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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Giornale-Informazione Corretta Rassegna Stampa
07.10.2012 De Magistris emulo di Arafat
La cronaca di Diana Alfieri, commento di Costantino Pistilli

Testata:Il Giornale-Informazione Corretta
Autore: Diana Alfieri-Costantino Pistilli
Titolo: «Nave 'pacifista' vuol forzare il blocco israeliano a Gaza. E De Magistris la sostiene-Alla Freedom Flottilla, più che un viaggio a Napoli, potrebbe servire un avvocato»

"Estelle", la Flotilla che ha ricevuto a Napoli la benedizione del sindaco Luigi De Magistris, parte per Gaza. Riprendiamo la cronaca, molto accurata, di Diana Alfieri sul GIORNALE a pag.15, dal titolo "Nave 'pacifista' vuol forzare il blocco israeliano a Gaza. E De Magistris la sostiene". Peccato che l'ignoranza del titolista abbia fatto seguire un " l'equipaggio intende resistere alle intimazioni di Tel Aviv". Tel Aviv ? Non sanno al GIORNALE che la capitale di Israele è Gerusalemme ?
Segue il commento di Costantino Pistilli, dal titolo "Alla Freedom Flottilla, più che un viaggio a Napoli, potrebbe servire un avvocato"
Ecco gli articoli:

Luigi De Magistris a bordo della 'Estelle'

È partito ieri pomeriggio da Napoli, con l'intenzione di forzare il blocco navale israeliano davanti a Gaza, il veliero «Estelle», parte di quella terza «flottiglia della libertà» che si propone di sollevare davanti al mondo il problema delle condizioni di vita dei palestinesi della Striscia.
La «flottiglia» si presenta come un'iniziativa pacifista, e le 17 persone a bordo intendono consegnare a Gaza un carico «umanitario» che comprende sacchi di cemento, palloni e altri generi di cui si presume ci sia necessità in loco a causa del blocco imposto da Israele alla Striscia nel giugno 2006 dopo il rapimento di un suo soldato.

Ma nessuno dimentica quello che accadde due anni fa a una nave turca parte della prima flottiglia (maggio 2010), attaccata dalla marina israeliana dopo il suo rifiuto di fermarsi ai limiti delle acque territoriali: i soldati saliti a bordo furono violentemente aggrediti e reagirono uccidendo nove persone. L'anno scorso, invece, fu il governo greco a bloccare la partenza della seconda flottiglia, e il progetto abortì.

Quest'anno la «Estelle» è partita in giugno dalla lontana Svezia e pochi giorni fa è giunta a a Napoli. Le autorità israeliane hanno contattato i governi dei Paesi dove la nave è passata e quelli delle nazionalità cui appartengono i partecipanti all'iniziativa (Canada, Norvegia, Svezia, Stati Uniti e lo stesso Israele), allo scopo di fermarli. Questo sulla base del fatto che l'intenzione dichiarata è di infrangere la legge. «Nessuno fermerà la nostra nave, nemmeno arrivati lì ci fermeranno se non con la violenza o l'arresto», ha infatti detto Dror Feiler, portavoce di Ship to Gaza Sweden, organizzazione filopalestinese che appartiene alla Freedom Flotilla. Feiler, che ha origini israeliane, evita di pensare a cosa potrà accadere una volta arrivati a destinazione. «Ero anche sulla prima nave della Flotilla, quando gli israeliani spararono a nove attivisti, ma non mi sono fermato». Feiler ha preso parte anche alla seconda missione, «sono stato picchiato e nemmeno questo mi ha fermato». Ci fermeremo solo quando «riusciremo a portare a termine la missione».

