La blogger cubana Yoani Sanchez è stata arrestata a Cuba, ma questa volta le proteste internazionali hanno costretto il governo cubano a liberarla dopo averla tenuta in una prigione per 30 ore senza cibo nè acqua.
La notizia dell'arresto ha avuto larga eco anche in Italia, riprendiamo la cronaca di Francesco Semprini dalla STAMPA di oggi, 06/10/2012, a pag.17, il commento del FOGLIO, e da ADVANCING HUMAN RIGHTS un elenco di altri bloggers, meno fortunati di Yoani Sanchez, che l'Occidente ha dimenticato nelle mani dei loro aguzzini.
Il MANIFESTO si distingue anche questa volta, non sia mai che i fratelli comunisti cubani arrestano una blogger ! il quotidiano di Rocca Cannuccia ha infatti titolato 'fermata', invece che arrestata.
Ecco gli articoli:

La Stampa-Francesco Semprini: " Cuba, arrestata la blogger Sanchez "
Era da tempo nel mirino del regime cubano e il timore da parte de l’Avana che trasformasse il processo Carromero in un manifesto anti-castrista avrebbe spinto le autorità a fermarla. La blogger e dissidente Yoani Sanchez è stata arrestata ieri a Cuba assieme al marito, il giornalista Reinaldo Escobar, nel corso di un blitz in cui sono finiti in manette altri attivisti, almeno sei secondo quanto riferito da alcuni dissidenti. La notizia è rimbalzata su Twitter e ha trovato conferma dapprima nei familiari di Yoani e successivamente nel blogger di regime «Yoandri» che ha definito la Sanchez una «blogger filo-americana» che aveva organizzato la spedizione di Bayamo per «boicottare il processo di Carromero, e trasformarlo in uno scempio mediatico da dare in pasto alla stampa straniera».
Trentasette anni, attivista in prima linea con il suo blog «Generation Y» e collaboratrice de «La Stampa», Sanchez sarebbe stata trasferita assieme al marito a l’Avana dopo aver passato alcune ore in isolamento al Commissariato di Bayamo, 700 chilometri a Est dalla capitale. Il cellulare risulta non raggiungibile mentre il suo Twitter è in silenzio da ieri. Negli ultimi «post» - che risalgono alle 21 italiane di giovedì - raccontava il suo viaggio verso la cittadina e l’arresto di Guillermo Farinas (poi rilasciato), uno dei simboli dell’opposizione al regime castrista. Descriveva come lei e i suoi compagni di viaggio fossero stati fermati ripetutamente ai posti di blocco per la necessità disinfettare l’automobile con vapori e fumo. «Ho chiesto al poliziotto se è per il dengue - riferisce la blogger su Twitter -. Non mi risponde». Poi il silenzio.
Secondo quanto riferito dalla tv di Stato Granma, Sanchez è stata arrestata mentre svolgeva l’attività di «corrispondente illegale» del quotidiano spagnolo «El País», per il quale lavora come freelance. Secondo la Commissione per i diritti umani tutto gravita intorno al caso Carromero. A quanto sembra si vuole mettere la museruola ai media locali, «solo la stampa internazionale potrà seguire il processo grazie a una tv a circuito chiuso» visibile da una sala bunker allestita appositamente accanto al tribunale. Con la scusa del processo il regime tenta di mettere a tacere la voce di una delle sue principali antagoniste. Solo una settimana fa Sánchez aveva denunciato Cuba alla InterAmerican Human Right Commission perché si è vista più volte rifiutare il visto di viaggio.
Carromero, giovane attivista spagnolo del «Partido Popular», è accusato dalle autorità castriste di omicidio colposo per l’incidente stradale in cui, lo scorso 22 luglio, sono morti i dissidenti Oswaldo Payà e Harold Cepero. Rischia sette anni. In realtà sembra che si trovasse in auto con Payà, Cepero e l’attivista svedese Jens Arons Modig, quando ha perso il controllo su un tratto di strada disconnesso ed è finito contro un albero.
Il Foglio-Editoriale " Cuba è sempre meno libre"

