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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
03.10.2012 Tariq Ramadan, un moderato, ma ci cascano solo gli allocchi
Come Roberto Tottoli

Testata: Corriere della Sera
Data: 03 ottobre 2012
Pagina: 34
Autore: Roberto Tottoli
Titolo: «La primavera delle idee auspicata ma non praticata da Tariq Ramadan»

Sul CORRIERE della SERA di oggi, 03/10/2012, a pag.34, con il titolo " La primavera delle idee auspicata ma non praticata da Tariq Ramadan"  Roberto Tottoli, l'autore, dimostra come, nell'analisi  dell'islam, abbia frainteso praticamente tutto. Dall'uso della parola 'primavera', alla stima verso Tariq Ramadan, un propagandista dei Fratelli Musulmani tra i più pericolosi, perchè si presenta come 'moderato', buono per gli allocchi che ci cascano, come Tottoli dimostra in questo suo breve pezzo.
Eccolo:

Tariq Ramadan, ospite in Norvegia, il paese più antisemita d'Europa

Non è frequente leggere un'analisi spietata e lucida di un intellettuale musulmano sulle problematiche del rapporto tra mondo islamico e Occidente. Ci ha pensato l'altro ieri Tariq Ramadan, dalle colonne dell'Herald Tribune, a lanciare una provocazione e a sparigliare le carte dei conflitti più recenti. La sua è un'analisi lucida e che non si può che sottoscrivere: la dicotomia Occidente-Islam semplifica e approfondisce lo scontro mentre il potere economico e il futuro già viaggiano altrove, tra Cina e Brasile. La contrapposizione islamisti-laici del dopo-primavera araba mostra invece, in modo drammatico, i limiti di azione politica degli uni e la scarsa rappresentatività degli altri. Credere che siano solo questi gli attori in gioco è limitante e banale, e Ramadan ha ragione: c'è bisogno di una rivoluzione del pensiero che superi le scorciatoie retoriche che compattano i musulmani dietro slogan sempre uguali. Mancano insomma intellettuali che scavalchino il vittimismo diffuso e che promuovano una «primavera araba delle idee».
La voce di Tariq Ramadan ha il sapore della boccata di aria fresca, attesa da giorni, tra tante, troppe notizie di contrapposizioni, proteste e levate di scudi per un caso o per l'altro. In un clima che né la maggioranza dei musulmani né quella di chi vive in Occidente può desiderare e augurarsi. Manca però il passo in avanti che tutti ci aspetteremmo. Ramadan invoca una primavera delle idee, ma chi meglio di lui, in Occidente, può lanciare qualche idea che non siano slogan generici o mezze verità che eludono i problemi? Chi meglio di lui, da una cattedra di Oxford, potrebbe forse abbandonare il vizio della lusinga per il pubblico occidentale e il circospetto glissare quando lo stesso discorso viene fatto ai correligionari musulmani? Ha ragione Ramadan, e dobbiamo essergli grati per averlo finalmente detto: ma tocca a lui e agli altri come lui cancellare stereotipi, archiviare il vittimismo e abbandonare le facili retoriche. Ne ha bisogno l'Occidente e ne hanno soprattutto bisogno i musulmani.

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