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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera - La Stampa - La Repubblica Rassegna Stampa
28.09.2012 Bibi Netanyahu all'Onu: fermare il nucleare iraniano prima che sia troppo tardi
Cronache di Alessandra Farkas, Maurizio Molinari. Angelo Aquaro ostile

Testata:Corriere della Sera - La Stampa - La Repubblica
Autore: Alessandra Farkas - Maurizio Molinari - Angelo Aquaro
Titolo: «'Atomica iraniana in estate. Bisogna fermarli adesso' - Il disegno della Bomba. Netanyahu: fermare l'Iran - Netanyahu rimanda il blitz di un anno - Teheran pronta a colpire. Israele non può tollerare che possieda l'atomica»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 28/09/2012, a pag. 21, l'articolo di Alessandra Farkas dal titolo " «Atomica iraniana in estate. Bisogna fermarli adesso» ". Dalla STAMPA, a pag. 16, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Netanyahu rimanda il blitz di un anno ". Da REPUBBLICA, a pag. 18, l'articolo di Angelo Aquaro dal titolo " Il disegno della Bomba. Netanyahu: fermare l'Iran ", a pag. 19, la sua intervista a Robert Kagan dal titolo " Teheran pronta a colpire. Israele non può tollerare che possieda l'atomica", preceduti dal nostro commento.

A destra, Bibi Netanyahu all'Onu
Ecco i pezzi:

CORRIERE della SERA - Alessandra Farkas : " «Atomica iraniana in estate. Bisogna fermarli adesso» "


Alessandra Farkas

NEW YORK — «Bisogna imporre una linea rossa al programma iraniano di arricchimento dell'uranio perché un Iran in possesso di armi nucleari è come Al Qaeda col nucleare». In quello che è destinato a passare alla storia come uno dei suoi discorsi più drammatici ed efficaci, accolto da scroscianti applausi, ieri il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha preso la parola dal podio della 67esima Assemblea generale dell'Onu per lanciare un chiaro monito all'America e al mondo: «E' già tardi, molto tardi».
Le frenetiche consultazioni degli ultimi giorni tra Casa Bianca e Gerusalemme sembrano aver avvicinato le posizioni dei due Paesi. Anche se dietro le quinte si è detto «deluso» che nel suo discorso all'Onu Obama non abbia imposto alcun ultimatum a Teheran, Netanyahu non ha voluto mettere in difficoltà il presidente Usa alla vigilia delle elezioni di novembre. Elezioni che peraltro lo vedono in netto vantaggio tra l'elettorato ebraico, nonostante i tentativi del rivale repubblicano di ritrarlo come «un nemico di Israele». «Siamo in consultazione con gli Stati Uniti sul dossier iraniano», ha spiegato Netanyahu, «fiducioso» che «raggiungeremo presto un'intesa comune». Resta ora da vedere se Obama, finora restio a imporre scadenze a Teheran, si farà forzare la mano. La risposta potrebbe venire già oggi dalla telefonata prevista tra i due leader durante la quale, secondo indiscrezioni, Netanyahu chiederà a Obama un inasprimento delle sanzioni.
Per illustrare al mondo la gravità dell'escalation nucleare iraniana, il premier israeliano ha tirato fuori un grafico che rappresentava una bomba disegnata nello stile dei fumetti, su cui ha tracciato con un pennarello la «linea rossa» per marcare il punto «senza ritorno» nella corsa nucleare che l'Iran raggiungerà entro la prossima primavera-estate.
Mentre i nuovi leader della primavera araba — tra cui l'egiziano Morsi e lo yemenita Hadi — hanno usato il loro debutto Onu per contestare l'accorata difesa della libertà d'espressione fatta da Obama il giorno prima (il presidente pachistano Zardari ha addirittura proposto di criminalizzare gli insulti alla religione), Netanyahu ha citato Obama solo per elogiarlo («Ha varato le più forti sanzioni mai imposte al regime iraniano»).
«Tremila anni fa, Re Davide regnava sullo Stato ebraico e sulla nostra capitale eterna Gerusalemme», ha esordito Netanyahu nella sua arringa di oltre mezz'ora, contestando la tesi del presidente iraniano Ahmadinejad (assente dall'aula insieme a tutta la sua delegazione) secondo cui «Israele non ha radici in Medio Oriente». «Dopo millenni di diaspore e persecuzioni gli ebrei sono tornati a casa», ha aggiunto, «non saremo mai più sradicati».
Un'ora prima di lui il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen ha affermato di aver avviato consultazioni per ottenere dall'Assemblea generale Onu il riconoscimento dello status di Stato non membro per la Palestina: un passo indietro rispetto allo scorso anno quando chiese l'ammissione di Stato a pieno titolo.
In un discorso definito «diffamatorio» da Netanyahu, il leader palestinese ha messo in guardia contro «la politica di colonizzazione razzista di Israele», definendola «una pulizia etnica» che «sta spingendo i Territori palestinesi verso una nuova catastrofe». E ha avvertito che «esiste ancora una possibilità, forse l'ultima, di salvare la soluzione dei due Stati e la pace».

