intervista all’insolente Khattala potrebbe essere la mazza di ferro che cade inattesa nelle mani di Romney.

La Stampa-" Bengasi, parla il capo salafita 'ero lì, ma non c'entro' "

L’esercito libico? «Un’armata di vigliacchi». L’assalto al consolato di Bengasi? «Un gioco dei candidati presidenziali per raccogliere voti». L’estremista salafita libico Ahmad Abu Khattala ha sfidato l’America concedendo un’intervista da un hotel di Bengasi. Abu Khattala ha però rigettato le accuse che lo indicano come organizzatore della rivolta in cui hanno perso la vita il console Stevens e altre quattro persone: «Sono menzogne destituite da ogni fondamento». Ha però ammesso di essersi trovato nei pressi del consolato «quando l’attacco stava terminando». «Non sono un membro di Al Qaeda, ma condivido orgogliosamente lo stesso zelo islamico», ha concluso Khattala.

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