L’arresto, avvenuto giovedì ma reso noto solo ieri, della blogger Yoani Sánchez (che in Italia firma una rubrica su Internazionale), del marito Reinaldo Escobar, anche lui giornalista, e di almeno altri sei attivisti del dissenso cubano, dovrebbe riportare bruscamente alla realtà tutti coloro che si cullano nell’illusione di un regime ormai attestato sulla bassa intensità in tema di repressione. Il motivo dell’arresto sarebbe legato all’intenzione della Sánchez e degli altri oppositori di assistere al processo allo spagnolo Angel Francisco Carromero Barrios, rappresentante del movimento giovanile del Partito popolare, detenuto a Bayamo, nella parte est di Cuba, con l’accusa di omicidio colposo. Mentre viaggiava in automobile con i dissidenti Oswaldo Payá e Harold Cepero, lo scorso 22 luglio, Carromero Barrios ha avuto un incidente in cui i due hanno perso la vita, ma la versione dei fatti per la quale lo spagnolo è stato incarcerato, e che gli fa rischiare sette anni di galera, è contestata sia dai familiari dei due morti sia dagli ambienti del dissenso. Il blogger governativo Yoandri, funzionario della sicurezza di stato dell’Avana, sostiene che Yoani Sánchez, da lui definita “blogger filoamericana”, ha cercato di “danneggiare il processo contro Carromero, compiere una provocazione e fare uno show a beneficio della stampa”. Un altro giornalista filoregime, Yunior García Ginarte, la accusa di voler svolgere “funzioni di corrispondente illegale” (sic) del quotidiano spagnolo El País. Nulla è cambiato, insomma, da quando Reporter senza frontiere definiva Cuba “la principale prigione per giornalisti del mondo”, vera fabbrica di vessazioni ai danni degli internauti e dei giornalisti indipendenti cubani ma anche di quelli stranieri che pretendono di raccontare ciò che vedono o di dare voce alla dissidenza. Eppure, scommettiamo che anche stavolta i fan del castrismo troveranno le loro giustificazioni. Lo storico francese François Furet spiegava che il marxismo alla cubana “ha il fascino dei tropici anziché l’austerità delle interminabili pianure euroasiatiche”, e fa pensare al “paradiso latino del calore comunitario”. Sarebbe invece ora di associarlo, come merita, al buio della galera.
Advancing Human Rights, comunica notizie su bloggers imprigionati nei paesi musulmani. Si troverà un giornale che abbia voglia di seguirne la sorte ?
Eccone alcuni:
ARRESTATO UN BLOGGER EGIZIANO

Alber Saber, un cristiano egiziano nato nel 1985, è stato arrestato il 16 settembre per essersi connesso su un sito di Facebook chiamato “Atei egiziani”. Secondo masrawi.com, uno degli amici islamici di Alber ha scoperto che era amministratore online del gruppo di atei contestatori. La pagina Facebook era collegata al trailer del film considerato blasfemo “L’Innocenza dei musulmani”(ho cliccato per leggere di più ma il testo è stato cancellato dal web)
SAEED MALEKPOUR incarcerato e condannato in Iran