La STAMPA - Maurizio Molinari : " Netanyahu rimanda il blitz di un anno "


Maurizio Molinari

Mostrando un grafico a forma di bomba sui progressi dell’atomica iraniana il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto sapere all’Assemblea generale dell’Onu che il punto di non ritorno del programma nucleare di Teheran sarà raggiunto «all’inizio della prossima estate». E’ la prima volta che Netanyahu indica con precisione la data ultima per bloccare l’atomica iraniana «visto che le sanzioni, pur dure, della comunità internazionale, non hanno bloccato il programma».

Da qui la necessità di imporre una «linea rossa» alla Repubblica Islamica perché «le linee rosse funzionano come dimostra che il fatto che John F. Kennedy impedì alla crisi cubana di degenerare in guerra con l’Urss e l’Iran quest’anno ha rinunciato a bloccare stretto di Hormuz dopo i moniti degli Stati Uniti» ha spiegato Netanyahu, per esprimere la convinzione che «anche sul nucleare Teheran si fermerà se la linea rossa della comunità internazionale sarà sufficientemente credibile». Il premier si è così spinto a descrivere in concreto «dove tracciare il confine invalicabile per il programma nucleare» citando i più recenti rapporti dell’Agenzia atomica dell’Onu (Aiea)e illustrando alla platea di capi di Stato e di governo il grafico della bomba, disegnato sulla base di tali informazioni. «

Per arrivare all’atomica l’Iran ha bisogno dell’uranio arricchito e del meccanismo per farla esplodere ma mentre questo iniettore può essere costruito nel segreto di una stanza in una nazione grande quanto metà dell’Europa - ha spiegato il premier, soffermandosi sui dettagli tecnici - l’arricchimento dell’uranio ha bisogno di migliaia di centrifughe e grandi impianti che non possono essere facilmente nascosti». Da qui la richiesta alla comunità internazionale di imporre in tempi rapidi una «linea rossa» a Teheran per bloccare l’arricchimento dell’uranio «che ha terminato la prima fase, entro l’estate concluderà la seconda e da quel momento in poche settimane consentirà di arrivare all’uranio ad alto potenziale necessario a realizzare un ordigno» che «non minaccia solo Israele ma anche l’Europa, gli Stati Uniti e il mondo intero perché è come se fosse nella mani dei terroristi di Al Qaeda».

Durante l’intervento dal podio del Palazzo di Vetro, in più occasioni Netanyahu ha definito gli impianti con le centrifughe «visibili» lasciando intendere che potrebbero essere gli obiettivi dell’attacco militare israeliano se il punto di non ritorno sarà sorpassato. Il tentativo di Gerusalemme è di far condividere la necessità della «linea rossa» alla stessa, ampia, coalizione internazionale che sta applicando le sanzioni. Per questo Netanyahu ringrazia i Paesi che ne sono partecipi e in particolare il presidente Usa Barack Obama «che ha escluso la possibilità di contenere l’Iran come avvenne con l’Urss».

Netanyahu si è rivolto anche all’Autorità nazionale palestinese (Anp) auspicando «una pace duratura negoziata fra noi e non all’Onu che porti al riconoscimento reciproco fra uno Stato palestinese smilitarizzato e lo Stato ebraico di Israele».

Pochi minuti prima, dallo stesso podio, era stato il presidente dell’Anp, Mahmud Abbas, ad accusare Israele di «uccidere le speranze di pace con la colonizzazione razzista e gli insediamenti». Abbas ha però fatto un passo indietro rispetto allo scorso anno, annunciando l’intenzione di chiedere all’Assemblea Generale dell’Onu il riconoscimento della Palestina come «Stato non membro» congelando al momento la domanda di una piena adesione.

La REPUBBLICA - Angelo Aquaro : " Il disegno della Bomba. Netanyahu: fermare l'Iran"


Angelo Aquaro

L'articolo è sostanzialmente corretto, nel senso che riporta le dichiarazioni di Netanyahu e di Abu Mazen all'Onu, ma è evidente l'antipatia di Aquaro per il premier israeliano. E' evidente che Aquaro non condivide le preoccupazioni israeliane sul nucleare iraniano.
Ecco il pezzo:

Il premier israeliano: "Contro Teheran bisogna tracciare una chiara linea rossa" dice, gli ayatollah potrebbero «essere in grado di dotarsi dell'atomica entro la prossima estate o primavera, entro un anno, forse anche meno, forse anche qualche mese». E se il Presidente si ostina a non capirlo ecco qui un bel grafichetto. «Ho portato un diagramma» dice, mostrando proprio un disegno della bomba, come quelli che si vedono nei fumetti, con il nucleo diviso in tre spicchi. Il primo mostra la prima fase e copre due terzi della bomba disegnata: «E questa è la parte che hanno già completato». Il secondo spicchio mostra la seconda fase, quella che porta al 90 per cento di atomica: «Sono entrati già in questa». La terza fase è lo spicchio finale, quello prima dello scoppio. Ed è qui che in diretta, nell'assemblea generale dell'Onu, Netanyahu traccia letteralmente con un pennarello la sua linea rossa: dobbiamo fermarli prima che entrino qui. Non è un colpo di teatro: è l'ultimo tentativo di convincere il mondo, e soprattutto l'amico americano, che l'Iran si deve fermare «prima che riesca ad arricchire l'uranio». Netanyahu ringrazia Obama per aver detto due giorni fa, proprio qui, che gli Usa non tollereranno mai un Iran atomico. Ma chiede appunto «una chiara linea rossa»: come quella, riconosce, tracciata dagli Usa inviando la flotta nel Golfo dopo le minacce degli ayatollah di bloccare lo stretto di Ormuz. Il leader israeliano non può rompere con Obama ora che sembra fra l'altro destinato a restare altri quattro anni a Washington: e il tono del discorso è sembrato molto più conciliante rispetto alle asprezze degli ultimi tempi. Perfino le polemiche sul mancato incontro a due— Barack, per gli impegni elettorali, non si è concesso nessun bilaterale — sono state superate da una lunga telefonata. Ma non basta: «La questione non è quando l'Iran potrà ottenere la bomba: è a che stadio saremo in grado di fermarlo». E già troppo tardi, insiste Bigi. E denuncia apertamente chi continua a dire che permettere un Iran dotato di atomica sia, alla fine, il miglior deterrente contro il suo uso. Sbaglia, dice, chi riporta l'esempio della Russia sovietica. Tra ideologia e sopravvivenza, ricorda, i russi scelsero sempre la seconda. L'Iran già adesso sfoma centinaia di kamikaze: permettere agli ayatollah che si dotino dell'atomica sarebbe come permetterlo ad Al Qaeda, agli islamisti che vivono ancora nel medioevo ideologico mentre Israele e il resto del mondo rappresentano la modernità. E in quale era dell'umanità Netanyahu incasella invece la Palestina? Il presidente del- l'Anp, Mohammed Habbas, ha detto pochi minuti prima che proprio Israele sta spingendo la sua gente «verso la catastrofe», lo ha accusato di «razzismo», ha denuncia le violenze nei Territori e in Gerusalemme Est. «Non c'è altra patria per noi chela Palestina» ha detto tra gli applausi «e non c'è altra terra per noi che la Palestina». E ha rilanciato il cosiddetto piano B alla dichiara zione di statalità, la richieste all'Onu — ipotizzata già le scorso anno — di riconoscerlo come «Stato non membro». Netanyahu raccoglie a metà. Ricorda che il futuro è in «uno Stato palestinese demilitarizzato ch eaccetti uno e un solo Stato ebraico d'Israele». E mette in guardia: «Non risolveremo i nostri problemi con discorsi calunniosi e dichiarazioni unilaterali sulla stata-lità». Però lo sa benissimo che i problemi di Israele, oggi, sono altri. E che prima dei confini con la Palestina c'è ben altra linea rossa da tracciare.

La REPUBBLICA - Angelo Aquaro : " Teheran pronta a colpire. Israele non può tollerare che possieda l'atomica"


Robert Kagan

Ha ragione Robert Kagan a definire 'farsa' la teoria secondo la quale il miglior deterrente per un  Iran nucleare sarebbe proprio il nucleare iraniano stesso. Permettere a tutti i Paesi del Medio Oriente di dotarsi di ordigni nucleari dovrebbe rendere più sicura la zona?
L'approccio della Guerra Fredda andò a buon fine per l'Occidente, è vero, ma solo perché il presidente degli Usa era Ronald Reagan e non Barack Obama.
Ecco l'intervista:

NEW YORK—Professor Robert Kagan, Netanyahu lancia l'allarme: non si può tollerare l'Iran atomico come tollerammo la bomba russa. È una tesi invece che sostiene perfino Foreign Affairs.
«Ma qui siamo alla farsa. Kenneth Waltz, l'autore dell'articolo, fa parte dei cosiddetti realisti e ha sempre sostenuto che il miglior mezzo per mantenere la pace è che ogni nazione abbia la sua bomba. Ma è sciocco solo discuterne: davvero vorreste vivere in un mondo in cui l'Arabia Saudita, la Turchia, gli Emirati Arabi, il Kuwait, l'Iraq abbiamo tutti la loro bella bomba? Andiamo...»
Ma davvero solo una linea rossa ci può salvare dalla guerra?
«Siamo tutti preoccupati dal fatto chele sanzioni sempre più stringenti possano spingere l'Iran a colpire: per questo gli Usa hanno spedito i dragamine nel Golfo. Io ho sempre pensato che un'azione militare possa essere cominciata non dagli Usa o da Israele: ma proprio dall'Iran».

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