Gli inviti del governo israeliano non hanno sortito effetto su Luigi De Magistris, sindaco di Napoli: la sua amministrazione ha invece appoggiato ufficialmente la «Freedom Flotilla». De Magistris nega che si tratti di un'iniziativa favorevole a Hamas, il movimento integralista islamico che governa la Striscia di Gaza. Rispondendo a un'interrogazione parlamentare del senatore del Pdl Luigi Compagna, De Magistris ha parlato di tentativi di strumentalizzazione politica, ha detto che «Napoli non si fa intimidire da queste interrogazioni parlamentari» e ha assicurato che «non è un'iniziativa pro Hamas, ma pro popolo della Palestina, pro palestinesi che si trovano nella Striscia di Gaza e pro due Stati che possano vivere vicini in pace e sicurezza». É però diffusa l'impressione di una scelta a favore di un pacifismo a senso unico, tanto che a Napoli si è formato un movimento di protesta denominato «Non in mio nome», che accusa a tal proposito il sindaco di «uso distorto, arrogante e superficiale dell'istituzione pubblica “Comune”».L'equipaggio della «Estelle» conta di giungere in vista di Gaza tra due settimane ed è facile prevedere un confronto deciso con la Marina israeliana. Ieri intanto, un insolito episodio è avvenuto nello spazio aereo israeliano. Un drone proveniente dal Mediterraneo a poca distanza da Gaza è stato intercettato da due F16 dell'aviazione dello Stato ebraico che lo hanno affiancato, accompagnandolo fino ad una zona isolata a sud del Monte Hebron dove è stato abbattuto. Il Paese di provenienza dell'aereo senza pilota non è stato ancora identificato: si ipotizza che sia il Libano. Già nell'agosto del 2006 l'aviazione israeliana intercettò due droni degli Hezbollah. Uno fu abbattuto sul mare nello spazio aereo libanese, mentre il secondo fu colpito a nord della città israeliana di Haifa.

 

I.C. - "Alla Freedom Flottilla, più che un viaggio a Napoli, potrebbe servire un avvocato"
di Costantino Pistilli

Sempre De Magistris, si felicita, ma mica parte..

Buon viaggio agli attivisti della Freedom Flottilla III, ospiti per pochi giorni del sindaco De Magistris. Da Napoli a Gaza il viaggio sarà lungo. Molto lungo e magari tutto quel tempo si potrebbe impiegarlo per leggere l’ultimo rapporto pubblicato dall'organizzazione Human Rights Watch (HRW) dove si accusa Hamas di violazione dei diritti umani contro gli stessi gazawi. Nelle 53 pagine stilate dall’organizzazione che si batte per i diritti dell'uomo si denunciano torture per estorcere confessioni e processi iniqui per i detenuti nelle carceri di Hamas, si denuncia l’impunità concessa ai responsabili del servizio di sicurezza del movimento terrorista e quella concessa alla polizia civile, si denunciano arresti senza mandato e di non informare tempestivamente le famiglie sulla sorte dei detenuti mentre pubblici ministeri spesso negano agli stessi detenuti un avvocato.

Approdati a Gaza potrebbero accertarsi della veridicità del rapporto di HRW cercando un incontro con la madre di Abdel Karim Shrair, arrestato e torturato nel mese di agosto 2008 dalle Brigate al-Qassam, braccio armato di Hamas, e trattenuto per tre settimane prima di consegnarlo alla polizia con l’accusa di collaborazionismo con Israele ma sulla base di confessioni che sembrano essere state estorte sotto tortura.
La madre di Shrair ha dichiarato a HRW di aver visto suo figlio con gambe e viso lividi, piedi gonfi e sulle braccia segni di corda e sul petto segni di bruciature.
Oppure, potrebbero cercare il suo avvocato che ha riferito a HRW che durante le udienze in un tribunale militare il suo cliente mostrava segni di lividi e cicatrici e soffriva di incontinenza. Nel 2011 un plotone di esecuzione ha ucciso Shrair e la polizia di Hamas picchiò quella madre perché cercava di dargli l’ultimo addio. Se i pirati della Freedom Flottilla non riuscissero a trovare notizie su Shrair, allora potrebbero chiedere chi fosse Nihad al-Dabaki, morto nelle carceri di “chi non resta umano” nel febbraio 2009.
Un'indagine interna palestinese scoprì che al-Dabaki era morto a causa del freddo e per le pessime condizioni di salute mentre un'indagine da parte della Commissione indipendente per i diritti umani mostrò che la morte sopraggiunse a causa di "chiari segni di tortura" sul corpo di al-Dabaki.

Stessa sorte che toccò Razeq, un altro palestinese finito nel girone giudiziario di Hamas che fece dichiarare dalle autorità competenti di esser morto dopo una caduta da una sedia mentre la famiglia dichiara a HRW che il corpo Razeq aveva lividi sulla testa e sulle gambe, le costole rotte, dopo essere stato era senza un mandato.

Insomma, se l’equipaggio della Freedom Flottilla avrà tempo di leggere quel rapporto forse prenderà coraggio di chiedere anche ad Hamas di “Restare Umani”. O magari si convincerà a far salire a bordo un buon avvocato. O un forse un giudice. Infondo se Ingroia se ne è andato in Guatemala, perché De Magistris non potrebbe andarsene  a Gaza ?

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