Saeed Malekpour è un programmatore informatico iraniano che dal 2004 ha lavorato in Canada come webdesigner freelance . Il 4 ottobre 2008, mentre era in Iran per visitare suo padre in fin di vita, agenti in abiti borghesi l’hanno arrestato spingendolo con la forza sul sedile posteriore di una berlina. Al momento della sua carcerazione non gli fu presentato alcun mandato d’arresto né altri documenti. Malekpour aveva messo a punto un programma che consentiva ai suoi utenti di scaricare foto sui loro siti web. Una persona, che non era suo cliente, aveva utilizzato questo programma senza il suo consenso, per scaricare foto su siti pornografici.Per questo Malekpour è stato arrestato, con l’ accusa di “aver minacciato la sicurezza nazionale disegnando e moderando siti web per adulti”, per “aver insultato il regime”, per “aver contattato gruppi stranieri”, “ profanato la santità dell’islam” e per“aver insultato il Leader Supremo e Presidente”. Malekpour, torturato e sottoposto ad abusi psicologici, ha trascorso un anno in cella d’isolamento; ha scritto una lettera in cui si legge:“Gran parte della mia confessione è stata estorta con la tortura, fisica e psicologica, con minacce a me e alla mia famiglia, e false promesse di rilascio immediato dopo aver dato una confessione falsa dettata da coloro che conducevano gli interrogatori”. Nel 2010 fu condannato a morte dalla Corte Rivoluzionaria, sentenza riconfermata dalla Corte Suprema iraniana nel 2011.
BLOGGER MAROCCHINO SULLA LIBERTA’ DI FEDE NEL MONDO MUSULMANO E MAROCCHINO FUGGE IN SVIZZERA

L’attivista Kacem El Ghazzali invita a discutere di libertà religiosa in Medio Oriente su “Qarib Jiddan”, un programma televisivo su Al HurraTV. E’ affiancato dal Dr. Amena Nossayr, Preside della Facoltà di Studi islamici ad Alessandria, e dal Dr. Michel Sabaa, un pensatore e editore capo della rivista Afaq, così come Kacem El Ghazzali, blogger ateo, che ha chiesto asilo in Svizzera dopo esser stato perseguitato in Marocco per le sue idee.
ATTIVISTA ONLINE IRANIANO EHSAN NOROUZI

In un’intervista con Solmaz Sharif, giornalista iraniano, l’attivista online Ehsan Norouzi ha identificato tre importanti problemi che incontrano coloro che oggi in Iran vogliono collegarsi a Internet. Per prima cosa, la cyber infrastruttura è insufficiente, molti iraniani non hanno accesso a Internet e quelli che ce l’hanno fanno affidamento su vecchie connessioni via telefono superate o fanno fatica ad accedere a certi servizi web per una scarsa larghezza di banda.
Chi ne parla in Occidente ? Pochi, pochissimi, mai i giornaloni nè le Tv, sempre pronti a gridare in difesa della libertà di stampa, ma totalmente sordi quando le negazione di questa libertà coinvolge paesi musulmani.
Yoani è stata fortunata, se il comunismo non crollava in Urss e paesi satelliti, lei starebbe in prigione a Cuba, nessuno ha dimenticato la passione che Castro & Co. hanno sempre suscitato in Occidente.
Ecco un paio di persone per bene che affrontano il problema, naturalmente in Usa. E in Italia ?
DAVID KEYES SU BLOOMBERG TV: TECNOLOGIA E INCITAMENTO
David Keyes parla alla Bloomberg TV sul ruolo che la tecnologia ha nell’incitamento alle recenti violenze in Medio Oriente e chiarisce perché ritiene che i governi dovrebbero astenersi dal censurare i contenuti in rete. Dice che le società che sostengono la libertà di parola sono spesso più rispettate di quelle che reprimono questa libertà fondamentale.
AHED ALHENDI SU NEWSWEEK/ THE DAILY BEAST
sulla Siria “Cari Arabi, se aveste osato protestare contro Bashar Assad allo stesso modo in cui protestate contro le ambasciate americane, Bashar non sarebbe stato in grado di uccidere 200 siriani al giorno”. Così si leggeva su uno striscione in Siria che faceva satira sull’assurdo ed esagerato sdegno contro il trailer de “L’innocenza dei musulmani”. Su un altro c’era scritto: ” Abbiamo un film Assad-esco che offende il Profeta (Maometto). Dura 18 minuti”
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